Era il 25 agosto 2013 quando, nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Misericordia di Grosseto, ad un paziente 76enne in condizioni disperate fu somministrata una sacca di sangue che in realtà era destinata al malato del letto accanto. Un errore grave, madornale, che senz’altro accelerò il suo passaggio a miglior vita.
Per questo motivo il medico 45enne e l’infermiera responsabili della trasfusione erano stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo. E lo scorso martedì, come riportato da Il Tirreno, è stata letta in tribunale la sentenza che ha di fatto condannato a 4 mesi di reclusione (con pena sospesa) e a una provvisionale di 4.000 euro ciascuno (condanna di poco inferiore rispetto a quanto chiesto dal sostituto procuratore, mentre gli avvocati della difesa avevano chiesto il proscioglimento di entrambi gli imputati).
Gli avvocati dei due, però, in attesa delle motivazioni della sentenza che il giudice Andrea Stramenga depositerà entro 90 giorni, preannunciano battaglia: non ci sarebbe il nesso causa-effetto tra l’errore dei professionisti e il peggioramento del paziente
, che comunque sarebbe morto in tempi brevissimi viste le sue condizioni di salute disperate: “I polmoni del paziente erano ormai epatizzati e non avrebbero ripreso la loro funzionalità” affermano i legali.In attesa delle motivazioni della sentenza e al di là delle successive mosse dei due avvocati difensori, non possiamo non riflettere comunque sul gravissimo, ingiustificabile errore commesso dai due professionisti. E di conseguenza sulle grandi responsabilità che chi si occupa di curare e assistere deve assumersi ogni giorno, nonostante precariato, demansionamento, mobbing, sfruttamento, stipendio da fame e tutte le altre cosucce che mortificano, sviliscono e rendono “pericolosa” la professione infermieristica.
Ricordiamolo sempre, colleghi infermieri: DAVANTI AL GIUDICE SAREMO SEMPRE DEI PROFESSIONISTI VERI! Perciò, anche sul posto di lavoro… Cominciamo a pretendere di essere trattati da tali.
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