Infermiere e rischio Infettivo

Quando il rischio di contrarre una malattia si annida tra i pavimenti dei nostri Ospedali

Secondo uno studio pubblicato nel numero di marzo del Journal of Infection Control, i pavimenti potrebbero essere una fonte sottostimata, come potenziale reservoir di patogeni causa di infezioni correlate all’assistenza.

Secondo uno studio pubblicato nel numero di marzo del Journal of Infection Control, i pavimenti potrebbero essere una fonte sottostimata; come potenziale reservoir di patogeni causa di infezioni correlate all’assistenza.

Lo studio di Abhishek Deshpande, MD, PhD, ed al., ha il merito di aver sollevato l’attenzione sull’importanza che riveste la sanificazione degli ambienti e dei pavimenti in particolar modo.

I ricercatori hanno campionato 318 siti di pavimenti, di ben 159 camere di degenza (due siti per ciascuna camera) in cinque Ospedali di Cleveland e dintorni (Ohio).

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Hanno eseguito anche delle colture delle mani, guantate e non, di alcuni professionisti sanitari, così come di altre superfici come i pulsanti di chiamata, i dispositivi medici e la biancheria.

Il risultato di questa ricerca è stato, per alcuni aspetti, interessante.

Difatti se era lecito aspettarsi di trovare anche nei pavimenti alcuni patogeni multi resistenti come l’MRSA (Stafilococco Aureo Meticilllino Resistente) o il VRE (Enterococchi Vancomicina Resistente) ed il Clostridium Difficile, sia nelle stanze con pazienti isolati per questo patogeno, che nelle stanze di degenza in cui non vi erano pazienti in isolamento per questo patogeno; era meno plausibile attendersi la presenza di questi germi, anche dopo la sanificazione della camera a dimissioni dei pazienti avvenute.

Il germe che tra quelli su menzionati è stato riscontrato più frequentemente, dopo la pulizia, è stato comunque il Cl. Difficile.

La presenza di MRSA, VRE e Cl. difficile è stata riscontrata; inoltre, rispettivamente nei campioni prelevati dalle mani nude o guantate che maneggiavano questi oggetti, a contatto con il pavimento.

Lo studio tuttavia, presenta dei limiti a detta degli stessi autori.

Intanto si è indagata la presenza soltanto di alcuni patogeni ed in particolare di quelli gram positivi, tralasciando virus e gram negativi.

I disinfettanti in uso per lo studio non hanno incluso sporicidi per il Cl. Difficile, altri studi sono quindi necessari, per determinare se altri superfici come poltrone, carrozzine siano altrettanto coinvolte in questa disseminazione di patogeni.

Per finire, anche il metodo con cui sono state eseguite le colture può aver inciso sui risultati; stante la minore sensibilità nel rintracciare MRSA e VRE dai tamponi utilizzati, rispetto alle colture con brodo arricchito usate per la rilevazione del Clostridium Difficile.

Questo studio di contro ha diverse ricadute positive ad ogni modo, prima fra tutte, quella di educare gli operatori sanitari ed i pazienti ad allontanare dal pavimento gli oggetti o la biancheria ed altri oggetti, quanto più possibile.

Gli sforzi per migliorare la disinfezione in ambiente ospedaliero si concentrano sulle superfici che sono spesso toccate dalle mani degli operatori sanitari o dai pazienti“, ha confermato l’autore dello studio.

Anche se i pavimenti delle strutture sanitarie sono spesso fortemente contaminati, l’attenzione è assai spesso poco mirata alla disinfezione di pavimenti, perché questi ultimi sono toccati raramente”.

“I risultati del nostro studio – continua – suggeriscono che i pavimenti in ambienti ospedalieri potrebbero essere una fonte poco apprezzata e studiata, per la diffusione di agenti patogeni e sono un settore importante per ulteriori ricerche”.

Questo studio, nonostante i limiti di cui si è parlato, pone il problema di come vengono pulite le superfici nei nostri Ospedali.

Molto spesso difatti, le pulizie sono affidate a Ditte esterne che non sempre rispettano i capitolati.

In attesa di nuovi riscontri tocca alle amministrazioni vigilare affinché gli appalti siano rigorosi e vi siano i giusti controlli, per migliorare la qualità delle cure offerte ai pazienti.

Rosaria Palermo

Fonti:

www.infectioncontroltoday.com

www.ajicjournal.org

 

Rosaria Palermo

Infermiera dal 1994. Attualmente, infermiera specialista del rischio infettivo presso l'ARNAS Garibaldi di Catania. Ho una laurea magistrale e due Master, uno in Coordinamento e l'altro in Management del rischio infettivo. Faccio parte del Direttivo di ANIPIO (Società Scientifica degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo) dal 2016. Penso che lo scatto nella nostra professione debba essere culturale, prima di ogni cosa. Nelson Mandela diceva che la conoscenza è l'arma più potente di cui gli esseri umani dispongano, ed è ciò che permetterà alla nostra professione di ritagliarsi gli spazi che le competono.

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