Se la gestione del catetere vescicale, a tutt’oggi, è fonte di dubbi ed incertezze per gli infermieri (vedi articolo: La gestione del catetere vescicale), la gestione dello stesso, in ambienti di cura diversi dagli ospedali per acuti è ancor più problematica e per diverse ragioni.
Sebbene le infezioni delle vie urinarie siano tra le più frequenti, tra tutte le infezioni correlate all’assistenza (ICA) e quelle maggiormente prevenibili, l’attenzione verso le possibili conseguenze che da un’infezione possono derivare sono meno monitorate; sia per via della minore permanenza in ospedale dei pazienti e sia per il minor impatto in termini di mortalità.
L’uso inappropriato della cateterizzazione e degli antibiotici per trattare le batteriurie asintomatiche fa sì che il problema delle infezioni delle vie urinarie nelle lungodegenze sia un fenomeno da non sottovalutare.
Tanto più che almeno il 10% dei residenti, delle RSA e delle residenze per anziani, saranno cateterizzati ad un certo punto della loro permanenza in queste strutture; e che ben il 50% di loro svilupperà un’infezione delle vie urinarie sintomatica.
La letteratura offre molti spunti di riflessioni e evidenze che indirizzano gli operatori su quale sia la migliore gestione dei cateteri vescicali negli ospedali per acuti; pochi invece gli studi che focalizzano l’attenzione sulla gestione dei cateteri vescicali nelle lungodegenze/residenze per anziani.
Due revisioni sistematiche recenti, sono entrambe del 2017, cercano di dare una risposta ai dubbi che riguardano la gestionale ottimale dei cateteri vescicali in contesti di lungodegenza/residenze per anziani e/o riabilitazione.
Le due revisioni sistematiche sono state condotte da due gruppi di studio.
Uno inglese (Implementing clinical guidelines to prevent catheter-associated urinary tract infections and improve catheter care in nursing homes: Systematic review, D. Gould et al. American Journal of Infection Control 2017).
Uno americano (Systematic Review of interventions to reduce urinary tract infection Nursing Home Residents, di J. Meddings et al., Journal of Hospital Medicine 2017) e sono state pubblicate quest’anno.
Nel merito, le due revisioni sistematiche della letteratura hanno evidenziato che l’applicazione di buone pratiche attraverso l’adozione di bundle e la gestione ottimale del catetere vescicale può contribuire a ridurre significativamente le infezioni delle vie urinarie.
La Revisione Sistematica condotta in Gran Bretagna ha focalizzato la sua attenzione solo sulle lungodegenze; mentre quella condotta dal gruppo di studio americano ha incluso come settings assistenziali oltre alle lungodegenze anche le Unità Riabilitative e le degenze ospedaliere quali le Unità Spinali.
Lo studio britannico ha sostanzialmente evidenziato il divario esistente tra le strutture ospedaliere per acuti e le lungodegenze. In Gran Bretagna, difatti, vi è una reale difficoltà nell’implementare le Linee Guida e le buone pratiche per la gestione dei cateteri vescicali e questo perché il personale presente in queste strutture è poco qualificato e poco supervisionato da parte di infermieri qualificati.
Il ricambio degli operatori è molto elevato; ciò rende difficile formare in maniera continuativa il personale su quelle che sono le buone pratiche per la prevenzione delle infezioni delle vie urinarie.
Ma il problema è tanto più serio, se si considera che per la cura della popolazione anziana, sempre più fragile e con comorbidità, talvolta non si hanno valide opzioni terapeutiche. Inoltre, dato l’andamento demografico sempre più persone vengono ricoverate in queste strutture di lungodegenza.
Il 10% della popolazione britannica muore in una struttura residenziale del genere.
Le Linee Guida per la prevenzione delle infezioni delle vie urinarie non raccomandano la cateterizzazione per i pazienti incontinenti; sebbene vi sia il consenso da parte degli esperti che lo ritiene utile in caso di pazienti in fin di vita e/o che abbiano delle lesioni da pressione (LDP).
Sebbene le Linee Guida per la gestione del cateterismo a lungo termine in contesti diversi dall’ospedale siano disponibili (di seguito una sintesi delle raccomandazioni delle Linee Guida per la prevenzione ed il controllo delle infezioni correlate all’assistenza per le cure primarie del NICE); l’esame della letteratura giunge alla conclusione che gli interventi debbano essere descritti in maniera chiara e completa per favorire la valutazione critica.
NICE (Istituto Nazionale per la Salute e l’Eccellenza Clinica), Prevenzione e controllo delle infezioni delle infezioni correlate all’assistenza nei settings di cure primarie e comunitarie.
(N.B. il documento è stato rivisto nel 2012 e laddove compare l’anno 2003 dopo le varie indicazioni è solo perché il NICE non ha ritenuto modificarle in seguito a valutazione della letteratura scientifica)
Cateteri urinari a lungo termine.
Istruzioni e formazione dei pazienti, dei loro assistenti e degli operatori sanitari
Valutare la necessità della cateterizzazione
Opzioni di drenaggio del catetere
Selezionare il tipo e il calibro di un catetere urinario a permanenza sulla base di una valutazione delle singole caratteristiche del paziente, tra cui:
In generale, il pallone di ancoraggio del catetere deve essere gonfiato con 10 ml di acqua sterile negli adulti. [2003]
Nei pazienti per i quali è appropriato, un catetere con valvola può essere utilizzato come alternativa alla borsa di drenaggio. [2003]
Inserimento catetere
Un lubrificante monouso dovrebbe essere utilizzato durante l’inserimento del catetere per ridurre al minimo il trauma uretrale e il rischio di infezione. [2003]
Gestione del catetere
Per ridurre al minimo il rischio di occlusioni, incrostazioni e infezioni correlate a cateterismo per pazienti con un catetere urinario a lungo termine:
Quando si cambiano cateteri in pazienti con un catetere urinario a lungo termine:
La revisione sistematica della letteratura prodotta dal gruppo di lavoro statunitense si è sviluppata in due direttrici.
Una revisione ha riguardato gli esiti sensibili alle cure rispetto al tema delle infezioni delle vie urinarie; ed un’altra ha riguardato una revisione narrativa della letteratura che ha avuto per oggetto pazienti anziani cateterizzati e non cateterizzati.
La revisione nel suo insieme ha visto che laddove è stato applicato il bundle per la prevenzione delle infezioni delle vie urinarie, così come successo in ospedale, come l’igiene delle mani, la riduzione dell’uso improprio del cateterismo, la gestione ottimale dell’incontinenza urinaria e l’utilizzo di precauzioni per favorire l’idratazione dei pazienti, vi è stata una riduzione delle infezioni del tratto urinario nelle residenze per anziani.
L’assistenza ai pazienti geriatrici, ci pone di fronte alla necessità di approfondire la tematica di prevenzione del rischio infettivo, soprattutto perché la vita di comunità per gli anziani può rivelarsi un boomerang per ciò che riguarda la trasmissione crociata delle infezioni.
La preparazione del personale, come hanno dimostrato queste due revisioni, gioca un ruolo importante nella prevenzione e controllo delle infezioni del tratto urinario, che non può essere attribuita ad altre figure, meno esperte e con un percorso di studi assolutamente insufficiente, rispetto a quella infermieristica.
Rosaria Palermo
Fonte:
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