Virus sinciziale, allo studio uno sciroppo che può bloccarlo

I ricercatori del Policlinico San Matteo di Pavia stanno portando avanti due studi in parallelo, uno dei quali si concentra su una nuova terapia farmacologica su base volontaria.

Il virus respiratorio sinciziale (Rsv), salito alla ribalta in Italia quando ha colpito la figlia di Fedez e Chiara Ferragni, torna a far parlare di sè. Nelle ultime ore, infatti, ha causato la morte di due bimbi, uno a Castellammare di Stabia e uno a La Spezia. E’ un virus che si ripresenta da anni, ma che ora, grazie all’epidemia di coronavirus, ha accelerato i tempi, presentandosi quest’anno in anticipo: a ottobre anziché a gennaio, com’è sempre avvenuto. Migliaia i bambini infettati nel nostro Paese, e pure molti anziani.

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I ricercatori del Policlinico San Matteo di Pavia stanno portando avanti due studi in parallelo sul tema. Il primo sta cercando di capire in maniera approfondita la natura della malattia, provando a far luce sui meccanismi di insorgenza e sulla risposta immunitaria. L’Rsv è un virus a Rna, come il Sars-CoV-2, ed è classificato come pneumovirus. Finora ne sono stati identificati quattro sottogruppi: A1, A2, B1 e B2. La stragrande maggioranza dei bambini ne viene colpita entro i primi quattro anni di vita. E siccome l’esposizione al virus non crea immunità, sono frequenti le reinfezioni, anche se gli anticorpi prodotti riescono a ridurre la gravità delle infezioni successive.

“Abbiamo diversi progetti che includono lo studio di questo virus, ci stiamo lavorando da anni – spiega il professor Fausto Baldanti, responsabile del Laboratorio di Virologia molecolare del Policlinico di Pavia –. Perché dà patologia nei bambini soprattutto a causa del fatto che non hanno un’immunità. Spesso si presenta in forma lieve, ma può portare anche a forme gravi di bronchioliti. Può colpire pure gli anziani perché, andando avanti con l’età, vanno incontro a un decadimento del sistema inmmunitario. E’ particolarmente aggressivo negli immunocompromessi, e può portare a forme aggressive”

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Spiega Gian Luigi Marseglia, primario di Pediatria del San Matteo: “Il nostro progetto prevede l’osservazione di tutte le infezioni che arrivano nei nostri centri, anche con valutazione del genoma del virus in questione, per verificare se ci siano varianti che possano amplificare la gravità della malattia o se si tratti di un virus stabile. A breve ciò ci consentirà di fotografare la situazione nazionale in tre latitudini diverse. Entro l’estate prossima avremo tutti i dati, che verranno pubblicati proprio nell’ottica di conoscere meglio un virus che sta mietendo moltissime vittime e affolla pronto soccorso e reparti di piccoli pazienti”.

Il secondo studio del San Matteo si sta invece concentrando su una terapia farmacologica che blocchi il virus. “Per questo virus non ci sono farmaci, ma anticorpi monoclonali che si propongono ai neonati – spiega Baldanti –. Nel 2016 è stato pubblicato un lavoro su Science in cui il nostro gruppo di ricercatori, insieme ad alcuni colleghi di Bellinzona, ha individuato un anticorpo monoclonale in grado di coprire tutte le varianti dell’Rsv. In secondo luogo stiamo sperimentando un farmaco innovativo, una molecola in grado di impedire che il virus si attacchi al suo recettore: una specie di ancora a livello della mucosa respiratoria, a cui si aggancia in modo da evitare che entri nelle cellule per provocare l’infezione”.

Sono cinque i bambini che partecipano allo studio del Policlinico di Pavia. “Stiamo applicando questa nuova strategia terapeutica su base volontaria – sottolinea Marseglia –. Si tratta di uno sciroppo, quindi molto ben tollerato perché si somministra per bocca e i bambini lo ritengono gradevole. Ha scarsi effetti collaterali e ha, appunto, l’obiettivo di ‘spiazzare’ il virus. Grazie ai dati che raccoglieremo saremo in grado, probabilmente tra un anno, di scattare una fotografia mondiale del virus respiratorio sinciziale”.

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