Il Canada ha dato il via libera al vaccino anti-Covid sviluppato da Pfizer e BioNTech sul territorio nazionale. “Grazie ai progressi della scienza e della tecnologia e a un livello di cooperazione globale senza precedenti, oggi il Canada ha raggiunto una tappa fondamentale nella lotta contro il Covid-19, con l’autorizzazione del primo vaccino”. Inizia così il realativo comunicato, pubblicato sul sito del Governo.
E così il Canada diventa il secondo Paese al mondo, dopo il Regno Unito (dove è però sorto qualche problema, legato alle reazioni allergiche), a raggiungere questo obiettivo. Al Paese nordamericano saranno forniti almeno 20 milioni di dosi nell’arco del 2021.
“Health Canada ha ricevuto la richiesta di Pfizer il 9 ottobre 2020 e dopo un’analisi approfondita e indipendente delle prove ha stabilito che il vaccino Pfizer-BioNTech soddisfi i rigorosi requisiti di sicurezza, efficacia e qualità richiesti”, si legge ancora nel comunicato. A conferma dei propri controlli, le autorità sanitarie locali hanno pubblicato una serie di documenti relativi a questa decisione, incluso un riepilogo delle prove che sono state eseguite per supportare l’autorizzazione del vaccino.
Nel comunicato, inoltre, le autorità sanitarie sottolineano che “i canadesi possono essere certi che il processo di revisione è stato rigoroso” e che Health Canada e Public Health Agency of Canada monitoreranno attentamente la sicurezza del vaccino quando il vaccino sarà immesso sul mercato, senza esitare ad agire “qualora vengano identificati problemi di sicurezza”. Tra l’altro, “i termini e le condizioni dell’autorizzazione del vaccino Pfizer-BioNTech richiedono che il produttore stesso continui a fornire informazioni a Health Canada sulla sicurezza, sull’efficacia e sulla qualità del vaccino per garantire che i benefici dello stesso continuino a essere dimostrati”.
Nel comunicato, le autorità sanitarie spiegano poi che l’indicazione iniziale del vaccino è per l’uso in persone di età pari o superiore a 16 anni: “Pfizer-BioNTech stanno conducendo ulteriori studi clinici su bambini di tutte le età e l’indicazione potrebbe essere rivista in futuro per includerli, se i dati di questi studi lo consentiranno”.
Redazione Nurse Times
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