PADOVA. Facile dire che bisogna bere da un litro e mezzo a due litri d’acqua al giorno, se poi una volta ricoverato in ospedale sul comodino te ne arriva appena un litro. È quanto accade dall’inizio del mese, per altro in piena estate, in Azienda ospedaliera universitaria.
E non è la sola novità contro cui si scagliano Cgil, Cisl e Uil.
«Il menù di mensa e bar per i dipendenti è stato ridotto dal momento che l’ospedale ha tagliato da 9 a 5,35 il buono pasto pagato a Serenissima a cui ha prorogato l’appalto fino a fine anno, in attesa del nuovo bando di Azienda Zero (il primo è stato bocciato dal Consiglio di Stato, ndr). Per non parlare di un altro servizio essenziale, quello della lavanderia. Arrivano anche la metà delle lenzuola rispetto al fabbisogno» lamentano i sindacati, «con la conseguenza che per gli operatori diventa un’impresa sempre più difficile garantire tutti i cambi in maniera tempestiva. Lo stesso vale per le divise degli operatori».
La qualità dei servizi offerti e del lavoro, ancora un volta sarebbero stati sacrificati per ottenere un risparmio.
Importanti tagli sono stati fatti anche nel settore della ristorazione e lavanderia. A fornire maggiori particolari Alessandra Stivali della Cgil, Achille Pagliaro della Cisl e Luigi Spada della Uil.
«La fornitura d’acqua giornaliera ai pazienti è passata da un litro e mezzo al giorno a solo un litro, cioè la metà di quello che si consiglia di bere» sottolineano, «mentre per i dipendenti il pasto al bar si è ridotto: dei due panini previsti uno solo può essere con l’affettato, l’altro solo con verdure, l’acqua è stata ridotta a solo mezzo litro e non è più prevista la scelta fra caffè, yogurt o macedonia. Oltre alla quantità» incalzano i sindacati, «è scaduta anche la qualità del cibo: la pizza per esempio, prima era intera ora è a spicchi, con un impasto gommoso che a pochi minuti da quando è stato riscaldato è immangiabile. Ed è un’alternativa spesso preferita da chi consuma il pasto in un secondo momento in reparto».
Lenzuola e divise L’altro servizio che finisce nel mirino di Cgil, Cisl e Uil è quello della lavanderia, in appalto a due diverse ditte, una che si occupa del lavaggio e l’altra del trasporto. «Il problema è duplice anche in questo caso» rilevano Stivali, Pagliaro e Spada, «infatti da una parte ne risente la qualità del servizio ai pazienti visto che arrivando molte meno lenzuola del fabbisogno, a volte giusto la metà, è impossibile garantire i giusti ricambi. Dall’altra ci sono gli operatori che devono da una parte farsi carico del disagi dei pazienti, dall’altra fare i conti anche con il proprio visto che ad arrivare in ritardo e non sempre in numero sufficiente sono le divise pulite. È una situazione insopportabile. L’eccellenza do una struttura si misura anche da questi aspetti, non solo nei grandi interventi».
La protesta I sindacati hanno già scritto una lettera all’Amministrazione: «Non fosse stato abbastanza vergognoso decider questi cambiamenti, in particolare in tema di acqua e pasti, senza nemmeno convocare le parti sociali per un confronto, l’Azienda non si è degnata ancora di darci una risposta. In passato abbiamo dimostrato che confrontandoci si possono trovare soluzioni condivise, come per esempio l’accordo ponte sulla distribuzione delle colazioni in reparto. Qui si è fatto tutto nel silenzio più totale, con appena un avviso affisso sulla porta della mensa qualche giorno prima. Non c’è rispetto dei lavoratori e dei pazienti».
L’indice punta alla corsa al ribasso: «Non può essere che l’unico criterio sia sempre e solo il risparmio» concludono Cgil, Cisl e Uil, «bisogna valutare la qualità dell’offerta, tanto più in ambiti delicati come questi».
Fonte: Mattino di Padova
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