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Epatite acuta pediatrica, esperti ipotizzano origine virale ed escludono legami con vaccino anti-Covid

L’infettivologo Massimo Galli e il virologo Fabrizio Pregliasco hanno detto la loro sulla misteriosa malattia che colpisce i bambini e che sta spaventando anche l’Italia.

Tra gli esperti si fa strada l’ipotesi dell’origine virale per i casi di epatite acuta pediatrica registrati negli ultimi giorni in numerosi Paesi, Italia compresa. Una possibilità non esclusa da Massimo Galli, infettivologo e già presidente Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali), che ha spiegato all’Ansa come questa misteriosa patologia continuerà a colpire i bambini nel prossimo futuro e come la sua causa possa essere “un virus che finora non abbiamo inquadrato”. Per poi aggiungere: “Trattandosi di bambini, se vi dovesse essere una trasmissione virale, penserei a una di tipo orofecale, mentre sono da escludere legami con il Covid e con il vaccino.

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L’impressione, dunque, è che si possa trattare di una malattia connessa a un nuovo virus. “Per diversi anni – ha detto Galli –, quando avevamo solo possibilità di identificare epatiti A e B, il resto lo chiamavamo ‘non A’ e ‘non B’. Ora conosciamo bene il virus E, C e D. Non si può escludere, ma è davvero molto improbabile, che sia implicato il nuovo coronavirus: in alcuni bambini è stato rilevato, ma in molti altri non sono risultati esserci evidenze di positività attuale al Sars-Cov-2, e non è emersa una conferma sierologica dell’infezione avvenuta in precedenza. Molto improbabile anche che sia un effetto collaterale da vaccino anti-Covid, perché molti dei colpiti sono sotto i cinque anni, e in questa fascia di età non sono vaccinati. È poco probabile che siano epatiti tossiche, perché queste sono in genere iper-acute e la correlazione con cibo ingerito o con farmaco assunto è più facile da individuare. I sintomi sono insorgenza di nausea e vomito, urine scure, sclere gialle e febbre, ma non bisogna dichiarare allarme al primo malessere, anche perché sono comunque forme molto rare”.

Di parere analogo è Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, intervistato da AdnKronos Salute: “Concordo con l’ipotesi che, complice l’isolamento sociale imposto dalle restrizioni adottate per il contenimento della pandemia, possa esserci stato un abbassamento delle difese, con una quota maggiore di infezioni da adenovirus che prima risultavano più diluite. Un po’ come è successo lo scorso novembre con l’epidemia di virus respiratorio sinciziale nei più piccoli. È possibile che abbia un ruolo il virus Sars-CoV-2 come coinfezione o infezione precedente, ma escludo collegamenti col vaccino”

.

A chiamare in causa l’isolamento sociale è stato un articolo pubblicato su Eurosurveillancè, rimbalzato sui media inglesi. “Un’eziologia infettiva è considerata più probabile, date le caratteristiche epidemiologiche e cliniche delle forme osservate – spiegano gli autori -. Al momento della pubblicazione le principali ipotesi si concentrano sull’adenovirus o su una nuova variante di questo patogeno, con una sindrome clinica distinta da quelle tradizionalmente note, o su una variante che circola regolarmente e che ha un impatto più grave sui bambini più piccoli immunologicamente naïv”, considerando che l’infezione da adenovirus come causa di epatite grave è rara nei bambini immunocompetenti”.

E ancora: “Quest’ultimo scenario potrebbe essere il risultato di una ristretta mescolanzà sociale durante la pandemia di Covid-19. Poi ci sono altre cause infettive, ancora in fase di studio, che includono l’aumento della gravità della malattia in seguito all’infezione da Omicron 2, o l’infezione da una variante di Sars-CoV-2 non ancora caratterizzata”. I firmatari precisano infine che “nessuno dei bambini colpiti dalle nuove epatiti fino era stato vaccinato contro Covid-19”. E concludono: “Neanche un virus nuovo o non ancora rilevato può essere escluso per ora”.

Redazione Nurse Times

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