Politica & Sindacato

Roberto Speranza: il ministro non è un tecnico esperto né un politico ferrato in Sanità. Cosa aspettarsi?

Con gli stipendi “da fame” di infermieri e delle altre professioni sanitarie non mediche, con un contratto scaduto a cui si dovrà prima o poi darne conto, il lavoro del neo Ministro non sarà di certo facile

Addio al superticket e la revisione delle fasce di compartecipazione con la stretta sui redditi più ricchi, tenuta delle risorse e strenua difesa del Servizio sanitario nazionale, potenziamento dei servizi territoriali e più ossigeno al personale dipendente

Questi i temi che dovrebbero rientrare nel programma del nuovo ministro della Salute. Un ministro che non è un tecnico esperto né un politico ferrato in Sanità e che dovrà costruirsi una credibilità forte soprattutto con le categorie “arrabbiate”, a cominciare dai medici, infermieri e Oss e Regioni che chiedono più autonomia.

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Con gli stipendi “da fame” di infermieri e delle altre professioni sanitarie non mediche, con un contratto scaduto a cui si dovrà prima o poi darne conto, il lavoro del neo Ministro non sarà di certo facile.

Insomma un impegno non facile quello di Roberto Speranza che ha dalla sua la “scuola” del Gruppo Pd dei Bersaniani.

Il programma rivisto e corretto dalla nuova alleanza M5S-Pd.

Sei i progetti strategici cui Liberi e Uguali, la compagine politica da cui proviene il Ministro Speranza, prometteva di dar seguito:

1. Un Piano di rafforzamento strutturale del personale dipendente, con l’assunzione del personale necessario per garantire effettivamente in tutto il Paese i Lea, in particolare i servizi territoriali, riducendo contestualmente il ricorso a lavoro precario, collaborazioni esterne ed esternalizzazioni. Il rafforzamento del personale non potrà prescindere da un intervento su formazione e aggiornamento professionale, per garantire soprattutto alle nuove generazioni una preparazione adeguata alle esigenze di una sanità rinnovata.

2. Un Piano pluriennale di investimenti pubblici, con almeno 5 miliardi di euro nei primi 5 anni, per l’ammodernamento strutturale e tecnologico della sanità pubblica, per la messa in sicurezza delle strutture non obsolete e il superamento di quelle obsolete, evitando complessi e costosi progetti di finanza privata. Il Piano dovrà essere realizzato sulla base di linee guida in grado di assicurare che tutti gli aspetti rilevanti ai fini della progettazione e della completa realizzazione degli interventi siano considerati, adottando un processo di valutazione e criteri decisionali trasparenti e verificabili.

3. Il superamento dell’attuale sistema dei ticket, già previsto dal Patto per la Salute del 2014 ma mai attuato, per evitare che il sistema costituisca una barriera all’accesso alle cure, compresa l’abolizione del superticket con corrispondente aumento del finanziamento del Ssn.

4. Un Piano di azione per la salute mentale, per la riqualificazione dei luoghi e degli ambienti in cui sono accolte le persone e in cui operano i professionisti (compresi quelli degli istituti penitenziari), l’aggiornamento professionale – inclusa la formazione sul campo – e il potenziamento del personale dei Dipartimenti di salute mentale.

5. Una nuova politica del farmaco, attraverso la promozione dell’uso dei farmaci generici (l’Oecd ci posiziona nel 2015 al penultimo posto su 27 paesi: 19% in volume, contro una media del 52%), la definizione di una strategia per i farmaci veramente innovativi che ne permetta l’accessibilità a costi ragionevoli per le finanze pubbliche, la revisione delle modalità di funzionamento dell’Agenzia Italiana del Farmaco e dei meccanismi di governo della spesa, il potenziamento della ricerca indipendente e la previsione di una adeguata azienda pubblica per la produzione e commercializzazione dei farmaci.

6. Una politica nazionale per la non autosufficienza, anche a partire da alcune esperienze regionali, individuando soluzioni che rendano possibile la ripartizione degli oneri su una vasta platea di contribuenti e risposte assistenziali a favore delle persone in condizioni di maggior bisogno, prevedendo una reale integrazione con le politiche sociali, per la presa in carico delle persone preferibilmente al loro domicilio.

“L’insieme delle nostre proposte – era la promessa di LeU – è in grado di produrre un effetto complessivo estremamente significativo non solo sul benessere della popolazione ma anche sull’occupazione in modo diffuso in tutto il Paese”.

Una chance che il neo ministro Roberto Speranza non può farsi sfuggire.

Redazione NurseTimes

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