Pescara, posti letto insufficienti e personale allo stremo in Geriatria

Quanti problemi all’Ospedale Civile. C’è un solo infermiere ogni 15 pazienti.

«Veniamo presi a botte e parolacce» da pazienti e familiari quando il decorso di una malattia fa paura e scatta il panico. C’è chi, tra il personale, deve recuperare «80 giorni di ferie» o anche «200 ore», talmente tante che sembra impossibile farcela. Per questo, ogni tanto, qualcuno presenta alla direzione sanitaria una «lettera di dimissioni o trasferimento». È una corsa agli organici che mancano sempre, tra pensionamenti, malattie, gravidanze e posti mai reintegrati. Ci dovrebbe essere un infermiere ogni 8 pazienti, invece ce n’è uno ogni 15. Si sfoga come in un confessionale, il personale del reparto di Geriatria dell’ospedale di Pescara, ala sud e nord, sesto piano.

Stanno in trincea, gli infermieri, anche «oltre l’orario del turno» per non «lasciare un collega in difficoltà durante una emergenza». E le ore di lavoro si accumulano settimana dopo settimana, fino a che «lo stress, la fatica e la frustrazione» diventano insopportabili. Al punto che qualcuno «si è anche sentito male, fino a rischiare la vita». Gli oss sono 13 in ala sud e 12 in ala nord, ma di notte non bastano. E gli infermieri devono «pensare alle terapie», non possono occuparsi pure della pulizia personale dei degenti.

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Quando arriva l’ora della distribuzione dei pasti, quasi in contemporanea, scatta l’ingresso per i famigliari e, tra le 12 e le 14, soprattutto in ala sud, è il «caos nei corridoi», dove sono allineati i letti dei malati in esubero. Ieri mattina erano 68 i pazienti del reparto, diretto dal primario Emilio Simeone, contro i 54 posti regolamentari: 14 malati in più, dislocati nei corridoi, e altri in Neurologia. Tutti hanno più di 75 anni. Tra loro anche qualche ultracentenario. «Non ci sono spazi per mettere altri posti letto», dice il dirigente, che gestisce il reparto senza mai perdere la calma, con la dolcezza di un padre di famiglia.

Alle 12 i parenti dei malati si accalcano dietro la porta di ingresso, smaniosi di entrare. Ogni volta che la porta si apre, scattano per intrufolarsi. Vengono bloccati più volte, finché non arriva l’ora giusta. Prima i medici devono finire le visite. Quando sciamano dentro le stanze del reparto e sostano nei corridoi per visitare i loro cari, sembra di trovarsi in un «accampamento militare», con le bombole dell’ossigeno e i lettini antidecubito sgonfi poggiati ai piedi dei letti.

Michelina e Chiara, due signore, non abbandonano un istante i loro cari, stesi sui lettini e affaticati dalla malattia: «Gli infermieri dovrebbero essere di più, non riescono a stare dietro a tutti. Ci vorrebbe un ospedale solo per i vecchi. Oggi il reparto è tranquillo, certe volte è peggio».

Giorni fa, infatti, gli esuberi erano arrivati a 75 unità. Stanze e corridoi scoppiavano. Negli orari delle visite, ogni giorno, è «un caos di persone, che fanno lo slalom tra i carrelli dei pasti e quelli delle medicine». I letti sono posizionati qua e là, contro i muri. Gli spazi sono ridotti all’osso per «muoversi agevolmente tra i letti». Ognuno dei letti dovrebbe essere protetto da sguardi indiscreti, ma «non abbiamo sufficienti paraventi per garantire la privacy».

Promette di occuparsene Fiorella Cesaroni, vicepresidente della Tutela per i diritti del malato, che solo nel 2018 ha assistito 422 persone che si sono rivolte all’associazione per avere un consiglio o per fare una denuncia. Cesaroni ci accompagna nel viaggio dentro i reparti per capire cosa non va e quali soluzioni trovare per migliorare la vita dei pazienti, in numero sempre crescente a Geriatria, perché la popolazione invecchia e la vita si allunga. Persone che soffrono di patologie multiple: influenza mista a insufficienza renale, cardiaca, abbassamento delle difese immunitarie che, talvolta, possono essere fatali. «Per un po’ sono mancati anche i deflussori per le flebo, le sedie sono rotte, le poltrone sfondate, mancano tavoli, angoliere, arredi vari».

È un fascio di richieste che attendono risposte, quello planato sulle scrivanie della direzione generale. Simeone, direttore dell’Unità operativa, in continua emergenza sovraffollamento, chiede «aiuto ai medici di base, ai distretti sanitari, agli assistenti sociali», ma è pur vero che l’aiuto sarebbe facilitato se gli stessi pazienti, in casi non gravi, si rivolgessero a tali strutture per farsi curare.

Nel libro dei sogni della dirigenza medica del reparto ci sono tante altre richieste ugualmente importanti: una stanza dedicata ai pazienti terminali, attrezzata anche per un fine vita dignitoso; un soggiorno per i pazienti autonomi e un altro di tipo ricreativo per i familiari; una palestra per la riabilitazione dei degenti. Infine, ci sono carenze di personale, che si registrano nei dipartimenti di Nefrologia e Dialisi, dove fino a 10 anni fa c’erano 12 medici, oggi ridotti a 8 (3 in Dialisi 1) per circa 250 pazienti.

Redazione Nurse Times

Fonte: il Centro

 

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