Proprio come i soldi non farebbero la felicità; pare che neanche il titolo di studio possa farla
Secondo i dati riportati nello studio pubblicato su Nature Biotechnology, almeno un laureato su tre manifesterebbe ansia o depressione durante la frequentazione di master universitari o altri percorsi formativi post laurea.
Il 90% di loro erano dottori di ricerca, mente il restante 10% frequentava un master universitario.
Oltre il 41% degli intervistati ha raggiunto punteggi di ansia di grado compreso tra moderato a severo. Quasi il 39% mostrava segni di depressione da moderata a grave.
Nella popolazione generale invece il tasso in entrambi i casi non supererebbe il 6%, come evidenziato nello studio. Il problema risulta accentuato tra gli studenti di sesso femminile.
Per i laureati iscritti ad un percorso universitario post laurea (dottorato o master), i tassi di depressione sarebbero superiori del 600% rispetto alla popolazione generale.
Le principali cause, secondo gli studiosi, sarebbero la difficoltà nel mantenere gli equilibri tra lavoro, studio e vita privata. Anche la mancanza di adeguati programmi di sviluppo professionale, presso le stesse sedi universitarie, sarebbe una concausa.
«I tassi sorprendentemente elevati sottolineano la gravità del problema e la necessità di una risposta», afferma Evans, neuroscienziata presso l’Health Science Center dell’Università di San Antonio (Texas), autrice principale dello studio.
“Dovrebbero essere le università stesse – aggiunge – a fornire agli studenti strumenti per aiutarli a gestire il tempo ed affrontare lo stress”.
In primo luogo investendo “risorse nella sviluppo della carriera e promuovendo un generale cambiamento nella cultura accademica”.
La situazione non è certo più rosea tra i neolaureati italiani in infermieristica. Tra disillusioni, false speranze, concorsi che offrono un posto di lavoro a cui partecipano migliaia di candidati, offerte di lavoro discutibili, è più che comprensibile manifestare una sintomatologia simile.
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