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Reggio Calabria, la denuncia Nursind: “In carcere un solo infermiere per 400 detenuti”

Vincenzo Marrari, segretario territoriale del sindacato Nursind attacca il nuovo coordinatore sanitario, paventa gravi conseguenze per l’incolumità degli infermieri, chiede nuove assunzioni e minaccia azioni di protesta.

Ai comportamenti violenti dei detenuti, che offendono e minacciano regolarmente, e alle difficili condizioni lavorative, caratterizzate da mancanza di climatizzatori, servizi igienici tenuti malissimo e nessuno spogliatoio attrezzato, si somma la riduzione del personale avvenuta negli ultimi mesi. Secondo Nursind Reggio Calabria, alla Casa circondariale di Arghillà, l’attività degli infermieri è fortemente a rischio.

“Dopo due anni intensi, nei quali solo grazie alla presenza degli infermieri si è riusciti a garantire l’assistenza alla popolazione detenuta, tutto sembra dimenticato – attacca Vincenzo Marrari, segretario territoriale del sindacato Nursind. E’ inconcepibile la gestione del nuovo coordinatore sanitario, dottor Pangallo, totalmente proiettato verso gli interessi dei medici. Sembra aver dimenticato completamente i bisogni e le esigenze del personale infermieristico”.

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E ancora: “I numeri sono impietosi: turni di 12 ore, anche con un solo infermiere per 400 detenuti; preparazione e somministrazione dei farmaci in un contesto caotico di richieste incessanti; umiliazioni continue a opera dei detenuti. Questa situazione non è più accettabile! Il coordinatore sanitario deve tutelare tutto il personale, non solo i medici”.

Per il Nursind è impensabile a gestire 400 detenuti – con altissima percentuale di soggetti psichiatrici – siano uno o due infermieri per turno: il rischio di gravi conseguenze per l’incolumità del personale è troppo alto.

Conclude l’esponente Nursind: “Si deve provvedere a incrementare il personale in organico di almeno dieci unità e devono essere effettuati tutti i necessari miglioramenti logistici, dando priorità alla climatizzazione e agli ambienti per spogliatoio e turni notturni. Diversamente, siamo pronti ad azioni di protesta. E se non bastasse, ad adire ale vie legali”.

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