Paziente affetta da Sla maltrattata da infermieri. L’Ipasvi di Catanzaro: “Poche mele marce non possono offuscare il lavoro di tanti”

Intervento della presidente Concetta Genovese all’indomani dell’operazione “Urla silenziose” nata dall’inchiesta della Procura calabrese. “Attendiamo il lavoro della magistratura, ma chi ha sbagliato pagherà”

 

CATANZARO – “Nella vicenda della casa di cura di Catanzaro andranno sicuramente accertate le responsabilità dirette, indirette e reali se le denunce di maltrattamenti, della paziente malata di Sla, dovessero rivelarsi del tutto vere dal punto di vista delle persone coinvolte. Ma se questo aspetto fa parte dei compiti della magistratura, il Collegio Ipasvi è altrettanto attento e vigile a verificare il grado di coinvolgimento degli infermieri coinvolti e una volta accertati i fatti e di pari passo con le decisioni che la giustizia vorrà prendere, agirà dal punto di vista professionale e della responsabilità etico-deontologica in base alle verifiche del coinvolgimento eventuale dei suoi iscritti con i provvedimenti necessari e con la massima rigidità per la tutela della professione e degli assistiti”.

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E’ netta la presa di posizione del Collegio catanzarese e della presidente, Concetta Genovese, sull’inchiesta avviata dalla Procura calabrese, su quanto sarebbe accaduto nella clinica “San Vitaliano” specializzata nelle terapie per i malati di Sla e sclerosi multipla.

L’operazione “Urla silenziose” condotta da polizia di Stato e Nisa e coordinata dalla Procura di Catanzaro ha portato a nove provvedimenti domiciliari per medici e infermieri in servizio nella clinica.

 

Concetta Genovese, presidente Ipasvi Catanzaro

Tutto nasce dalla denuncia di una paziente affetta da Sla, attraverso l’utilizzo di un computer, che da anni subiva le angherie, gli insulti e i maltrattamenti di medici e operatori sanitari nella struttura in cui era ricoverata.

Per tutti l’accusa è di maltrattamenti con le aggravanti dell’aver agito per motivi abbietti, ovvero per dispetto o per ritorsione a causa delle continue richieste di assistenza da parte della paziente, abusando dei poteri e violando i doveri inerenti alla loro funzione. Le telecamere nascoste nella stanza della paziente avrebbero confermato i racconti della donna e quei video inchioderebbero gli infermieri della struttura. Secondo l’accusa non si limitavano a insultare la paziente ma spegnevano l’audio del comunicatore, oppure le spostavano il monitor, così impedendo al lettore ottico a sua disposizione di intercettare le pupille della paziente.

Gli infermieri sono sconcertati della vicenda e dei suoi risvolti e i reati ipotizzati non fanno parte né della loro cultura né della loro professionalità” commenta la Genovese. “Ogni giorno, con abnegazione e spirito di sacrificio, dedicano le loro energie alla cura e all’assistenza di chi vive la fragilità della malattia o della disabilità e la nostra comunità infermieristica non può accettare che il comportamento criminale di qualcuno offuschi l’impegno di tanti che, con coscienza e umanità, svolgono ogni giorno un lavoro difficile nel rispetto della loro deontologia, vocazione professionale e umanità” aggiunge la presidente dell’Ipasvi di Catanzaro.

Che all’imbarazzo fa prevalere la certezza che il comportamento delinquenziale di pochi non può inficiare il lavoro dell’intera categoria: “Stiano tranquilli i cittadini e i pazienti che gli infermieri hanno come mission quella di prendersi cura delle persone e la professione infermieristica saprà difendere i principi dell’etica professionale che guida i nostri professionisti in scelte che rispondono al principio inderogabile di tutela della salute delle persone. Il Collegio Ipasvi di Catanzaro è pronto ad assumere le misure del caso e di sua competenza, non appena i fatti saranno accertati nelle singole responsabilità. E i cittadini possono stare tranquilli che tutti gli infermieri delle strutture sanitarie del nostro territorio difenderanno a testa alta loro e la professione e faranno fede alla mission di tutela della salute a cui sono dedicati”.

Salvatore Petrarolo

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