Opi della Calabria: “Ci sentiamo abbandonati”

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato redatto dagli Ordini degli infermieri calabresi.

Gli infermieri della Calabria chiedono con forza  un immediato intervento per scongiurare il rischio di un blocco delle attività in molte strutture sanitarie della regione, dove l’emergenza degli organici infermieristici e del personale di supporto ripetutamente denunciata dai singoli Ordini delle professioni infermieristiche (vedi Opi Cosenza, ndr) e dal Coordinamento regionale, pregiudica ulteriormente la qualità dell’assistenza, la sicurezza dei cittadini e degli stessi operatori.

Con l’imminente inizio delle ferie estive la situazione rischia il default completo nella quasi totalità delle aziende sanitarie, dove la carenza di personale ha già determinato una forte riduzione delle prestazioni e costringe i pochi professionisti in servizio a turni di lavoro doppi o tripli, orari massacranti e continui richiami in servizio, oltre a un demansionamento continuo della propria professione.

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Continuare con tali condizioni di lavoro è inaccettabile. I professionisti infermieri calabresi chiedono, con forza, azioni immediate per rafforzare gli organici infermieristici e del personale di supporto, e per tutelare gli operatori dai notevoli rischi professionali connessi alle difficili condizioni di lavoro attuali, non più sopportabili e che violano diritti inalienabili come quello a un adeguato riposo. Contemporaneamente, alla struttura commissariale chiediamo di investire sulla componente infermieristica per poter erogare prestazioni di qualità e ridurre così i costi di degenze e servizi.

Il consorzio mondiale RN4CAST ha condotto studi in oltre 30 Paesi, tra i quali l’Italia, che hanno associato il livello quali-quantitativo dello staffing infermieristico e di supporto agli esiti sensibili alle cure infermieristiche (mortalità e insorgenza di complicanze). I risultati sono chiari e inequivocabili:

  • Se il rapporto tra infermieri e pazienti assistiti è maggiore di 1/6, aumentano gli esiti negativi (mortalità a 30 giorni, complicanze come cadute, errori di terapia, lesioni da pressione e riduzione della soddisfazione), le attività assistenziali previste e non svolte, e aumenta il burnout del personale.
  • Aggiungendo pazienti da assistere a ogni infermiere, aumenta la mortalità e aumentano le cure mancate.
  • La presenza di personale di supporto superiore in proporzione al 40% dello staff infermieristico diventa pericolosa e può determinare anch’essa un aumento della mortalità.

Orbene, in Calabria questo rapporto è di 1/10 e, in talune realtà, di 1/18. Per questo chiediamo pubblicamente un incontro al Commissario ad acta Saverio Cotticelli, per portare le istanze degli infermieri calabresi stanchi, dopo dieci anni di sacrifici che non hanno portato a nulla,  se non a peggiorare tale situazione.

Redazione Nurse Times

 

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