Infermieri

Cicia (Fnopi): “Fondo sanitario sufficiente, ma ci preoccupano pensioni e contratto”

“Il Fondo sanitario nazionale sarà 3 di miliardi per il 2024, 4 miliardi per il 2025 e 4,2 dal 2026, cioè 700 milioni in più di quanto previsto nella manovra 2023 per quest’anno e altri 600 in più rispetto alle previsioni 2025. Il finanziamento del Fondo cresce del 4% nel 2024, a testimonianza della strategicità della spesa”. Così Cosimo Cicia, presidente Opi Salerno e vicepresidente nazionale Fnopi.

“La gran parte dell’incremento delle risorse – prosegue Cicia – è giustificata da: rinnovo del Contratto 2022-2024, prestazioni aggiuntive di medici e infermieri, nuove modalità di distribuzione dei medicinali, abbattimento delle liste attesa, tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie dai privati, finanziamento per l’aggiornamento dei Lea, potenziamento del Ssn e dell’assistenza territoriale, cure palliative e terapia dolore, finanziamento all’Istituto Nazionale Promozione Salute popolazioni migranti e contrasto alle malattie per la povertà”.

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Tra le criticità riguardanti il personale sanitario, soprattutto gli infermieri, Cicia indica il trattamento pensionistico: “Qualche preoccupazione arriva dalle nuove norme sulle pensioni, rispetto alle quali sono state programmate giornate di sciopero da medici e infermieri. Con i correttivi del Governo il taglio è rimodulato, escludendo le pensioni di vecchiaia e chi viene collocato a riposo d’ufficio per limiti di età a 65 anni. Quindi i dipendenti pubblici interessati continueranno ad avere l’assegno previdenziale calcolato con le precedenti aliquote”.

E ancora: “Per non avere penalizzazioni è previsto in molti casi un aumento degli anni di permanenza al lavoro, almeno fino a 65 anni, che nel caso degli infermieri, che svolgono un lavoro usurante, nonostante la legge ancora non lo riconosca in pieno, significa invecchiare ulteriormente le dotazioni organiche delle aziende, avere in servizio più personale con esoneri, assistere a un aumento del fenomeno della salvaguardia della propria salute, con conseguente scadimento della qualità di assistenza, allontanare i giovani dalla professione, perché su di loro graveranno i maggiori carichi di lavoro”.

Sempre Cicia: “Gli infermieri penalizzati dalla misura sono quelli che hanno iniziato a lavorare prima del 1996, quando non erano disponibili gli attuali presidi individuali di sicurezza. Eppure questa platea di infermieri è proprio quella che ha assistito i cittadini durante la pandemia da Covid-19. con tutti i rischi collegati e con turni massacranti, senza mai nemmeno sperimentare il lockdown o lo smartworking”.

Capitolo trattamento economico: “E’ stata prevista la possibilità di incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive fino a fine 2026, con l’obiettivo di fronteggiare la carenza di personale sanitario, ridurre le liste di attesa e il ricorso alle esternalizzazioni. Per gli infermieri l’aumento della tariffa può arrivare fino a 60 euro lordi, ma il problema in questo caso è che alla carenza di personale e agli altri target indicati si fa fronte con un aumento del lavoro extra. E già attualmente l’assistenza nei luoghi di ricovero è garantita soprattutto grazie a una mole notevole di ore di straordinario degli infermieri”.

Per quabnto riguarda il nuovo contratto: “Sono previsti ben 2,4 miliardi. Aspettiamo di capire come saranno distribuiti. Gli aumenti previsti sono del 6% circa rispetto al Contratto precedente, e questo in base all’indice dei prezzi al consumo, che però non rispecchia più la perdita del potere di acquisto. La nostra preoccupazione riguarda il pericolo che l’incremento del Fondo sanitario rischi di rivelarsi insufficiente per l’ordinario funzionamento della sanità pubblica”.

Cicia indica la rotta da seguire per dare risposte concrete ai lavoratori, infermieri in primis: “Per invertire la rotta è necessario e non più rinviabile il finanziamento delle lauree magistrali abilitanti a indirizzo clinico. Ciò per avere infermieri specialisti in grado di gestire la filiera assistenziale, composta da più professionisti con livelli di competenze diversificate, così da rispondere ai bisogni sempre più complessi della popolazione”.

Conclude Cicia: “Serve il finanziamento dei docenti infermieri, necessari a garantire la qualità formativa e dell’assistenza che devono rientrare sotto il governo del ministero dell’Università e non più sotto quello delle aziende. Serve la revisione dei criteri di accesso ai corsi di laurea triennali, con test di ammissione separato con nuove modalità, autonomia e specificità della selezione al corso. E serve un cambio immediato dei modelli organizzativi, con maggiore autonomia infermieristica e una nuova riqualificazione, il riconoscimento della branca assistenziale infermieristica nei Lea e nuovi sbocchi di carriera e professionali”.

Redazione Nurse Times

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