Esistono batteri “buoni” e possono essere grandi alleati dei piccoli pazienti pediatrici in cura per patologie ematologiche che vengono sottoposti a un trapianto di cellule staminali emopoietiche. Lo dice uno studio condotto dalla Oncoematologia pediatrica dell’Irccs Policlinico Sant’orsola di Bologna in collaborazione con il gruppo della Microbiomics Unit (DIMEC) dell’Università di Bologna.
È stato pubblicato da Blood, la più prestigiosa rivista di ematologia, e rappresenta lo studio con il più alto numero al mondo di pazienti pediatrici di cui è stata studiata la diversità del microbiota durante il trapianto. Mostra come i bambini che, prima del trapianto, possiedono un microbiota più sano hanno circa il 25% in più di probabilità di sopravvivenza nei successivi quattro anni.
“Abbiamo provato che la diversità del microbiota intestinale prima del trapianto di cellule staminali predice la sopravvivenza – spiega il professor Riccardo Masetti, della Oncoematologia pediatrica e primo autore dello studio -. Esiste una capacità di particolari batteri intestinali di modulare il sistema immunitario in senso favorevole e questo costituisce una variabile importantissima quando un sistema immunitario completamente nuovo viene trasferito nei piccoli pazienti. Grazie allo studio della composizione e della diversità del microbiota dei bambini possiamo “predire” lo sviluppo di eventuali complicanze che incidono sull’esito del trapianto”.
Sono diverse quelle che si possono verificare: dalle infezioni alla tossicità dei farmaci utilizzati per la preparazione al trapianto. Una delle più temibili è una complicanza immunomediata chiamata“malattia da trapianto verso l’ospite (GvHD), che nelle forme più gravi può rappresentare una seria minaccia per la vita.
“Oggi i risultati di questi studi aprono nuove e importantissime prospettive, come quelle relative alla modulazione della composizione batterica intestinale – spiega Masetti –. È una bella soddisfazione, considerando anche che il nostro è un impegno che nasce da lontano. Sulla base delle evidenze già provate sugli adulti, nel 2015 abbiamo cominciato a caratterizzare il microbiota dei bambini sottoposti a trapianto producendo i primi dati di letteratura su questo argomento”.
Diversi finanziamenti provenienti da bandi competitivi, sono stati assegnati negli anni alla promozione di questa attività di studio presso l’oncoematologia pediatrica del Policlinico e l’Associazione Genitori Ematologia Oncologia Pediatrica (AGEOP RICERCA) da tempo ha investito su questo filone sostenendo l’attività dei ricercatori.
Le evidenze mostrate dallo studio mettono al centro il ruolo sempre più determinante che avranno i progetti sul trapianto di microbiota intestinale. Parliamo del processo attraverso il quale le feci prelevate da un individuo sano vengono trasferite nell’intestino di un paziente per eliminare i microrganismi patogeni e ristabilire una composizione “sana” o eubiotica.
L’obiettivo è quello di creare una vera e propria squadra di batteri “buoni” pronti a proteggere i piccoli pazienti per supportarli nella riuscita del trapianto di midollo. Presto partirà il primo studio multicentrico collaborativo pediatrico che vedrà coinvolto anche il nostro Irccs sui primi trapianti di microbiota con l’obiettivo di eradicare batteri patogeni multiresistenti che colonizzano i bambini prima del trapianto di cellule staminali.
Sulla base di questa ricerca, inoltre, già oggi all’Irccs si preserva l’integrità del microbiota intestinale nei bambini trapiantati, somministrando la nutrizione enterale attraverso un sondino nasogastrico, differentemente dalla pratica precedente secondo cui la nutrizione veniva somministrata attraverso una flebo. Questo ha permesso di mantenere un microbiota più “sano”, che si è tradotto in un minor numero di infezioni ed una minore incidenza di malattia da trapianto verso l’ospite. Inoltre, sono in studio diversi interventi nutrizionali con probiotici e/o con particolari regimi alimentari.
Il microbiota intestinale è l’insieme dei batteri che abitano il nostro intestino, che presenta un numero di geni stimato essere cento volte quello del genoma umano materiale genetico cento volte superiore a quello umano. Possiamo quindi parlare di un vero e proprio “partner” simbiotico che cresce insieme a noi.La sua stretta relazione con le cellule del sistema immunitario lo rende un elemento chiave nella storia naturale di moltissime malattie croniche, infiammatorie, autoimmuni è più in generale immuno-mediate.
Oltre a questo, il microbiota svolge altre funzioni chiave come la protezione nei confronti di patogeni, lasintesi di alcuni metaboliti e vitamine fondamentali per il nostro organismo e la regolazione della motilità intestinale. Lo studio della diversità del microbiota è risultato fondamentale per comprendere la patogenesi di moltissime malattie pediatriche dalle malattie oncologiche all’autismo. Attualmente le strategie di modulazione del microbiota attraverso dieta, farmaci e procedure come il trapianto, rappresentano alcuni tra gli scenari scientifici più attrattivi della medicina moderna.
Redazione Nurse Times
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