Un’opinione non è un fatto, tanto più se si parla di salute

In questi ultimi giorni mi sono imbattuta più volte sui social in post discutibili con centinaia di commenti, se possibile, assai più discutibili.

In questi ultimi giorni mi sono imbattuta più volte sui social in post discutibili con centinaia di commenti, se possibile, assai più discutibili.

Ne cito due per tutti:

  • uno in cui si chiedevano dei consigli su quale prodotto utilizzare per far guarire velocemente una lesione da pressione;
  • un altro in cui erano rappresentate opposte idee e diverse fazioni, pro o contro i vaccini.

Mi sono chiesta, amareggiata, come dei professionisti della salute potessero esprimere dei giudizi senza averne nè il titolo nè la competenza, senza tener in nessun conto le evidenze scientifiche disponibili, che in definitiva è ciò che invece dovrebbe fare qualsiasi professionista.

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Le evidenze ed i fatti dovrebbero guidare il nostro agire non le nostre opinioni.

Leggere di come opinioni, granitiche a giudicare da chi le ha emesse, vengano dispensate come verità incontrovertibili anche se palesemente false, mi ha fatto riflettere sulla deriva narcisistica dei commentatori seriali, tuttologi in dovere di esprimere la loro opinione anche quando il buon senso avrebbe suggerito che se ne stessero in silenzio.

Equiparare le opinioni ai fatti è molto grave. Ciascuno di noi ha diritto ad avere e ad esprimere un’opinione, ma non ha il diritto di pretendere che la sua opinione sia un fatto.

E, quasi come fosse un segno del destino negli stessi giorni, mi sono imbattuta in un bell’articolo di Leah Curtin, pubblicato su American Nurse Today in cui si parla della differenza che esiste tra opinioni e fatti, soprattutto in ambito sanitario.

Mi sono presa il lusso di tradurre questo articolo perchè possa essere spunto di riflessione tra i colleghi, e perchè no oggetto di discussione anche sui social.

Naturalmente è solo la mia opinione!

Rosaria Palermo

Non hai necessariamente diritto al tuo parere …

Seriamente, i fatti non sono opinioni … e tutte le opinioni non sono uguali. Nel mondo di oggi fatto di verità alternative e di zelante individualismo, può essere di aiuto puntualizzare alcune cose.

Ad esempio, mia sorella Louise, nominata di recente Dirigente infermieristico, mi ha chiamata indignata raccontandomi di come un giovane specializzando in Cardiologia avesse contraddetto il proprio Direttore davanti a un paziente.

Dopo che Louise gli aveva fatto notare la cosa, il giovane membro dello staff le aveva semplicemente risposto: “Ho il diritto alla mia opinione”.

Oh veramente?

Questo può sembrare un po’ provocatorio, ma francamente, non ha diritto alla sua opinione. Ha solo il diritto di imparare a costruire e a difendere un argomento, che è una questione completamente diversa.

“Ho diritto alla mia opinione” troppo spesso diventa “posso dire o pensare quello che mi piace”, e per estensione, “il mio parere conta, almeno, come il tuo (indipendentemente dall’educazione, dall’esperienza e anche dai fatti). “Così, in una sola frase, si giustifica una falsa equivalenza tra esperti e non esperti, e perfino tra verità e menzogne. Questa è una caratteristica sempre più presente e pericolosa delle conversazioni pubbliche.

Inoltre, la persona che dice “ho il diritto alla mia opinione” può parlare di fatti, che non sono affatto opinioni. In passato, abbiamo distinto fra opinioni e certe conoscenze (fatti).

Possiamo affermare con certezza che 1 + 1 fa 2, così come che non ci sono cerchi quadrati, un parere, un’opinione di contro ha sempre un grado di soggettività e di incertezza. Le opinioni possono variare in base ai gusti o alle preferenze dettate dalle opinioni politiche, oppure possono fare riferimento a punti di vista basati su competenze tecniche, come può essere una diagnosi medica.

Un’opinione non è un fatto. Non c’è modo di poter discutere con me se dico che, a mio parere, il tofu ha un sapore terribile. Potreste apprezzare il tofu e argomentare che il tofu prende il gusto delle spezie o di altri alimenti con cui viene abbinato, ma la mia preferenza è fuori discussione.

Il dizionario Merriam-Webster definisce la verità come “ciò che è conforme al fatto o alla realtà”. Pertanto, potresti avere il diritto di discutere con me se dicessi che le vaccinazioni causano l’autismo. Gli immunologi presentano evidenze scientifiche acclarate che dimostrano il contrario e che la salute di milioni di persone può dipendere dalle decisioni politiche sull’obbligatorietà o meno delle vaccinazioni.

Non si può davvero discutere del primo tipo di opinione che si basa su una preferenza. Sarebbe stupido insistere sul fatto che sbaglio a pensare che il tofu abbia un gusto terribile. Il problema è che a volte implicitamente, sembra prevalere la tendenza a porre sullo stesso livello le opinioni espresse dagli esperti della materia sulla quale si esprime l’opinione stessa, rispetto a chi esperto non è affatto o ancor più grave a porre sulla stessa bilancia l’equazione opinione uguale fatto.

Forse è la ragione per cui i falsi esperti pensano di avere il diritto di non essere d’accordo con gli immunologi e debba essere rispettato il loro punto di vista, il che implica che entrambe le parti dispongano allo stesso diritto all’ascolto su una questione in cui solo una sola delle due ha la competenza.

Quindi, cosa significa avere diritto ad un’opinione? Se significa semplicemente che nessuno può impedire alle persone di pensare e dire ciò che vogliono, allora l’affermazione è vera, anche se banale. Nessuno può impedirti di dire che i vaccini causano l’autismo, non importa quante volte tale affermazione sia stata contraddetta dall’evidenza scientifica. Nessuno può impedirti di dire una menzogna, specialmente se non ti interessa la verità.

Ma se “il diritto a un’opinione” significa “il diritto di essere preso sul serio”, allora è un prpblema. Nessuno ha il diritto di essere preso sul serio, bisogna guadagnare questo privilegio con i fatti, l’esperienza e l’istruzione.”

Leah Curtin, RN, ScD (h), FAAN, Executive Director, Professional Outreach

www.americannursetoday.com

 

Rosaria Palermo

Infermiera dal 1994. Attualmente, infermiera specialista del rischio infettivo presso l'ARNAS Garibaldi di Catania. Ho una laurea magistrale e due Master, uno in Coordinamento e l'altro in Management del rischio infettivo. Faccio parte del Direttivo di ANIPIO (Società Scientifica degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo) dal 2016. Penso che lo scatto nella nostra professione debba essere culturale, prima di ogni cosa. Nelson Mandela diceva che la conoscenza è l'arma più potente di cui gli esseri umani dispongano, ed è ciò che permetterà alla nostra professione di ritagliarsi gli spazi che le competono.

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Rosaria Palermo

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