Doppio trapianto di fegato da un unico donatore straniero. Si tratta del primo intervento al mondo ed è stato portato a termine al Bambino Gesù.
L’intervento è stato possibile combinando l’uso di un particolare macchinario, la macchina di perfusione epatica, con una tecnica, lo split liver, che permette di dividere un fegato in due parti da trapiantare in pazienti diversi.
La macchina di perfusione extracorporea per gli organi destinati a trapianto rappresenta una tecnologia emergente degli ultimi anni, scrive insalutenews.it. Viene frequentemente utilizzata nel trapianto di organi interi (fegato, rene, polmoni e cuore) in pazienti adulti. Consente di conservare in maniera più efficace gli organi rispetto alla modalità classica precedentemente utilizzata.
Invece di immergere l’organo nella soluzione di conservazione e ghiaccio, viene collegato alla macchina che fa circolare al suo interno la soluzione di conservazione fredda a cui viene aggiunto l’ossigeno (perfusione ipotermica) oppure sangue ossigenato (perfusione normotermica).
Questa tecnica consente di prolungare i tempi di ischemia, cioè l’intervallo durante il quale l’organo rimane al di fuori dell’organismo. Permette inoltre di migliorare la conservazione dell’organo riducendo il danno cellulare e di valutarne durante la perfusione la capacità di funzionare una volta trapiantato. In prospettiva, durante la perfusione sarà possibile ‘modificare’ l’organo, rendendolo ad esempio più compatibile dal punto di vista immunologico.
Il Bambino Gesù si è dotato del macchinario dedicato al fegato nell’autunno del 2018. Oltre che per i casi clinici, viene utilizzato per un progetto di ricerca preclinico condotto dall’unità operativa di chirurgia eptaobilio-pancreatcica diretta dal prof. Marco Spada e sostenuto dall’associazione nazionale italiana bambini epatopatici cronici (ANIBEC). Ne esistono versioni per diversi organi. Al Bambino Gesù, oltre a quello per il fegato, ce n’è anche uno per il rene, mentre arriverà a breve quello per la conservazione dei polmoni.
I chirurghi del Bambino Gesù hanno utilizzato la macchina di perfusione per dividere in Ospedale un fegato prelevato fuori Italia, dove non avrebbero potuto effettuare lo split, e realizzare così due trapianti contemporanei. Senza l’apporto del macchinario, visti i tempi di ischemia molto lunghi, ci sarebbero stati maggiori rischi di malfunzionamento degli organi trapiantati. In uno dei due riceventi, il fegato è stato trapiantato dopo 16 ore di conservazione, quando normalmente il tempo massimo è di 8-10 ore.
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