Di seguito un comunicato stampa dello Smi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Quest’ultimo anno drammatico ci ha fatto capire quanto sia urgente riformare il nostro Sistema sanitario. Il nostro Ssn è giunto alla prova del Covid, manifestando elementi di relativa debolezza rispetto ai principali partner europei. Abbiamo registrato nel 2020 un numero elevato, elevatissimo di medici morti, se confrontato con quello degli altri Paesi europei, e questo vuol dire che nella rete organizzativa sanitaria qualcosa non ha funzionato e non sta funzionando.
Di fronte alla pandemia il Paese si è trovato impreparato perché il Piano nazionale dell’emergenza era fermo da dieci anni, e negli ultimi vent’anni si è continuato a tagliare nella sanità. In particolare, venendo alla missione 6, riferita alla salute, del Piano nazionale di ripresa e resilienza,che prevede per la medicina generale: le case della comunità e presa in carico delle persone. Il progetto nasce per potenziare l’integrazione complessiva dei servizi assistenziali sociosanitari per la promozione della salute e la presa in carico globale della comunità e di tutte le persone, siano esse sane o in presenza di patologie e/o cronicità.
Questo modello organizzativo, che coinvolge la medicina generale, con tutti i suoi compiti ad oggi riconosciuti e tutta la rete territoriale dell’assistenza, ha molte criticità e troppe similitudini con le CASE della SALUTE, che già hanno visto risultati scadenti in termini di obiettivi di risultato, nei dati pubblicati da Agenas nel 2012.
Le nostre proposte nel merito sono:
L’Inail deve ammettere che in questi mesi i medici di famiglia hanno subito veri e propri infortuni sul lavoro a causa del contagio trasmesso dai loro pazienti. Le loro famiglie, per questo, hanno diritto ad essere indennizzate in caso di morte dei propri congiunti. Il Piano deve quindi prevedere, inoltre, misure per la riattivazione della medicina scolastica in tutto il Paese. Occorre ridare piena attuazione a quanto previsto all’articolo 14 della Legge n. 833 del 1978, che istituisce il servizio sanitario nazionale, prevedendo che le Aziende sanitarie locali provvedono, tra l’altro, all’igiene e alla medicina scolastica negli istituti di istruzione pubblica e privata di ogni ordine e grado.
Per contrastare il coronavirus ed avviare una seria politica di prevenzione sanitaria non serve fare ricorso a soluzioni stravaganti, come quella di richiamare in servizio medici in pensione. Occorrono, invece, diagnosi precoci e prevenzione sanitaria attiva per contrastare gli effetti nocivi della pandemia. I servizi di medicina scolastica sono degli straordinari presidi sanitari perché direttamente operanti negli edifici scolastici e a stretto contatto con studenti, genitori e insegnanti. È ora di attivarli subito!
Redazione Nurse Times
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