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Donna morì per le complicanze del Covid: due medici condannati per omissione di atti d’ufficio

Con verdetto pronunciato al termine del rito abbreviato il gup di Trani, Anna Lucia Altamura, ha condannato a un anno di reclusione per omissione di atti d’ufficio la 54enne Rita Capraro e il 60enne Paolo Saracino. Si tratta dei due medici – rispettivamente quello di turno al Pronto soccorso dell’ospedale di Trani (foto) e il suo collega della guardia medica – finiti sotto accusa nell’inchiesta sulla morte di Antonia Abbatangelo, 41enne tranese deceduta il 19 novembre del 2020 all’ospedale Dimiccoli di Barletta, dove era rimasta ricoverata per sei giorni in seguito alle complicanze del Covid.

I due medici sono stati invece assolti dall’accusa di omicidio colposo “per non aver commesso il fatto”, in linea con le richieste del pubblico ministero, che ne aveva chiesto il proscioglimento. Disposto, inoltre, il risarcimento nei confronti dei famigliari della donna, che si erano costituiti parti civili.

La signora Abbatangelo, madre di un bimbo di appena un anno, soffriva di obesità. Il 12 novembre del 2020, a causa dell’indisponibilità del servizio di 118, fu accompagnata al punto di primo intervento di Trani, dove giunse in condizioni critiche. Lì il medico di turno, senza nemmeno visitarla, le avrebbe detto di rivolgersi alla guardia medica, che a sua volta le avrebbe indicato di tornare al Pronto soccorso. A quel punto la 41enne fece rientro a casa, priva di diagnosi e senza che nessuno l’avesse sottoposta a un tampone di verifica.

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Dagli atti risulta che le condizioni della donna erano già critiche, visti gli evidenti segni di cianosi
. Il giorno dopo, quindi, la signora Abbatangelo si recò con un proprio mezzo all’ospedale di Barletta, dove le fu diagnosticata la positività al Covid e dove fu sottoposta ai primi interventi, per poi essere intubata fino al 19 novembre, giorno del decesso per “sindrome da distress respiratorio acuto causata da Covid-19 su paziente con obesità di terzo grado con conseguente scompenso cardiaco irreversibile”.

Secondo gli inquirenti, i due medici avrebbero “rifiutato indebitamente” la presa in carico della paziente. Un rimpallo di resonsabilità che causò un grave ritardo nelle cure da somministrare alla paziente. A entrambi è stata inoltre contestata la violazione del protocollo operativo del 2020, redatto dal Sistema emergenza-urgenza sanitaria 118 della province di Bari e Bat, in base al quale la cianosi doveva essere classificata come codice rosso.

Redazione Nurse Times

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