AADI: I furbetti del cartellino della ASL di Viterbo

Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’Associazione Avvocatura di Diritto Infermieristico su “I furbetti del cartellino della ASL di Viterbo

Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’Associazione Avvocatura di Diritto Infermieristico su “I furbetti del cartellino della ASL di Viterbo

La ASL di Viterbo conferma a tempo determinato alcuni indagati tra i “furbetti del cartellino”; ma esclude dalla proroga del contratto un solo infermiere non indagato dalla Procura.

Ennesima storia all’Italiana, nell’Ospedale Belcolle di Viterbo succedono cose strane, tanto strane da far gridare all’ennesimo scandalo.

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A nulla è servito il decreto legge sui furbetti del cartellino tanto acclamato dal governo Renzi che prometteva licenziamenti immediati; provvedimenti espulsivi ancor prima di istruire i procedimenti disciplinari, purghe Staliniane e forche per i ladri.

Niente di tutto questo si è invece verificato; anzi, i furbetti in tutta Italia continuano imperterriti a commettere frode ai danni delle aziende sanitarie e in qualche caso vengono anche premiati.

Eh si, avete capito bene, vengono premiati  non  con un encomio, ma indirettamente attraverso la conferma dell’assunzione a tempo determinato rinnovata di un altro anno.

Dalle intercettazioni i finanzieri scoprono che nell’ospedale c’è chi timbra il cartellino e poi si allontana.

C’è anche chi vidima il badge dei colleghi che restano a casa o si dedicano ad altro, come andare a fare spese o alla recita di Natale.

Gli agenti del nucleo tributario della Guardia di Finanza li hanno video – ripresi per circa tremila ore, poi pedinati con vari appostamenti, un lavoro certosino da vero 007 .

Nel corso delle indagini è emerso che dodici tra medici e infermieri avrebbero anche gonfiato i propri stipendi per un importo complessivo di circa un milione e 300 mila euro, negli ultimi cinque anni; un danno enorme all’azienda sanitaria di Viterbo.

Avrebbero sfruttato l’assistenza a pagamento in casa dei pazienti attraverso false attestazioni relative a trasfusioni di sangue a domicilio; proprio in coincidenza dei giorni di assenza dal lavoro, in alcuni casi anche mentre erano in ferie.

Oppure gonfiando nella quantità le prestazioni del servizio reso, ma rendicontate a favore di colleghi che in realtà non c’erano e non erano presenti neanche in ospedale in quel momento.

Insomma dei veri maghi della truffa degni dei film di Totò come “I soliti ignoti”; solo che qui non c’erano personaggi della Roma degli anni ’50, malconci e ladruncoli di borgata come “Ferribotte” o “Capannelle” o Peppe “Er pantera” pugile suonato interpretato da Vittorio Gassman: no, qui c’erano esimi professionisti, sia medici che infermieri, che la sapevano lunga sui metodi migliori per truffare l’azienda che gli pagava profumatamente lo stipendio.

Ma la cosa che ci ha lasciato senza parole non è tanto il fatto che ci siano ancora dipendenti infedeli che dopo decine e decine di inchieste in tutta la penisola si permettono ancora di fare cose simili.

La cosa che più ci ha indignato è stata la storia di uno di questi “personaggetti” senza scrupoli; precisamente un infermiere, preso anche lui con le mani nel sacco come tutti gli altri che (a differenza di coloro che invece onestamente vanno a lavorare con contratto precario e , come nel caso del nostro iscritto AADI, non ottengono il rinnovo dell’incarico e vengono quindi licenziati), è stato premiato e confermato con un ulteriore incarico annuale.

Confermato per poter ancora fare il furbo; ora sarebbe interessante capire quali siano i criteri con i quali le aziende selezionano il proprio personale, confermare o licenziare un infermiere a tempo determinato da cosa dipende?

Forse dalla scaltrezza o dalla furbizia?

O forse dietro c’è la mancanza dei controlli e dei requisiti minimi di base?

Non è dato saperlo, eppure in Italia vince sempre il merito, siamo il paese a più alto valore morale del mondo, la democrazia e la meritocrazia spopolano, si sente l’odore ovunque; nei meandri delle corsie ospedaliere, nella metropolitana, per le strade e perfino a Regina Coeli…

Ma la Direzione Generale dell’ospedale rassicura, siamo indignati, prenderemo seri provvedimenti.

La Asl è pronta a costituirsi parte civile. “Prima dell’operazione della Guardia di finanza non sapevamo nulla – spiega Donetti -, altrimenti saremmo stati noi a denunciare. Ci costituiremo parte civile, perché la pubblica amministrazione va sempre tutelata”.

Risponde Zingaretti

Bene collaborazione Asl Viterbo-inquirenti. Ora provvedimenti incisivi per chi danneggia pazienti e lavoratori onesti”.

È per questo allora che troviamo nella delibera aziendale che conferma a tempo determinato con un ulteriore rinnovo il nome di uno dei protagonisti della truffa?

La cosa più strana però, è che, tra le centinaia di infermieri rinnovati ne manca solo uno, Alessandro Schilirò un nostro iscritto che, nonostante numerose inviti e diffide presentate nei riguardi della ASL “disattenta”, si è visto strappare il contratto a fine 2015 e quindi, è stato costretto a rivolgersi al tribunale del Lavoro (patrocinato dagli Avvocati dell’AADI) che, ovviamente, gli ha dato ragione.

Ma il 31 dicembre 2016 si è ripetuto il fenomeno; tutti hanno ottenuto il rinnovo del contratto tranne Alessandro che nuovamente è stato costretto (considerato il menefreghismo della ASL) a rivolgersi al tribunale del lavoro.

Chi ha derubato le tasche dei cittadini invece, non ha avuto bisogno di perdere tempo e denaro in farraginose cause di diritto, è stato automaticamente rinnovato.

Mentre attendiamo la sentenza ci chiediamo chi muove le fila di questo mistero tutto italiano……

Il direttivo AADI

Giuseppe Papagni

Nato a Bisceglie, nella sesta provincia pugliese, infermiere dal 94, fondatore del gruppo Facebook "infermiere professionista della salute", impegnato nella rappresentanza professionale, la sua passione per l'infermieristica vede la sua massima espressione nella realizzazione del progetto NurseTimes...

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Giuseppe Papagni

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