Un processo sostanziale per chi necessita di assistenza, esplicato con un modello sobrio e innovativo, quello della Slow Medicine.
Esso si ispira alla Choosing Wisely (scegliere con saggezza,ndr), ossia alla ricerca di come praticare una medicina adatta all’oggi. Quindi ciò vuol dire realizzare una pratica clinica performante alle richieste del cittadino e operandi secondo criteri di appropriatezza ed efficacia. Aderente al concetto risulta essere la posizione di risparmio e di razionalizzazione della spesa sanitaria.
La Choosing Wisely si può dire che nasce nel 2010. In quest’anno Howard Brody (Direttore dell’ Istituto per le Medical Humanities), sottolineando la responsabilità etica di tutti i medici nei confronti della sostenibilità economica del sistema sanitario, lanciava la proposta che ogni società scientifica specialistica creasse una “lista” di cinque test diagnostici o trattamenti che fossero prescritti molto comunemente dai membri di quella disciplina, fossero tra i più costosi, esponessero i pazienti a rischi e che, secondo prove scientifiche di efficacia, non apportassero benefici significativi alle principali categorie di pazienti ai quali vengono comunemente prescritti.
Un mero salto di qualità della FNOMCEO che finalmente percepisce la necessità di dover coinvolgere attivamente in paziente nel processo di cura e di porlo al centro. E ne discute nella “città dei Sassi” all’occasione di un congresso di 2 giorni.
La lista di cinque pratiche ad alto rischio di inappropriatezza avrebbe avuto il vantaggio di lanciare all’opinione pubblica il messaggio che non si trattava di un “razionamento” dell’assistenza sanitaria per tagliare indiscriminatamente i costi, ma che si stava intervenendo sulle cause più eclatanti di spreco nell’interesse dei pazienti. Per la definizione della lista di “cinque test diagnostici o trattamenti da discutere” ogni società scientifica specialistica avrebbe dovuto costituire un gruppo di studio di alto livello. Una volta raggiunto l’accordo sulla “lista” ogni società specialistica avrebbe dovuto stendere un piano di implementazione e di formazione dei propri membri, per invitarli a riflettere sulla bontà dell’impiego di quel test o trattamento per determinate categorie di pazienti.
Nella primavera del 2012 l’American Board of Internal Medicine Foundation ha lanciato la campagna “Choosing Wisely” (scegliere con saggezza) (in Italiano: “Fare di più non significa fare meglio”, lanciato da Slow Medicine). Nove società scientifiche statunitensi hanno individuato le “Five Things Physicians and Patients Should Question
” invitando pazienti e medici a discuterne l’appropriatezza sia per quanto concerne le indagine diagnostiche che i trattamenti terapeutici.Ad oggi più di cinquanta società scientifiche statunitensi hanno individuato le “Five Things Physicians and Patients Should Question”, invitando pazienti e medici a discuterne l’appropriatezza sia per quanto concerne le indagine diagnostiche che i trattamenti terapeutici. Altre società, organizzazioni di consumatori e organizzazioni mediche hanno chiesto di poter partecipare e aderito all’iniziativa, coinvolgendo medici e pazienti nell’individuazione di ulteriori test e procedure il cui utilizzo dovrebbe essere limitato.
Il movimento “Choosing wisely” trae il proprio fondamento originale dalla rilevazione che l’ammontare delle prestazioni che non apportano benefici ai pazienti e pertanto rappresentano uno spreco corrisponda a una quota significativa della spesa sanitaria (almeno il 30%: l`OMS stima che della spesa sanitaria il 20-40% rappresenti uno spreco causato da un utilizzo inefficiente delle risorse, 2010). I medici, dalle decisioni dei quali dipende circa l’80% della spesa sanitaria, devono avere un ruolo attivo per limitare esami e trattamenti non necessari, che oltre a far crescere i costi possono danneggiare i pazienti (in molti casi test e trattamenti possono non solo essere inutili, ma anche dannosi: imperativo categorico per il medico è “Primum non nocere”).
I clinici non dovrebbero mai smettere di porsi interrogativi specifici prima di intraprendere un iter diagnostico o terapeutico:
Il progetto Slow Medicine intende lanciare in Italia il concetto secondo cui “fare di più non significa fare meglio”, nella convinzione che, come è avvenuto negli Stati Uniti, la spinta all’utilizzo appropriato e senza sprechi delle risorse disponibili non possa che partire da una precisa assunzione di responsabilità da parte dei professionisti della salute e in primo luogo da parte dei medici, in alleanza con pazienti e cittadini.
CALABRESE Michele
Sitografia e Bibliografia:
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