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Autonomia differenziata e sanità, crescerà il divario tra Nord e Sud? Le reazioni all’approvazione della nuova legge

Dopo l’approvazione definitiva alla Camera del Ddl sull’autonomia differenziata,divenuto dunque legge, in Aula è successo un po’ di tutto: applausi da una parte, urla “Vergogna” dall’altra; bandiere delle Regioni e della Serenissima dai banchi della Lega, tricolori e inno di Mameli da quelli dell’opposizione.

“Più autonomia, più coesione, più sussidiarietà – ha esultato sui social la premier Giorgia Meloni -. Un passo avanti per costruire un’Italia più forte e più giusta. Avanti così, nel rispetto degli impegni presi con i cittadini”.

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Reduci dalla prova della piazza, con la manifestazione a Roma contro le riforme, le opposizioni hanno annunciato una raccolta firme per il referendum abrogativo. “Meloni ha piegato la testa davanti ai ricatti della Lega – ha detto la segretaria Pd, Elly Schlein -. E meno male che diceva di non essere ricattabile. A questo punto cambino il nome in Brandelli d’Italia. O Fratelli di mezza Italia, visto che la stanno spaccando in due. Continueremo a batterci insieme alle altre opposizioni”.

Ma non è solo l’opposizione a mobilitarsi contro la legge sull’autonomia differenziata, che detta il quadro normativo dei futuri accordi tra Stato e Regioni per la devolution di competenze su 23 materie, tra cui la tutela della salute. Pesanti critiche arrivano anche da sindacati, associazioni di categoria, ordini professionali, enti del terzo settore.

“L’autonomia differenziata rappresenta l’ennesimo ostacolo nella lotta contro la povertà – denuncia Antonio Russo, portavoce della rete Alleanza contro la povertà -. Senza Lep, i divari territoriali aumenteranno, e cresceranno i poveri. Senza il riconoscimento di diritti universali in tutto il Paese”, aggiunge, “cresceranno sacche di privilegio solo per alcuni”.

In 14 delle 23 materie le intese potranno essere chiuse solo dopo la definizione dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni), che però saranno determinati dal Governo “a partire da una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione nell’ultimo triennio” e “senza nuovi oneri” per la finanza pubblica. Quindi, secondo i critici, si limiteranno a fotografare le diseguaglianze esistenti.

In tema di salute Walter Ricciardi, già presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), contattato dall’AdnKronos, prevede che la nuova legge “sancirà il distacco definitivo delle Regioni del Sud dal Servizio sanitario nazionale. Il divario aumenterà enormemente, in maniera irrecuperabile, perché di fatto diventerà impossibile colmarlo”.

Dal canto suo Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), chiede di “prevedere provvedimenti e interventi per far sì che le disuguaglianze di salute, che con l’autonomia differenziata potrebbero ampliarsi, siano colmate o evitate”. Come? “Potenziando il ruolo del ministero della Salute e investendo nella sanità e sui suoi professionisti”.

Redazione Nurse Times

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