Stupefacenti: l’invasione dei mix sintetici

Inducono una percezione distorta della realtà, e basta una piccola dose per provocare danni irreversibili. A rischio soprattutto gli adolescenti.

C’è la voglia di sballo, ma anche, sempre di più, quella di sentirsi potenti, addirittura invincibili, capaci di eliminare il peso di qualunque emozione, della timidezza e dell’imbarazzo. E, in parallelo, la spinta a costruirsi una realtà parallela e “aumentata”, in cui tutto appare magnifico e inebriante e le proprie abilità sembrano moltiplicarsi a dismisura. Ad alimentare questi piccoli, grandi deliri di onnipotenza è una categoria di sostanze psicoattive: sono le cosiddette Nsp.

Prodotte in laboratori clandestini, spesso nel Sudest asiatico, e spacciate attraverso il dark web, queste nuove droghe – in rapido aumento – sono il risultato di composti sintetici di diversa natura, spesso miscelati con farmaci o droghe conosciute (come cocaina, Mdma, farmaci psicotropi o benzodiazepine), fino a creare mix così potenti da diventare letali. Secondo l’ultimo rapporto dell’Emcdda, l’Ente europeo per il controllo delle nuove sostanze d’abuso, sono ormai salite a 730 le sostanze psicoattive di nuova generazione, 55 delle quali segnalate solo nell’ultimo anno.

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A fare il punto sulla pericolosità e sulla popolarità di queste molecole così terribili da essere a volte mortali, e comunque in grado di produrre danni cerebrali irreversibili, è stato il convegno nazionale della Sip, la Società italiana di psichiatria, a Firenze. «Parliamo di sostanze che sono spesso il frutto del “riciclaggio” di prodotti sintetizzati in passato per scopi farmacologici e poi abbandonati a causa dei notevoli effetti avversi», sottolinea Massimo Di Giannantonio, docente di psichiatria all’Università D’Annunzio di Chieti e presidente della Sip. Tra questi rientrano i catinoni sintetici e le fenitalamine, stimolanti sintetici estremamente potenti e dagli effetti diversi rispetto alla cocaina, che detiene ancora il primato di stimolante più diffuso in Europa.

«Se la cocaina dà una sensazione euforizzante e di potenziamento delle funzioni motorie e mentali – sottolinea Di Giannantonio –, queste sostanze sono invece dispercettive, cioè inducono una percezione distorta della realtà circostante e una visione alterata dello spazio e del tempo. La loro assunzione può quindi portare ad allucinazioni, deliri paranoidi o addirittura casi di coma».

Ancora più devastanti sono gli oppiacei sintetici, sostanze spesso derivate del fentanyl, un farmaco antidolorifico fino a 100 volte più potente della morfina. Poiché il fentanyl è un farmaco legale, queste sostanze riescono a sfuggire più facilmente ai controlli e stentano a essere riconosciute anche nei pronto soccorso, finendo per lasciare dietro di sé una scia di decessi. Secondo il rapporto europeo, ad esempio, un caso di overdose su 10 in Europa è legato proprio agli oppiacei sintetici.

A farne le spese sono spesso gli adolescenti: in queste vittime l’intera classe delle nuove sostanze psicoattive può causare conseguenze irreversibili. Anche dopo un’unica dose. «La cosiddetta generazione Z – prosegue lo psichiatra –, ovvero i giovani nati a partire dal 1995, sono biologicamente e socialmente i più vulnerabili agli effetti di queste droghe. La corretta evoluzione del loro sistema nervoso centrale può essere infatti minacciata da queste sostanze, che possono alterare i circuiti neurologici e le capacità relazionali, intaccando lo stesso sviluppo comportamentale».

Un capitolo a parte riguarda poi la cannabis, di cui ha fatto uso almeno una volta – secondo il rapporto europeo – il 18% della popolazione europea dei giovani tra i 15 e i 24 anni. Ma la cannabis di oggi appare molto differente da quella che circolava un decennio fa. I progressi compiuti nelle tecniche di coltivazione, estrazione e produzione hanno infatti favorito lo sviluppo di varietà ibride più potenti, a cui si affiancano i cannabinoidi sintetici, la cui potenza può superare quella della classica marijuana anche di decine di volte.

«È molto difficile effettuare studi su tutte queste sostanze, poiché sono in continua trasformazione – dice ancora lo psichiatra –. Tuttavia vi sono dati a sufficienza per concludere che l’associazione tra consumo di cannabis e sviluppo di schizofrenia o altre psicosi sia solida, soprattutto se l’uso è molto frequente sin dal periodo dell’adolescenza».

Anche in questo caso gli effetti peggiori sembrano arrivare con le varietà sintetiche o potenziate. Un’ampia analisi, pubblicata su The Lancet Psychiatry, ha mostrato che in una metropoli come Londra la metà dei casi di ricovero in ospedale per psicosi potrebbe essere prevenuta, se sul mercato non fosse disponibile la famigerata Skunk, varietà di cannabis che rappresenta il 94% del mercato locale. Il suo orribile segreto? Contiene oltre il triplo del normale di Thc (tetraidrocannabinolo), il principio attivo numero uno di questa droga.

Redazione Nurse Times

Fonte: La Stampa

 

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