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Protocollo Fnopi sui vaccini a domicilio: in che mani sono gli infermieri italiani?

Un protocollo di intesa è un documento che può essere stipulato fra vari soggetti sia pubblici che privati e possiede un valore di indirizzo, che può essere politico, o amministrativo, o entrambi, contenendo delle finalità che tendono ad orientare delle azioni verso obiettivi condivisi. Quindi fa sintesi di interessi comuni. Non esprime un accordo contrattuale, non ha il potere e gli effetti di un contratto. Di maggiore pertinenza con la nostra professione è il protocollo che elenca una sequenza prescrittiva e vincolante di comportamenti ben definiti, con l’aggiunta di connotati operativi, quindi come prima cosa è necessario non accostarli per la cogenza posseduta.

Da alcuni giorni il dibattito nel nostro ambito professionale si è decisamente imperniato intorno ad un protocollo di intesa sottoscritto fra il Governo, le Regioni, le Province autonome e la FNOPI, il cui contenuto presumo che diversi di noi (considerando gli interventi che si sono originati) non sono riusciti a recepire in modo sufficientemente chiaro, quanto meno per poter esprimere un giudizio oggettivo.

La chiave di volta per raggiungere il cuore di questo documento viene affidata all’interpretazione, diversamente non sarebbe possibile e questo viene affermato da rappresentati della FNOPI stessa.

Allora urge recuperare la semantica di interpretare.

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Dal vocabolario Treccani: “interpretare (tosc. o letter. interpetrare) v. tr. [dal lat. interpretari (lat. pop. interpetrari), der. di interpres -ĕtis «interprete»] (io intèrpreto o intèrpetro, ecc.). – 1. a. Intendere e spiegare nel suo vero significato (o in quello che si ritiene sia il significato giusto o più probabile) il pensiero d’uno scritto o d’un discorso il cui senso sia oscuro o dia luogo a dubbî”.

Capiamo di conseguenza che ci troviamo di fronte ad un testo che necessita, per poterne cogliere il vero significato, di una mediazione, perché o è oscuro, o dà luogo a dubbi, o entrambi.

La prima domanda che ci si può porre è: perché non scrivere subito ciò che si desidera esprimere in maniera chiara ed esaustiva?

È un po’ bizzarro il fatto che si debba dare un’interpretazione al testo di un protocollo di intesa, normalmente disquisizioni di questo tipo riguardano testi di legge che spesso (un po’ troppo) nel nostro Paese, danno adito a contesti di questo tipo, quindi la mia prima impressione è di smarrimento: di fronte a cosa mi trovo?

Perché qualcuno mi deve spiegare come interpretare un testo, scritto nella mia lingua, che per sua natura dovrebbe rappresentare il massimo della chiarezza e della trasparenza?

Ma queste sono solo le prime di alcune domande che sono costretto a pormi. Sempre secondo la FNOPI, se capisco bene, i punti salienti di questo protocollo vanno focalizzati nelle potenzialità espresse in fieri dal contenuto non esplicitato.

Come avviene quindi nella comunicazione tradizionale, la parte non verbale rappresenterebbe percentualmente quella maggioritaria e sostanziale, ma non abbiamo un interlocutore di fronte a noi dal quale attingere mimica e postura, si tratta di un testo che questi elementi non esprime. Ci viene detto che dobbiamo guardare alla possibilità di entrare a far parte del meccanismo vaccinale come liberi professionisti, hub privati, vaccinazioni dei dipendenti di qualsivoglia attività imprenditoriale, esercizio svincolato temporaneamente dall’esclusività contrattuale che ci lega al nostro datore di lavoro, per quanto riguarda l’ambito domiciliare.

Bene, perché non scriverlo?

Se questo è il senso del protocollo firmato, nulla impediva l’esplicitarlo in maniera palese.

Perché ci liberiamo dell’esclusività solo temporaneamente?

Solo un primo timido passo? La libertà va sorseggiata a piccoli sorsi perché se bevuta più copiosamente rischia di originare difficoltà di deglutizione?

Vedete come l’interpretazione di ciò che non viene espresso origina una quantità di domande che molto probabilmente non troveranno alcuna risposta?

Il protocollo è uno “strumento” e sempre dal vocabolario Treccani leggiamo: «genericamente, arnese, congegno, dispositivo e sim., necessario per compiere una determinata operazione o svolgere una attività».

Ma se questo arnese, congegno o dispositivo necessita di una interpretazione, occorre necessariamente avvisare in anticipo chi lo legge, che quello che sta leggendo è suscettibile di non possedere il significato che a prima lettura gli si potrebbe dare.

Personalmente non mi aspetto dalla “mia” federazione (“mia” perché al suo interno confluiscono anche i miei denari in qualità di iscritto all’albo) un documento suscettibile di interpretazione.

Devo poter leggere e comprendere i significati ivi contenuti, in modo facile e immediato. Dal dibattito che ho visto originarsi pare che così non sia. Se a quanto si legge si deve sovrapporre un ulteriore senso regalato all’interpretazione, il protocollo ha fallito il suo scopo, perché il contenuto viene diluito all’interno di una possibile assenza di significato univoco, trasformandosi in equivoco.

Come infermiere io non sono tenuto ad “interpretare” ciò che mi viene proposto dalla mia federazione, devo leggere, comprendere e trarne le conseguenze di quanto descritto, nulla di più. Personalmente, tutto questo a me non piace, il privato troverà l’escamotage per agire in deroga a qualcosa che non ha valore vincolante, piloterà al ribasso economico, indispensabilmente, muovendosi al di sotto dei simboli economici evidenziati nel testo.

La colpa dell’accettazione di condizioni economiche risibili non sarà però del tutto imputabile al professionista, buona parte della mancata fruttuosità dell’intento sarà rintracciabile e riconducibile all’interpretazione di un testo che si è pensato, voluto e concretizzato, come strumento di interpretazione.  

Allora la FNOPI ci è madre o matrigna? E conseguentemente: in quali mani ci ritroviamo?

Dario Porcaro

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Dal sito della Fnopi: Infermieri vaccinatori anche a domicilio: protocollo Ministero-Regioni-Fnopi

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Protocollo intesa Fnopi vaccini

Accordo vaccini Medici Medicina Generale

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