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Padova, negarono la chemio alla figlia malata di leucemia: confermata condanna a due anni per i genitori

I fatti risalgono al periodo 2015-2016, quando Lino Bottaro e Rita Benini rifiutarono più volte di sottoporre Eleonora, 17 anni, con una diagnosi di leucemia linfoblastica acuta, alle cure tradizionali, preferendo affidarsi al metodo Hamer. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei precedenti gradi di giudizio: fu omicidio colposo.

La Corte di Cassazione ha messo la parola fine al caso di Lino Bottaro e Rita Benini, accusati di omicidio colposo per aver rifiutato che la figlia Eleonora, 17 anni, malata di leucemia linfoblastica acuta, venisse sottoposta alla chemioterapia. La coppia padovana si è vista confermare la condanna a due anni inflitta sia in primo che in secondo grado perchè ritenuta responsabile della morte della ragazza, che secondo i medici avrebbe avuto una possibilità di guarigione attorno all’80%. Per scelta della famiglia, invece, la giovane fu curata, sulla base del metodo Hamer, solamente con cicli di cortisone, agopuntura e vitamina C.

Tutto inizia nel dicembre del 2015, quando Eleonora si sente male tornando da scuola. Nei giorni precedenti aveva sofferto di febbre e dolori alle ossa. Si reca dal medico di base a Bagnoli di Sopra per una visita. Solo il 10 febbraio del 2016, quindi con un mese di ritardo dal presentarsi della malattia, viene sottoposta ad accertamenti clinici. Dopo poche ore le viene diagnosticata la leucemia e per questo viene ricoverata nel reparto di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale di Padova. Ma Eleonora rifiuta la chemioterapia: una scelta condivisa dai familiari, seguaci delle teorie di cura di Hamer, il metodo tedesco radiato dall’albo professionale per aver elaborato quella che chiamò la “nuova medicina germanica”.

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Il 26 febbraio la ragazza esce dall’ospedale, proprio il giorno in cui il Tribunale per i minori sospende ai Bottaro la potestà genitoriale

, ordinando alla coppia di sottoporre la figlia a chemioterapia in una struttura sanitaria di loro scelta. Il calvario di Eleonora, quindi, ha una ulteriore tappa all’ospedale di Bellinzona, in Svizzera, ma anche qui, di fronte alla sollecitazione di ricorrere alle cure tradizionali, i genitori oppongono l’ennesimo rifiuto.

Il 31 luglio Eleonora rientra in Italia e viene ricoverata all’ospedale di Schiavonia (foto), nel Padovano. Senza terapia del dolore e con l’unico supporto delle vitamine, muore il 29 agosto dello stesso anno.

Nei tre gradi di giudizio è stata accreditata l’ipotesi che Eleonora sia stata fortemente influenzata dai genitori nell’affidarsi al metodo Hamer, e quindi portata alla morte senza l’ausilio di una terapia medica riconosciuta. Per la procuratrice aggiunta Valeria Sanzari, la prima a indagare i Bottaro, la ragazza non avrebbe mai avuto modo di costruire una propria libertà di scelta delle cure, sempre iperprotetta e plagiata dai genitori. Da loro, peraltro, non è mai venuta nessun parola di pentimento. “Credo nella giustizia divina, non ho sbagliato nulla – ha ripetuto mamma Rita –. Rifarei tutto quello che ho fatto”.

Redazione Nurse Times

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