Screening oncologici: studio osservazionale nella regione Marche

Si chiama Nurse EXperimental Thesis (NExT) il progetto editoriale targato Nurse Times rivolto a tutti gli studenti in Infermieristica e neo laureati.

La nostra Redazione dopo un’attenta valutazione, pubblica l’ottimo lavoro della collega Antonietta Bonfitto, che ha conseguito la laurea in Infermieristica presso l’Università Politecnica delle Marche presentando uno studio osservazionale sugli Screening oncologici nella regione Marche.

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Ci complimentiamo con la collega per l’ottimo risultato conseguito con l’augurio che il titolo possa essere valorizzato da subito con le giuste opportunità lavorative.

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E’ possibile inviare il lavoro sperimentale al seguente indirizzo e-mail: redazione@nursetimes.org

 

 

… a cura della dott.ssa Antonietta Bonfitto

Rita Fiorentini – Docente e Tutor Corso di Laurea in Infermieristica – Università Politecnica delle Marche

 

Background: Lo studio si propone di analizzare la conoscenza e  l’aderenza  ai programmi di screening per la diagnosi precoce del tumore della cervice uterina,della mammella e del colon-retto nella Regione Marche.

Materiali e Metodi: lo studio è stato condotto somministrando un questionario ad un campione randomizzato di 100 soggetti, residenti tra la provincia di Ancona e Macerata, con età superiore ai 20 anni, nel mese di Febbraio 2015. I dati ottenuti sono stati elaborati e confrontati con quelli ricavati dall’indagine Passi 2011-2013, dati regionali e nazionali.

Risultati: il 46% del campione analizzato è costituito dalla popolazione maschile, il 54% da quella femminile. Gli uomini risultano meno informati rispetto alle donne. Il 75% delle donne in fascia target, si sottopone alla mammografia abitualmente ogni 2 anni e il 66% al Pap test. Per quanto riguarda il Sof, questo è eseguito dal 59% degli uomini e solamente dal 25% delle donne.

Conclusioni: La maggior parte dei soggetti intervistati dichiara di conoscere questi programmi di screening ma molti di loro non aderiscono con costanza e piena consapevolezza, soprattutto in relazione alla diagnosi precoce del cancro al colon retto. I dati raccolti rimangono in linea con quando riportato da Passi.

Keywords: screening oncologici, aderenza, diagnosi precoce

 

INTRODUZIONE

La malattia neoplastica è una delle patologie più complesse e diffuse nel panorama epidemiologico clinico attuale. Rappresenta da sola la causa del 23% delle morti globali, dopo le malattie cardiovascolari, ed essendo anche fortemente invalidante, è ad oggi una delle priorità assolute in termini di salute a cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità si trova a dover far fronte1. L’OMS stessa a partire dagli anni ’60 ha riconosciuto che il loro decorso naturale possa essere in larga parte prevenibile e modificabile attraverso azioni individuali e collettive. A tale scopo da circa quindici anni, istituzioni nazionali e internazionali promuovono l’attivazione di programmi di screening organizzati per la prevenzione di specifici tumori.

Lo screening è un intervento di sanità pubblica, programmato ed organizzato, che consiste nell’invitare una popolazione ben definita, considerata a rischio per età o per sesso, a sottoporsi alla ripetizione periodica di un test finalizzato alla diagnosi precoce di una malattia in fase preclinica, ossia asintomatica in modo da garantire un tempestivo intervento terapeutico, aumentando la probabilità di risoluzione della patologia e di guarigione completa.

Ad oggi sono tre i programmi di screening attuati dal sistema sanitario nazionale, in linea con le indicazioni dell’Unione Europea, del Ministero della Salute e delle società scientifiche più accreditate : la mammografia per il tumore della mammella, raccomandata a tutte le donne tra i 50 e i 69 anni con cadenza biennale; il Pap-Test, ogni tre anni, per le donne tra i 25 e i 64 anni per il tumore della cervice uterina; il test del sangue occulto nelle feci (SOF) rivolto sia agli uomini che alle donne tra i 50 e 69 anni, con cadenza biennale, per diagnosticare precocemente il tumore del colon-retto2.

La regione Marche si attiene precisamente a queste indicazioni e ha attivato i programmi di screening femminili a partire dal 2001, successivamente, nel 2008 ha dato avvio anche allo screening colo rettale3-4.

L’obiettivo principale di questa indagine conoscitiva è indagare se la popolazione è adeguatamente informata riguardo questi programmi di screening, se aderisce o meno consapevolmente, quali sono le fonti informative e quanta influenza queste hanno nella decisione se aderire o meno. Verrà quindi analizzata la prevalenza di donne tra 25 e 64 anni che hanno effettuato un Pap test, di donne tra 50 e 69 anni che hanno effettuato una mammografia e di persone tra 50 e 69 anni che hanno effettuato ricerca del sangue occulto nei tempi raccomandati, valutando la prevalenza di popolazione target che riferisce di aver ricevuto l’invito dalla propria ASL e aver aderito all’interno di un programma di screening o di aver effettuato l’esame di propria iniziativa a pagamento.

I dati ottenuti poi verranno confrontati con quelli, precedentemente illustrati, ricavati dall’indagine Passi 2011-20135. Obiettivo secondario, ma non meno importante è capire se il cittadino vede l’infermiere come un punto di riferimento, una fonte di informazione utile a svolgere un ruolo fondamentale nell’incrementare l’aderenza e la conoscenza della diagnosi precoce.

MATERIALI E METODI

Dopo un’accurata ricerca bibliografica6-7-8 lo studio è  stato condotto intervistando un campione di 100 soggetti, di cui 46 sono uomini e 54 sono donne, residenti tra la Provincia di Ancona e quella di Macerata, con un età superiore ai 20 anni, nel mese di Febbraio dell’anno corrente. Gli intervistati sono stati scelti in modo  randomizzato, con i seguenti criteri di esclusione: età inferiore ai 20 anni, la non conoscenza della lingua italiana, l’impossibilità di sostenere un’intervista (ad esempio per gravi disabilità). La partecipazione all’indagine è stata libera e volontaria. Le persone sono state informate sugli obiettivi, sulla riservatezza dei dati (questionario anonimo) e sulle modalità di organizzazione.

L’intervista è stata realizzata tramite due questionari, elaborati seguendo le raccomandazioni  emanate dal ministero9 e dall’indagine Passi sugli screening, con 15 domande chiuse per le donne e 8 per gli uomini. Il primo  è stato sottoposto alla popolazione femminile e conteneva domande relative al Pap Test, alla Mammografia e al test del sangue occulto. Il secondo  è stato presentato alla popolazione maschile con domande relative al test del sangue occulto nelle feci.

RISULTATI

Su 100 soggetti intervistati, il 46% è rappresentato dagli uomini e il 54% dalle donne.

L’ 8%  nel totale tra uomini e donne risponde di non conoscere  i programmi di screening e il loro importante obiettivo, mentre il 92% dichiara di averne sentito parlare e comunque di esserne a conoscenza.

In particolare, come si osserva dalla figura 1 gli uomini risultano meno informati, con una percentuale del 15% ,contro il 2% delle donne.

Figura 1: Uomini e donne al confronto nelle conoscenza dei programmi di screening oncologici

Del 92% dei soggetti che rispondono di conoscere i programmi di screening, il 28 % dichiara di aver avuto informazioni da personale sanitario, il 18% dal proprio medico di base, il 21% ne ha sentito parlare da familiari e amici, il 25% ne è a conoscenza tramite tv, giornali e opuscoli. (Figura 2). Il 63% vorrebbe avere maggiori informazioni. Il 99%, contro l’1%,  ritiene che l’infermiere possa svolgere un ruolo importante nell’educare e informare gli utenti riguardo gli screening. Questo è un dato molto incoraggiante per la figura dell’infermiere, il quale non viene più visto solamente dal punto di vista assistenziale ma anche come fonte di sapere e educatore alla salute.

Figura 2: Fonti informative sulla conoscenza dei programmi di screening oncologici

Il 20% delle giovani donne che non rientrano nei programmi di screening, con età inferiore ai 25 anni, dichiarano di aver effettuato esami a scopo preventivo per il tumore al seno e/o della cervice uterina e/o del colon retto.

Per quanto riguarda il PAP TEST, come si evince dalla figura 4, il 66% effettua l’esame ogni tre anni come consigliato, il 13% l’ha eseguito una sola volta, il 16% risponde “altro” dichiarando al bisogno, il 5% non ha mai effettuato l’esame e dichiara di non averne avuto bisogno. Quest’ultimo dato evidenzia una disinformazione di fondo.

L’ 84% delle donne, con un’età tale da rientrare nel programma di screening, dichiara di aver ricevuto la lettera d’invito da parte della propria ASL; il 5% sostiene di non averla ricevuta e il 10% non ricorda. Di queste donne il 60% risponde all’invito, il 34% esegue l’esame di propria iniziativa a pagamento.

Figura 3: Effettuazione del Pap Test come esame di screening

Per quanto riguarda la MAMMOGRAFIA, le donne intervistate con età compresa tra i 50 e 69 anni risultano il 30% e i dati raccolti mostrano che:

  • L’88% delle donne bersaglio ha ricevuto la lettera d’invito ad effettuare l’esame, e il 12% dichiara di non ricordare.
  • Il 94% si sottopone all’esame, di cui il 75% abitualmente ogni due anni e il 19 % al bisogno. Il 6% delle donne non si è mai sottoposto allo screening del carcinoma mammario per timore dei risultati (Figura 4).

Delle donne che eseguono l’esame il 56% dichiara di effettuarlo di propria iniziativa a pagamento, mentre il restante 44% risponde correttamente all’invito della propria ASL.

Figura 4: Esecuzione MAMMOGRAFIA come esame di screening.

 

E’ stato inoltre chiesto alle donne se effettuano l’autopalpazione del seno almeno una volta a mese come da raccomandazione: 21% di queste dichiara di effettuarla regolarmente, il 32%  la effettua sporadicamente e il restante 47% non la effettua.

E’ emerso inoltre che 16% delle donne non praticano l’autoesame perché non ne sono a conoscenza, il 17% perché non sa come si effettua, il 12% per paura e il 2% ritiene che non sia utile (figura 5).

Figura 5: Effettuazione o meno dell’autopalpazione del seno con annessa motivazione.

Il SOF (del del sangue occulto nelle feci), utilizzato come test di screening per individuare precocemente lesioni cancerogene del colon retto, viene proposto alla popolazione, sia uomini che donne, in età compresa tra i 50 e i 69 anni.

Per quanto riguarda i dati ottenuti, osserviamo che:

  • Nella totalità, il 60% degli intervistati dichiara di aver ricevuto la lettera d’invito dalla propria ASL, il 22% non ricorda e i restanti sostengono di non averla ricevuta.
  • Si nota una sostanziale differenza di aderenza tra gli uomini e le donne. Il 59% degli uomini ha effettuato almeno una volta l’esame, mentre solamente il 25% delle donne dichiara di aver fatto il test contro il 69% che non ha mai eseguito alcun esame per prevenire il tumore al colon retto (Figura 6).
  • Il 40% di chi non ha mai eseguito il SOF afferma di non averlo fatto perché crede di non averne avuto il bisogno, il 12% per paura dei risultati, il 48% per mancanza di informazione.
  • Dai dati emerge anche qui che, pur ricevendo la lettera d’invito a fare l’esame gratuitamente perché offerta dal Servizio Sanitario Nazionale, il 32% degli utenti preferisce farlo a pagamento.
Figura6: Adesione uomini e donne al SOF.

DISCUSSIONE

Dallo studio è emerso che una gran parte della popolazione, residente tra la Provincia di Macerata e Ancona, conosce la mammografia, il pap test e l’esame del sangue occulto nelle feci (Sof), quali  programmi di screening oncologici attualmente attivi in Italia, il cui scopo è diagnosticare precocemente il tumore, nella sua fase asintomatica, prima che si manifesti clinicamente. Le informazioni apprese riguardo l’argomento proposto, vengono fornite in maggior misura dal personale sanitario vario, familiari e amici, lette su opuscoli o sentite in televisione. Solo il 21% degli intervistati riferisce di conoscere la diagnosi precoce grazie al proprio medico di base.

Tuttavia, dai dati raccolti emerge una sostanziale disinformazione di base, che influenza l’adesione ai programmi di screening offerti. Infatti chi non aderisce, afferma di non farlo per paura o mancanza di chiare informazioni al riguardo. Questo fenomeno si osserva anche nella pratica dell’autopalpazione del seno, ancora poco conosciuta e sottovalutata dalla popolazione femminile: solamente il 21% delle intervistate afferma di praticarla correttamente una volta al mese, delle restanti una grande percentuale non l’ha mai eseguita, chi per paura, chi per mancata informazione.

Chi può svolgere un ruolo importante è l’infermiere, ritenuto dalla quasi totalità degli intervistati, come possibile guida e fonte di informazioni per aumentare la partecipazione consapevole e ridurre il numero di soggetti che “pensano meno” alla loro salute a causa della poca conoscenza in materia.

Per quanto riguarda il Pap test, l’84% delle donne bersaglio riferisce di aver ricevuto certamente l’invito ad effettuare l’esame; l’adesione corretta risulta nel  66% delle donne, che si sottopongono all’esame ogni tre anni. Il 61% aderisce al programma di screening, contro il 34% delle donne che effettua il pap test di propria iniziativa a pagamento. Il sistema di sorveglianza Passi assieme all’ ONS stimano che  in Italia, nel biennio 2011-2013, circa il 77% delle donne tra i 25 e i 64 anni abbiano partecipato al programmi di screening citologico e che l’adesione nelle Marche sia stata del 55%.

Anche i dati riguardanti la mammografia sono abbastanza positivi:l’invito è esteso all’88% della popolazione target,  il 44% delle donne aderisce al programmi di screening  di popolazione proposto, il 56% afferma di recarsi autonomamente e fuori dal programma a controlli periodici di prevenzione. La percentuale di donne che effettuano,dentro o fuori al programma, l’esame per la diagnosi precoce del cancro della mammella ogni due anni, risulta in totale del 75%, contro il 70% del Pool nazionale di donne, stimato dal Passi.

Meno incoraggianti sono i numeri della diagnosi precoce per il cancro al colon retto, come emerge già dal Pool Nazionale che risulta del 39% per quanto riguarda l’adesione. I soggetti, nella nostra Regione, che hanno ricevuto l’invito per il Sof sono il 60%; il 68% dichiara di aver eseguito l’esame almeno una volta nella vita, ma sono molto poche le persone che lo effettuano ogni due anni, come da linee guida internazionali. Si nota inoltre, una minore partecipazione delle donne a questo tipo di screening.

CONCLUSIONE

Gli obiettivi prefissati all’inizio dello studio sono stati raggiunti.

I dati raccolti in termini di adesione ai programmi di screening, o comunque di effettuazione di esami per la diagnosi precoce nella popolazione bersaglio delle Marche, risultano in linea con quanto riportato dall’ Osservatorio Nazionale di Screening in “I programmi di screening in Italia 2014”.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

  • AIRTUM Working group, I numeri del cancro in Italia 2014;
  • Osservatorio Nazionale Screening, “10 anni di programmi di Screening in Italia”, dicembre 2012;
  • Piano Nazionale della Prevenzione 2005-2008, Consolidamento dello screening del tumore del colon-retto nella regione Marche;
  • asurmarche.it;
  • I programmi di Screening in Italia, Osservatorio Nazionale di Screening, Zadig editore, 2014;
  • Gruppo Italiano Screening del Cervicocarcinoma (GISCI), www.gisci.it.
  • Gruppo Italiano Screening colo rettale (GISCOR), giscor.it.
  • Gruppo Italiano Screening del cancro della mammella (GISMA), gisma.it
  • salute.gov.it
Giuseppe Papagni

Nato a Bisceglie, nella sesta provincia pugliese, infermiere dal 94, fondatore del gruppo Facebook "infermiere professionista della salute", impegnato nella rappresentanza professionale, la sua passione per l'infermieristica vede la sua massima espressione nella realizzazione del progetto NurseTimes...

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