DEMANSIONAMENTO: capirlo e conoscerlo equivale a non potersi sottrarre dal combatterlo

Grande rumore sui social ha fatto la notizia del collega di Monza redarguito ed esposto dalla sua azienda al pubblico ludibrio per non aver ripulito di sana pianta un paziente che aveva avuto durante la notte un piccolo rigurgito.

Grande rumore sui social ha fatto la notizia del collega di Monza redarguito ed esposto dalla sua azienda al pubblico ludibrio per non aver ripulito di sana pianta un paziente che aveva avuto durante la notte un piccolo rigurgito

Non voglio soffermarmi sullo specifico della questione, emblematica di come le nostre aziende ci considerano, ma invece voglio dire qualcosa sulla ridda di posizioni, spesso fuori anche dalla decenza espresse da più parti e solleticando le corde di una dignità professionale fin troppo vilipesa.

La questione centrale resta in questa vicenda, come nei commenti e nelle prese di posizione, quella del demansionamento.

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Inutile dire che non parliamo certamente di un episodio isolato, di una situazione contingente di “emergenza”, cui nessun infermiere anche il più strenuo oppositore del demansionamento si sottrae.

Quello che l’episodio in oggetto ha svelato è l’uso sistematico e metodico degli infermieri al posto ed in aggiunta del personale di supporto che troppo spesso in ogni luogo della sanità Italica manca o è fortemente carente, costringendo di fatto gli infermieri a tralasciare e/o aggiungere ai propri compiti, al loro mandato professionale anche le mansioni domestico alberghiere, attribuibili proprio al personale di supporto, togliendo in questo modo tempo di cura, attenzione alle cose importanti e che sopratutto, considerando anche la cronica carenza di infermieri, rischia di esporre i pazienti ad una più elevata possibilità di errore e di mancate cure.

Se è vero che le ricerche ci suggeriscono che un carico maggiore di 6 pazienti per infermiere genera un rischio maggiore di eventi avversi e di morte e se nel nostro paese siamo vicino al raddoppio di questo carico è facile dedurre anche per il più sprovveduto come caricare ulteriormente di compiti infermieri già abbondantemente sopra questa media non può che aggravare la situazione

Questa è la sostanza del problema che unita, a questo punto ad una inaccettabile sfruttamento sistematico ed organizzato dei professionisti infermieri, rende la cosa un mix inaccettabile di rischi ed inumana costrizione della nostra dignità di professionisti e di persone.

Al di la dei torti e delle ragioni degli uni e degli altri quello che mi ha stupito,ma forse neanche più di tanto, sono stati i toni molto accesi del dibattito, oserei dire quasi da guerra di religioni.

Per questo sento l’esigenza di metter in campo il mio pensiero sperando che possa servire a stemperare i toni ed a portare ad una conclusione il più possibile condivisa in questa battaglia acre e violenta che proprio non ci meritiamo.

Parlare della piaga del demansionamento significa parlare della sanità in generale perché è un problema che non riguarda solamente gli infermieri, ma l’intero sistema sanitario ed in particolare i fruitori ultimi di questo cioè i pazienti.

Infatti non si capisce in che modo ogni attore parli di mettere al centro il paziente, di presa in carico, di qualità dell’assistenza e di dignità dello stesso se poi nei fatti, nella quotidianità questi stessi principi vengono calpestati e sacrificati su un altare economico che nulla a che fare con questo tipo di qualità. Economico si certo perchè l’origine di questo cancro che ammorba la nostra professione è lì nel Dio denaro in una concezione che le varie aziende hanno semplicistico di risparmio e di obiettivi economici che con l’economia gestionale nulla hanno a che fare.

Partendo da questo dobbiamo capire che il problema demansionamento degli infermieri e guarda caso esclusivamente degli infermieri altro non è che una forma becera di sfruttamento e di vessazione di noi tutti, ma anche degli utenti cui viene negato in questo modo il diritto ad una assistenza di qualità.

Sfruttamento perchè ci impone di fare oltre il nostro anche il lavoro delle figure di supporto che non vengono in questo modo assunte, tra l’altro aggravando anche la situazione occupazionale di tutti gli Italiani perchè quei posti che non vengono in questo modo coperti sono posti di buona occupazione.

Sfruttando in questo modo i professionisti le aziende compiono due operazioni in una, fanno fare agli infermieri il ruolo di due figure e dall’altro li mantengono schiacciati verso il basso da un punto di vista contrattuale, come potrebbero gli stessi pretendere stipendi adeguati ad un ruolo e a delle competenze che di fatto non esplicano perchè usati costantemente e scientificamente per fare tutt’altro  sicuramente molto meno intellettuale e consono a dei professionisti?

Poi tanto alla fine se accade un evento avverso o si crea un problema per l’azienda la responsabilità sarà sempre degli stessi infermieri perchè ormai con l’evoluzione legislativa che abbiamo avuto siamo sempre e comunque responsabili così le aziende se ne lavano le mani e questa è sicuramente una ulteriore forma di sfruttamento.

Detto e premesso ciò vediamo la cosa dal punto di vista dei nostri pazienti mettendoci nella posizione di advocacy che ci compete come professionisti. Se è vero come è vero che i nostri utenti non possono e non devono  pagare il conto di una sanità male organizzata che fa della qualità dell’assistenza una bandiera effimera sacrificata e sacrificabile sull’altare del Dio profitto ed hanno quindi tutto il diritto di vivere la malattia con umanità e con asssitenza di qualità anche diciamo così sotto il profilo domestico alberghiero

Però è  altrettanto veroche hanno  anche diritto ad assistenza infermieristica di qualità di tempo di cura e di attenzione sotto tanti altri aspetti della loro esperienza di malattia che sono quelli che devono essere il focus della nostra assistenza e del nostro ruolo di infermieri,oltre ad essere nostra responsabilità specifica professionale.

A questo punto mi chiedo a cosa è servito formare gli infermieri in università, renderli professionisti intellettuali ed autonomi, sciacquarsi la bocca per decenni sul concetto di professionista, di presa in carico, di dignità e di appropriatezza delle cure, se poi si utilizzano gli infermieri al posto del personale di supporto e per sopperire sistematicamente a tutte le carenze delle colpevoli fino al midollo aziende sanitarie?

Ed allora non sarà il caso di stabilire una volta per tutte, proprio per garantire quella dignità e quella sicurezza che spetta di diritto ad ogni cittadino, infermieri compresi, che si approccia al SSN, che finalmente gli infermieri facciano il loro lavoro e lo facciano bene come si deve senza essere costretti a trascurare il loro per fare quello degli altri che colpevolmente non ci sono.

Nessun Sistema sanitario in nessuna parte del mondo può fare a meno di bravi e motivati infermieri, non si capisce perchè solo nel nostro strampalato paese questo patrimonio debba essere depauperato ed umiliato a scapito poi in definitiva dei professionisti stessi, ma cosa ancora più importante della qualità delle cure che il nostro sistema eroga ai cittadini creando un circolo vizioso di non qualità, mascherando il tutto dietro un effimero risparmio economico, perchè l’unico vero risparmio è e resta sempre la qualità che in questo modo manca totalmente.

Ed allora a chi spetta sovvertire questo ordine di cose, rompere questo circolo vizioso? Chi altro se noi stessi possiamo farlo? Ed infine per cosa in definitiva, se non proprio per garantire quella dovuta umanità alle cure, dei nostri pazienti dobbiamo farlo?

Ed allora cari colleghi sia che apparteniate ad uno schieramento che all’altro se veramente abbiamo a cuore il benessere dei nostri pazienti, la nostra professione e la qualità delle cure che eroghiamo dobbiamo riprenderci il nostro spazio spezzare le catene di uno schiavismo dilagante dobbiamo mettere al centro della questione il paziente ed il nostro mandato professionale e rifiutare questo ricatto infame.

Un ricatto tanto più infame quanto  si serve dei nostri utenti ed oltre a servirsene spudoratamente gli nega quello che è un diritto di rango costituzionale il diritto alla salute e nello stesso tempo nega a noi stessi un altro diritto di rango costituzionale quello della dignità come persone e come lavoratori conoscere il problema quindi equivale a non poter esimerci dal combatterlo

Perciò avanzo infine una proposta che credo ci servirebbe a capire fino in fondo la gravità del fenomeno ed è quella di al pari di come si è istituito un osservatorio nazionale sulle aggressioni al personale sanitario si istituisca un osservatorio nazionale sul problema del demansionamento degli infermieri considerando in definitiva anche questo una forma di violenza ai danni dei professionisti,ma peggio ancora degli stessi utenti.

 

Angelo De Angelis

 

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Angelo De Angelis

Diploma di INFERMIERE PROFESSIONALE presso Centro idattico Polivalente Pio Istituto ed Osperali Riuniti ROMA nel 1980 Dal luglio 1980 INFERMIERE presso ospedale S.Giovanni Roma strumentista in C.O. chirurgia generale, infermiere in pronto soccorso chirurgico,medico e successivamente cardiologio Dal 1990 infermiere in ambulanza B.L.S A.L.S CENTRALE OPERATIVA DAL 2008 INFERMIERE presso CENTRO DI ASSISTENZA DOMICILARE ASL RM1 accoglienza e supporto agli utenti e famigliari coordinamento e consulenza agli infermieri nel territorio Nel 2013 LAUREA MAGISTRALE IN SCIENZE INFERMIERISTICHE ED OSTERICHE presso università SAPIENZA DI ROMA

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