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Opi Trento: “Bene l’umento dei posti a Infermieristica, ma non basta…”

Nel comunicato stampa che segue, a firma del presidente Daniel Pedrotti, l’Ordine trentino sottolinea la necessità di investimenti nella formazione e di interventi per rendere più attrattiva la professione.

Opi Trento esprime apprezzamento e sostegno alla decisione assunta dalla Giunta provinciale, su proposta dell’assessore alla Salute, Stefania Segnana, di anticipare nel piano triennale della formazione degli operatori del Sistema sanitario provinciale l’aumento dei posti al corso di laurea in Infermieristica a Trento a 180 studenti per l’anno accademico 2023/2024.

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Tale previsione è coerente con il patto “Assistenza infermieristica nel sistema trentino”, sottoscritto fra Ordine e Provincia il 17 maggio 2022 e sostenuta da più fattori, fra i quali il 45% degli infermieri iscritti, attualmente nella fascia di età 46-60 anni, che nei prossimi anni usciranno gradualmente dalla professione per pensionamento e un aumentato fabbisogno di infermieri nei prossimi anni per far fronte ai bisogni assistenziali e sanitari crescenti e sempre più complessi dei cittadini e per realizzare il tanto necessario e urgente potenziamento dell’assistenza territoriale previsto dal Pnrr e dal Dm 77.

Come emerge chiaramente dal comunicato della Pat, l’Ordine è fiducioso che alla decisione di aumentare il numero di posti al corso di laurea in Infermieristica, in coerenza con il fabbisogno, si associno imprescindibilmente anche importanti e concreti investimenti di risorse nella formazione universitaria per l’insegnamento d’aula, di laboratorio-simulazione e clinico, garantendo adeguati standard di tutor e spazi appropriati ad accogliere un maggior numero di studenti. Mantenere la formazione di elevata qualità del corso di laurea in Infermieristica di Trento, già riconosciuta a livello nazionale, significa investire sui futuri professionisti e sulla qualità dell’assistenza ai cittadini.

Secondo l’Ordine c’è però un altro dato molto preoccupante, già posto all’attenzione dell’assessorato alla Salute e rispetto al quale siamo sicuri ci sarà massima attenzione con la messa in atto di interventi programmati, strutturali e condivisi: in Italia, e in Trentino, la professione sta perdendo attrattività verso i giovani, ma anche verso i professionisti stessi. Ne è conferma lampante che in Italia i posti messi a bando ogni anno dalle università per i corsi di laurea in Infermieristica non vengono coperti dal numero dei candidati ai test di ammissione.

La sede di Trento è ancora attrattiva, sta tenendo e supera il numero di domande rispetto ai posti disponibili, ma il trend è in calo. Inoltre in questi mesi è aumentato in modo preoccupante il fenomeno delle dimissioni da parte degli infermieri, che preferiscono il lavoro nel privato o in libera professione, e in alcuni casi l’abbandono vero e proprio dalla professione. C’è bisogno dunque di lavorare affinché la professione infermieristica sia più attrattiva. Non è evidentemente sufficiente solo aumentare il numero dei posti in Università.

Opi Trento auspica che il Trentino, con le sue prerogative, possa essere laboratorio di realizzazione di nuove idee e nuovi modelli affinché sia attrattivo per i futuri professionisti della salute, per chi attualmente è infermiere, per chi sceglie questa professione dall’alto valore scientifico e umano, per continuare a garantire la tutela della salute ai cittadini nei prossimi anni. Il Trentino si è già altre volte distinto a livello nazionale per essere un laboratorio precursore in vari ambiti, l’augurio che anche nel campo della sanità lo possa diventare per tracciare una rotta utile anche per altri territori.

“Il Trentino – afferma il presidente Daniel Pedrotti (foto) – per la sua storia e per la sua autonomia ha il dovere, ma allo stesso tempo il privilegio, di intraprendere soluzioni nuove”. L’appello alle istituzioni, come già previsto nel patto Opi-Pat, è di lavorare assieme e concretamente su strategie nuove e innovative finalizzate ad aumentare l’attrattività della professione al fine di incrementare sia il numero degli studenti che scelgono di intraprendere il percorso universitario per diventare infermiere che per trattenere infermieri motivati nel sistema sanitario provinciale. Il tema è complesso, multifattoriale e necessita di azioni chiare e risolute, che devono essere attivate con urgenza, ma allo stesso tempo in modo programmato e in sinergia con le parti coinvolte, considerando queste priorità.

“Gli infermieri – prosegue Pedrotti – vogliono fare gli infermieri e vogliono dedicare più tempo all’assistenza e alle cure infermieristiche delle persone e dei famigliari in un clima sicuro, sereno, flessibile, stimolante e orientato all’innovazione e alla ricerca. Questa è l’essenza della nostra professione. Gli infermieri vogliono essere considerati come professionisti anche nella comunicazione interna e esterna delle istituzioni, sentirsi protagonisti ed essere coinvolti nelle decisioni strategiche”.

Bisogna inoltre lavorare sul fronte della possibilità di carriera, uscendo dall’appiattimento della professione legato a modelli vecchi. L’infermieristica ha oggi la necessità di differenziare/specializzare la professione, riconoscendo i diversi livelli di competenza e le aumentate responsabilità. Ci sono molti infermieri in provincia che hanno conseguito la laurea magistrale, master universitari, corsi di perfezionamento, dottorato di ricerca, ma la possibilità di fare carriera è scarsissima, ed è una carriera esclusivamente prevista in ambito organizzativo.

È necessario invece riconoscere anche ruoli di specializzazione nella clinica e nella formazione. Inoltre meno dello 0,5% degli infermieri nel pubblico – in Apss – riveste posizioni dirigenziali, e anche in questo caso nella maggior parte dei casi nell’area dell’organizzazione, pochi nella formazione e nessuno nella clinica, mentre nelle Rsa addirittura non sono previste posizioni per dirigente infermiere. Servono più posti di dirigente infermiere nelle aree della clinica – assistenza, formazione e organizzazione – al fine garantire il governo dei processi assistenziali e formativi.

È necessario attivare soluzioni per aumentare l’attrattività della professione infermieristica dal punto di vista giuridico ed economico, prevedendo e assicurando retribuzioni coerenti alle responsabilità assunte e alle competenze acquisite in ambito clinico, formativo e organizzativo promuovendo modelli assistenziali e professionali che valorizzino le competenze infermieristiche nei team interprofessionali, con particolare riferimento all’assistenza infermieristica territoriale e al potenziamento e diffusione dell’infermiere di famiglia e comunità.

Vanno create le condizioni affinché i professionisti possano apportare, ciascuno con pari dignità, il proprio contributo in termini di competenze specifiche e specialistiche sul progetto del paziente, tenendo in considerazione l’evoluzione delle professioni sanitarie negli ultimi vent’anni.

Redazione Nurse Times

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