Riforma 118. La parte “sana” del sistema è certamente quella espressa dalla Carta di Riva

”Gentile Direttore,
riferendoci alle dichiarazioni della Senatrice Castellone in merito al congresso sull’emergenza urgenza di Riva del Garda, di cui ci pregiamo di essere stati sia parte del del comitato scientifico che patrocinanti, non possiamo non rimanere stupiti ed amareggiati, oltre che per i toni usati nei confronti del Presidente del congresso e vicepresidente di SIIET, Andreucci (Infermiere….giova ricordarlo ancora una volta…), per i contenuti di assoluta chiusura al dialogo nei confronti di una coalizione, tanto inedita quanto per molti anni cercata, di società scientifiche ed enti, di area sindacale o del terzo settore, uniti ad associazioni di categoria.

Tutti insieme, finalmente, nel tentativo di proporre delle linee di indirizzo che potessero aiutare chi, come la Senatrice Castellone è chiamato a proporre una seria revisione del sistema di emergenza urgenza che dimostra ampiamente i quasi trent’anni che ha.

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Poco interessa, a questa società, entrare in terreni di scontro, comunque bene evidenti, peculiari della categoria medica, specie laddove si entri in materie prettamente sindacali. Ci limitiamo ad osservare solamente come i colleghi, assolutamente diluiti in una platea ampia ed eterogenea, che hanno assistito alla presentazione del Dr. Vergallo (AAROI-EMAC), cui la Senatrice fa riferimento, ci riportino il racconto di una disquisizione puntuale, argomentata, e condivisibile nei contenuti, sulle motivazioni di dissenso rispetto al DDL 1715.

Da infermieri osserviamo, increduli, lo sfascio di un sistema di emergenza parcellizzato – e lo avrebbe potuto vedere dal vivo, la Senatrice, se avesse voluto partecipare alla tavola rotonda accanto ai suoi Colleghi – come dimostrato dalla survey da noi effettuata unitamente a SIEMS e di cui abbiamo presentato solo alcuni dati in apertura della tavola rotonda. Una parcellizzazione in miriadi di sottosistemi differenti, tanto da far apparire questi più simili a piccoli feudi, con relativi feudatari, che a servizi, delicatissimi, di pubblica utilità. Questo è il motivo principale per cui una organizzazione su base provinciale non convince.

Notiamo una dilagante incapacità, quando non mancanza di volontà, di valorizzare le competenze, in particolare quelle infermieristiche, che per quanto ci riguarda non possono essere spese soltanto sotto l’ala protettrice, che da tempo protettrice più non è, del medico ma che, al contrario, devono essere messe a frutto e a disposizione dei cittadini che non sono certamente interessati alle problematiche interprofessionali.

Piacerebbe sentire parlare di una vera differenziazione dei livelli di assistenza erogabili, prevedendo accanto a mezzi di terzo livello come le automediche – che vedessero per a bordo specialisti MEU o Rianimatori per portare la vera assistenza necessaria alle situazioni di reale emergenza – mezzi infermieristici, con a bordo personale che fosse realmente messo in grado di agire e di farlo in maniera omogenea sul territorio nazionale, e di mezzi BLS che potessero aiutare a gestire correttamente, e senza spreco di risorse altamente professionalizzate, quel quasi 95% di situazioni che il SET118 affronta tutti i giorni, come ben documentato dal rapporto FIASO riguardante i servizi di emergenza territoriale. Questa parte, nel DDL 1715 è, a nostro parere, affrontata in maniera troppo superficiale e lacunosa.

Necessario, quindi, un riconoscimento, senza se e senza ma, delle competenze infermieristiche per quelle attività che debbano essere gestite in autonomia, attraverso modelli procedurali univoci per i PDTA ed inattaccabili, specialmente dagli umori o dalla personale visione di questo o quel presidente di Ordine dei Medici, come già in passato è tristemente capitato di vedere.

Veda bene, la Senatrice, che se esistono società o attori infermieristici che intendono il livello di assistenza medico assimilabile a quello infermieristico questa non è certamente la posizione di SIIET, che al contrario ritiene, come detto, fondamentale una reale diversificazione dei livelli di assistenza erogabili in ambito di emergenza territoriale.

Ovviamente non si potrà prescindere, pena il compiere errori madornali che si rifletterebbero negativamente sulla capacità di assistenza erogabile dai sistemi, dall’intendere il livello ALS legato ai professionisti che possano erogare direttamente supporto vitale avanzato, quindi certamente anche gli infermieri che operino anche in autonomia, legata ovviamente alla presenza di procedure ben precise, in una rete correttamente gestita e pensata.

Nel Paese esistono molte esperienze estremamente positive a riguardo che, se si decide in materia, non possono non essere non conosciute o considerate.


Il resto lo abbiamo scritto, e sottoscritto, nella Carta di Riva e nei documenti intersocietari che l’hanno preceduta.

Speriamo che questo documento, certamente inedito per l’ampiezza di condivisione che racchiude in se, possa essere letto anche dalla Senatrice Castellone, senza preconcetti, e che anzi la porti a comprendere la necessità di aprirsi al confronto con tutti gli attori del sistema e non solo con una parte che, seppure ben riconoscibile nel modello espresso dal DDL 1715, non pu certamente essere intesa come interlocutore unico.


Come Società Tecnico Scientifica delle Professioni Sanitarie, riconosciuta secondo quanto previsto dalla Legge 24/2017 (Gelli – Bianco) siamo a disposizione di tutti, e a maggior ragione della Senatrice Castellone e di tutti i suoi Colleghi della Commissione, coloro i quali abbiano il grande ed alto compito di riformare il SET 118, per portare il nostro bagaglio di conoscenza del sistema che solo operatori che ogni giorno si muovono sui mezzi di soccorso o operano nelle centrali operative 118 possono fornire.

Speriamo che il nostro appello sia raccolto e che si abbandonino frasi come “se pensano di fermarci..”.
Fermare chi esattamente? Nessun decisore imparziale potrà mai essere fermato e, certamente, non è nostro interesse farlo.


La parte “sana” del sistema, ammesso che ve ne siano di non sane, è certamente in quella Carta. Auspichiamo che la Senatrice Castellone vorrà rivedere la sua posizione a riguardo. Noi siamo a disposizione.”

Roberto Romano, Presidente SIIET

Fonte:quotidianosanità

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