Salerno, tre ospedali di comunità per ovviare all’invasione dei Pronto soccorso

L’idea è di Raffaele Albano, coordinatore provinciale Uil Medici. Non nuove strutture, ma riconversioni di posti letto in strutture già esistenti. E maggiori responsabilità per gli infermieri.

Tre ospedali di comunità per liberare i Pronto soccorso salernitani dall’enorme numero di accessi degli ultimi tempi. Lo spunto di riflessione giunge dal coordinatore provinciale della Uil Medici, Raffaele Albano, che propone la messa in campo di un progetto pilota, con la partecipazione di medici di famiglia, associazioni e Asl, per la creazione di una struttura intermedia a via Vernieri, un’altra negli spazi dell’ex Ospedale psichiatrico di Nocera Inferiore e un’altra ancora a Buccino (già prevista, tra l’altro, nel Piano ospedaliero).

L’iniziativa nasce dalla necessità di scorporare i codici non urgenti (bianchi e verdi) dai due maggiori punti di criticità della provincia: il pronto soccorso dell’Umberto I e, principalmente, quello del Ruggi di Salerno (foto), attenuando così la pressione dei ricoveri nei reparti. «Ciò permetterebbe di tenere i pazienti in osservazione diurna in queste strutture, invece di farli sostare in Pronto soccorso – spiega Albano –. Tenendo conto, poi , che sprechiamo un sacco di ore di straordinario dei medici per i Pronto soccorso, se li spostiamo in 

ospedali di comunità e avviamo un progetto con altre figure professionali, possiamo utilizzare anche strumenti contrattuali più economici e risparmiare».
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Gli ospedali di comunità sono strutture intermedie tra l’assistenza domiciliare e l’ospedale. In sostanza, un ponte tra i servizi territoriali e l’ospedale per quanti non hanno necessità di essere ricoverati in reparti specialistici. Le persone assistite sono: pazienti, prevalentemente con patologia cronica, provenienti da una struttura ospedaliera, per acuti o riabilitativa, che clinicamente possono essere dimessi da ospedali per acuti, ma non in condizione di poter essere adeguatamente assistiti a casa; pazienti fragili o cronici, provenienti dal domicilio.

Non sono strutture ex novo, ma riconversioni di posti letto in strutture già esistenti, che vengono rimodulate all’interno del nuovo modello organizzativo. L’assistenza è erogata in moduli assistenziali di 15-20 posti letto. La gestione del modulo è di un responsabile infermieristico, mentre quella clinica è affidata a medici di famiglia o ad altro medico. L’assistenza è garantita da infermieri presenti continuativamente nelle 24 ore, coadiuvati da operatori sociosanitari e altri professionisti, quando necessario.

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Mattino

 

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