Sgarbi insiste: “Fare l’infermiere non richiede conoscenze rigorose e professionali”

“Ricordo infermiere dolcissime, ricordo persone che ti stanno vicino e ti aiutano anche soltanto perché esistono. Per cui basta esistere, non essere laureati. Eppure agli infermieri richiedono la laurea e al presidente del consiglio non la richiedono”

“Ricordo infermiere dolcissime, ricordo persone che ti stanno vicino e ti aiutano anche soltanto perché esistono. Per cui basta esistere, non essere laureati. Eppure agli infermieri richiedono la laurea e al presidente del consiglio non la richiedono”

Dopo il colossale vespaio suscitato dal nostro articolo (VEDI) gli infermieri italiani, di ogni credo e fazione, da ogni angolo del mondo, sono uniti condannando le parole proferite dall’Onorevole Sgarbi a Radio 105.

E, una volta tanto, incredibilmente, hanno fatto blocco, facendo esplodere tutta la propria rabbia sui social (e non solo) per condannare quell’affermazione scellerata: “Di Maio al massimo può fare l’infermiere”.

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E la risposta di Vittorio Sgarbi, in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook dal titolo “Giggino Di Maio, la laurea e gli infermieri: tanto rumore per nulla!”, non si è fatta attendere molto.

Ha provato a spiegarsi fino in fondo, l’onorevole, così da smorzare in qualche modo la polemica. Una polemica che, a suo dire, non ha mai avuto ragione d’esistere.

Ma ci sarà riuscito? Si sarà scusato con gli infermieri, accostati a parassiti e reggicalze? Sarà uscito meno ammaccato da quella sua tremenda caduta di stile? E si sarà informato su chi siano oggi, dopo un lungo processo legislativo iniziato 24 anni fa, gli infermieri in Italia?

“Ho bisogno di cure”… è così che Sgarbi ha cominciato il suo video. Ma non lo ha fatto per chiedere scusa a nessuno, tantomeno a chi, un giorno, potrebbe curarlo ed assisterlo. Bensì lo ha fatto per spiegare che da 20 giorni la sua voce è particolarmente bassa e perciò ha una minore veemenza espressiva.

Dopodiché ha messo subito in chiaro che tutta la polemica è solo un grande fraintendimento: “…quando parlo dico cose che possono anche essere fraintese” ha spiegato.

E poi ha continuato, dirigendosi subito a grandi falcate verso il nocciolo della questione: “Dunque. In attesa che alcune infermiere mi assistano (preambolo più che mai azzeccato) ha ripreso la sua opera di demolizione del candidato premier dei 5 Stelle:

“…Non è laureato, non  è diplomato, non ha fatto nessuno studio che si possa rispettare, è totalmente incapace. E in questa sua incapacità, in questa sua mancanza di dignità e di cultura io ho indicato un paradosso”.

Ecco… stava finalmente per spiegare cosa diavolo c’entrano gli infermieri col denigrare, sminuire e dare dell’incapace ad una persona.

“Il paradosso è molto semplice” ha rassicurato. Quindi, dopo aver accostato Di Maio alla Lorenzin (anche lei non laureata e senza “titoli”), ha acceso un faro sull’equivoca vicenda:

Per fare il ministro non occorre la laurea, per fare l’infermiere occorre la laurea

. Tutto qua. Il mio riferimento agli infermieri, alcuni dei quali si sono irritati, non era per dire che fare l’infermiere è una cosa minore o di significato addirittura mortificante, è una cosa importante.

Gli infermieri sono utili alle persone inferme, assistono le persone inferme, ma la loro assistenza può essere umana, può essere materiale, può essere di soccorso, non necessariamente richiede conoscenze rigorose, professionali. Eppure la legge oggi presuppone che per fare l’infermiere occorre la laurea, per fare il ministro no”…

Poteva anche bastare così. Oramai un po’ tutti, infatti, avevamo capito che l’Onorevole Sgarbi non avesse la benché minima idea su chi sia l’infermiere oggi. Egli, però, rispolverando un abbozzo di quella veemenza espressiva che caratterizza da tempo immemore i suoi exploit televisivi, ha voluto a tutti i costi apporre una ciliegina avariata sull’amara torta già confezionata per i professionisti dell’assistenza alla persona:

Ricordo infermiere dolcissime, ricordo persone che ti stanno vicino e ti aiutano anche soltanto perché esistono. Per cui basta esistere, non essere laureati. Eppure agli infermieri richiedono la laurea e al presidente del consiglio non la richiedono”.

La sua spiegazione di questo “paradosso” non è stata molto convincente, caro Onorevole.

Anche perché le sue parole rilasciate ai microfoni di Radio 105, che riporto qui nuovamente, sono state decisamente inequivocabili:

“…Io posso fare il parlamentare e questo come dire, è una cosa che può fare perfino Di Maio. Ma Di Maio candidato presidente del consiglio? Io sono candidato ministro dei beni culturali; questa ipotesi, che rimane una ipotesi, ma in un governo possibile ha senso che io faccia il ministro dei beni culturali. Lui che titoli ha per fare il presidente del consiglio? Cos’ha fatto?”… “A 30 anni può fare il presidente del consiglio? Incredibile… Che so, può fare L’INFERMIERE!”

E le ricordo che lo ha fatto parlando di camerieri, parassiti, reggicalze ed incapaci.

Come se essere e fare l’infermiere fosse il peggiore dei mestieri, ben lontano dall’essere una scelta, a cui si arriva solo a causa della propria pochezza intellettuale, di una innata scarsa voglia di lavorare o per il fatto di non poter aspirare a qualcosa di meglio.

Le rinnovo anche il nostro appello: si informi, caro Sgarbi. E magari chieda scusa.

O corre seriamente il rischio che da oggi in poi 500.000 professionisti italiani, all’unisono, si rivolgeranno a lei con stordenti e ripetuti:

“CAPRA! CAPRA! CAPRA! CAPRA! CAPRA! CAPRA! CAPRA! CAPRA! CAPRA! CAPRA! CAPRA! CAPRA!”

 

 

Alessio Biondino

Redazione Nurse Times

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