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Elly Schlein e la sanità: le proposte della neo-segretaria Pd

Il primo segretario donna del Partito Democratico, vincitrice delle primarie contro Stefano Bonaccini, sostiene di puntare al rilancio del Ssn. Vediamo come.

Nella sua campagna per le primarie la neo-segretaria del Pd, Elly Schlein, ha insistito molto sulla sanità, a suo dire “sottofinanziata” e vittima di un progressivo squilibrio tra pubblico e privato, e tra Stato e Regioni. Schlein ritiene che sia necessario sostenere maggiormente il Sistema sanitario nazionale, in termini di personale e risorse economiche, con un ruolo più forte da parte dello Stato, evitando che ci siano “cittadini di serie A e di serie B”. E auspica “una sanità sempre più territoriale e domiciliare”. Vediamo, nel dettaglio, cosa proponeva con la sua mozione congressuale “Parte da Noi”.

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Sanità pubblica e universalistica – “Un nuovo contratto sociale vuol dire lottare per un grande investimento nella sanità pubblica universalistica, difenderla dagli attacchi di chi la vuole tagliare e privatizzare. Il Servizio sanitario nazionale è stato un presidio fondamentale nella pandemia, ma oggi è a rischio. Deficit strutturali e gestionali. Risorse finanziarie insufficienti. Carenza di medici e personale infermieristico. Oggi, in Italia, milioni di persone devono fare i conti ogni giorno con liste di attesa infinite. Hanno difficoltà enormi ad accedere ai medici di famiglia e ai pediatri. Per curarsi, spesso sono costrette ad andare in un’altra regione o a rivolgersi alla sanità privata, se possono permetterselo. Non è giustizia dover aspettare 200 giorni per una mammografia”.

Per una sanità di prossimità – “L’esperienza drammatica della pandemia dovrebbe aver insegnato che non basta la sanità degli ospedali nelle città, ma serve una sanità di prossimità, sempre più territoriale, domiciliare. Una visione nuova che avvicini la risposta a dove le persone esprimono il bisogno di cura. Se il diritto alla salute dipende troppo da quanto dista la propria casa dall’ospedale di un centro urbano, lo si percepirà come un diritto a metà. Grazie agli investimenti del Pnrr si potrà rendere capillare la presenza di case della comunità, ma servono risorse e formazione per assicurare che al loro interno operatrici e operatori sanitari, sociali, medici di medicina generale e pediatri, psicologi e saperi del terzo settore possano lavorare in sinergia, come equipe multidiscilpinari in grado di assicurare una presa in carico più piena dei bisogni delle persone”.

Stop al tetto di spesa per il personale – “Dobbiamo investire di più sul settore pubblico, allineando gli stanziamenti per il fondo sanitario nazionale con la media europea, per ammodernare gli ospedali, potenziare l’offerta diagnostica e valorizzare i professionisti della sanità, superando i tetti alla spesa del personale. Aumentare i posti di specializzazione e l’offerta didattica delle facoltà di medicina. Investire sull’assistenza domiciliare integrata per le persone anziane e non autosufficienti, sui presidi sociosanitari territoriali per la salute mentale e le tossicodipendenze”.

Salute mentale – “Sulla salute mentale occorre un salto di qualità in termini di risorse, di presenza di personale e di formazione, perché negli anni della pandemia i fenomeni di disagio sono aumentati, anche tra le fasce più giovani, a cui va dedicato più supporto psicologico, a partire dalle scuole. E’ necessario puntare molto di più sulla prevenzione per evitare sofferenze e anche maggiori costi”.

Revisione degli accordi TRIPs sulla proprietà intellettuale – “Si deve lavorare in sede europea perché i farmaci e le terapie per contrastare i virus, affrontare le malattie rare, utilizzare le nuove conoscenze in campo genetico siano non solo ricercati, ma sviluppati da un’infrastruttura pubblica ispirata a criteri di open science e governata da obiettivi di utilità sociale. Dobbiamo batterci per la revisione degli accordi TRIPs sulla proprietà intellettuale, per accrescere l’accesso e la condivisione della conoscenza, per tracciare il confine tra il giusto profitto e le rendite ingiustificate, correggendo gli accordi sbilanciati e trovando un nuovo equilibrio fra i diritti di proprietà intellettuale e l’interesse generale della conoscenza come bene comune, specie se in gioco c’è la sopravvivenza, come per i vaccini e i farmaci salvavita”.

Redazione Nurse Times

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