Sostituendo gli infermieri con gli OSS aumenta il rischio di mortalità. Lo studio di BMJ

Questi risultati evidenziano le possibili conseguenze della riduzione del personale infermieristico e non sostengono politiche che incoraggiano l'uso di personale di supporto per compensare la carenza di infermieri.

A quarant’anni dall’istituzione del Sistema Sanitario Nazionale sono tante le criticità che rischiano di minare le sue fondamenta

Le difficoltà di un Sistema Sanitario gestito a livello regionale, alcune di queste in piano di rientro, che stenta a garantire i Livelli Minimi di Assistenza ai cittadini.

Assistiamo quotidianamente a casi di mancata/inadeguata assistenza infermieristica dovuta in alcuni casi alla sempre più crescente domanda di salute dei cittadini, legata molte volte al blocco del turn over e delle assunzioni.

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Di fronte a questa difficoltà molti manager della sanità pubblica hanno cercato di far fronte alla carenza di infermieri assumendo più operatori socio sanitari, alcune volte anche ‘sostituendoli’.

Se da un lato la qualità dell’assistenza alla persona è migliorata grazie alla possibilità di rispondere ai bisogni assistenziali di base, nel corso degli ultimi anni sono stati portati avanti numerosi studi sugli effetti che la riduzione del numero di infermieri potrebbe avere sulla salute degli assistiti.

Un recente studio pubblicato dal British Medical Journal Quality & Safety il 4 dicembre u.s. mostra dati rilevati in modo retrospettivo tra il 2012 e il 2015 di 138.133 pazienti adulti ricoverati in reparti di medicina per almeno due giorni.

Gli autori dello studio confermano che il rischio di morte intraospedaliera nel Regno Unito aumenta del 3% per ogni giorno di degenza in cui il numero di personale infermieristico e sociosanitario è al di sotto della media.

Allo stesso tempo mostra come la riduzione del numero di infermieri, compensato dall’aumento del numero degli operatori socio sanitari, non riduce la mortalità ma al contrario ne aumenta il rischio.

Quest’ultimo dato potrebbe essere legato alla suddivisione dei compiti che porterebbe l’infermiere a ridurre la frequenza di valutazioni e monitoraggio del paziente al di fuori di quelli programmati.

Questi risultati evidenziano le possibili conseguenze della riduzione del personale infermieristico e non sostengono politiche che incoraggiano l’uso di personale di supporto per compensare la carenza di infermieri.

Il grafico in cui “RN” si riferisce ad infermieri laureati mentre “nursing assistant” sono gli operatori socio sanitari, mostra la variazione del rischio di morte associato alla variazione dei livelli di organico delle due categorie professionali rispetto alla media.

I dati dello studio potrebbero essere traslati anche sul nostro sistema sanitario,  considerando che alcuni ospedali pubblici italiani hanno in genere un minor numero di infermieri ed una percentuale maggiore di operatori socio sanitari rispetto agli standard internazionali, e in altre strutture sanitarie pubbliche si sta portando avanti questa politica.

Sebbene la figura dell’operatore socio sanitario sia fondamentale nell’assicurare livelli adeguati di assistenza, questa non può sostituirsi a quella dell’infermiere le cui competenze sono differenti. Sarebbe dunque importante, per rispondere ai bisogni di salute della popolazione, assicurare che il numero di professionisti sanitari (infermieri ed operatori socio sanitari) sia conforme agli standard per garantire la sicurezza dei pazienti.

L’esistenza di un team multiprofessionale composto da infermieri, medici, operatori socio sanitari e professionisti sanitari di settori specifici migliora certamente la qualità delle cure offerte ai cittadini ed ogni professionista, con le proprie competenze, contribuisce al raggiungimento di obiettivi di salute. Per far si che ciò si verifichi il numero di professionisti per categoria dovrebbe ad ogni modo risultare adeguato agli standard internazionali e non legato a scelte politiche ed economiche. 

Estratto dello studio

Obiettivo

Determinare l’associazione tra i livelli giornalieri di infermieri (RN= registered nurse) registrati e personale di supporto (NA= nursing assistant) e mortalità ospedaliera.

Struttura dello studio

Questo è uno studio osservazionale longitudinale retrospettivo che utilizza dati raccolti di routine. Abbiamo utilizzato modelli di regressione a effetti misti multilivello / gerarchici per esplorare l’associazione tra gli esiti dei pazienti e la variazione giornaliera in RN e l’assistente infermieristico, misurati come ore per paziente al giorno rispetto alla media del reparto. Le analisi sono state controllate per il rischio di reparto e paziente.

Partecipanti

138133 pazienti adulti che trascorrono> 1 giorni in reparti generali tra il 1 ° aprile 2012 e il 31 marzo 2015.

Outcomes: decessi ospedalieri.

Risultati

La mortalità ospedaliera è stata del 4,1%. Il rischio di morte è aumentato del 3% per ogni giorno in cui un paziente ha riportato un numero di membri del personale RN al di sotto della media (HR aggiustato (aHR) 1,03, IC 95% da 1,01 a 1,05). Rispetto alla media del reparto, ogni ora aggiuntiva di assistenza RN disponibile nei primi 5 giorni di permanenza di un paziente era associata a una riduzione del 3% del rischio di morte (aHR 0.97, IC 95% 0.94 a 1.0). I giorni in cui i ricoveri per RN hanno superato il 125% della media del reparto erano associati ad un aumentato rischio di morte (aHR 1.05, IC 95% 1.01 1.09). Sebbene il basso numero di personale NA fosse associato ad un aumento della mortalità, anche l’elevato numero di personale NA era associato ad un aumento della mortalità.

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Fonte: Sanità in Sicilia, Marika Lo Monaco  www.sanitainsicilia.it

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