Emilia Romagna, il Codacons vuole vederci chiaro sui rapporti tra medici e industria del farmaco

Pubblicata la lista di camici bianchi e fondazioni/università/istituti che hanno ricevuto finanziamenti. C’è anche l’Iss.

Il Codacons ha inviato una diffida agli Ordini dei medici di Bologna, Piacenza, Ferrara, Forlì, Modena, Parma, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini. Una diffida “volta a garantire la trasparenza in favore dei cittadini e rendere noti i rapporti tra i camici bianchi operanti in Emilia Romagna e le aziende farmaceutiche”. Inoltre ha pubblicato sul proprio sito internet la lista dei medici e delle fondazioni/università/istituti della regione che hanno ricevuto soldi dalle multinazionali dei farmaci. A sorpresa, nella lista (scaricabile dopo essersi iscritti all’associazione) compare anche l’Istituto superiore di sanità.

“Da oggi – spiega l’associazione – tutti i cittadini residenti in Emilia Romagna possono verificare se il proprio medico curante ha ricevuto finanziamenti dalle aziende produttrici di farmaci, grazie all’elenco pubblicato sul sito www.codacons.it, contenente tutti i nomi dei medici ‘finanziati’. Finanziamenti che, pur essendo forse pienamente legittimi, devono essere chiaramente dichiarati, comprensivi delle loro finalità, in modo da garantire piena trasparenza agli utenti. In tal senso abbiamo deciso di diffidare gli Ordini dei medici provinciali, affinché dispongano in capo ai camici bianchi della regione l’obbligo di indicare all’interno dei propri studi tutti i rapporti con le aziende farmaceutiche, esponendo appositi cartelli volti a informare i pazienti circa i legami con le multinazionali dei farmaci. E chiederemo alla Guardia di Finanza di verificare se tali entrate siano state regolarmente dichiarate ai fini fiscali. Ciò nel rispetto del codice etico dei professionisti e allo scopo di garantire piena trasparenza ai cittadini, i quali, quando si rivolgono a un medico e ricevono ricette per l’acquisto di farmaci, devono poter conoscere i rapporti esistenti tra lo stesso professionista e le aziende che producono i medicinali da lui prescritti”.

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Quanto alla presenza dell’Iss nella lista, poi: “Tra università, fondazioni e aziende ospedaliere stupisce, in particolare, leggere il nome dell’Istituto superiore di sanità (125.660,00 nel 2016, 93.940,00 euro nel 2017 per “servizi e consulenze”). Appare quantomeno inopportuno, infatti, che l’organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale rientri nella lista, e sarebbe davvero il caso di spiegare le ragioni di questi trasferimenti – diffondendone i dettagli –, così da accrescere la trasparenza e la conoscenza sul punto. Il che, è ovvio, non potrebbe che contribuire alla credibilità complessiva del Sistema sanitario nazionale.

Redazione Nurse Times

 

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