Nursing Up Lazio. Le Infezioni Correlate all’Assistenza: lo studio sulle padelle monouso

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del NURSING UP regionale Lazio sulle infezioni correlate all’assistenza. Ricordiamo che l’assistenza di base, compreso il posizionamento delle padelle è competenza delle figure di supporto “OSS”, per cui l’infermiere controlla ed evita l’insorgenza delle infezioni nosocomiali.


Gentile Direttore,

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lei mi chiedeva come mai ci interessassimo delle padelle? Come mai un sindacato si occupa delle padelle?

Prima di tutto mi preme dire che non credo esista un vademecum, legale o ideologico, che dia indicazioni circa le incombenze di un sindacalista. Nel caso di Nursing Up, avendo l’infermieristica nel DNA, siamo convinti che tutto ciò che riguarda gli infermieri e/o che li coinvolga nelle responsabilità professionali sia di competenza nostra!  Siamo convinti sia un atto dovuto.

Le infezioni ospedaliere, come molti sanno, sono un indicatore della qualità dell’assistenza. Quindi ci interessa che i colleghi lavorino nelle condizioni più ottimali, per la loro salute e quella dei pazienti che assistono.

Successivamente alla pubblicazione dell’articolo, che ha diffuso anche la sua testata (Roma, ospedale S. Eugenio: segnalazione del Nursing Up), ho ricevuto numerosi riscontri. Ciò non è stato entusiasmante, perché il problema evidenziato riguarderebbe il Lazio e non solo. La cosa grave è che nessuno lo evidenziava, come ci fosse rassegnazione?

Parlando con i colleghi è nato una sorta di brainstorming, vale a dire che ogni persona del gruppo ha descritto la sua realtà lavorativa, facendo emergere che la situazione descritta nell’articolo non era un fenomeno isolato, purtroppo!

Il problema si è creato pensando alle padelle monouso, in uso in alcuni ospedali laziali, che ha creato problemi e perplessità tra gli infermieri. Ci si potrebbe chiedere come mai lascino perplessi gli infermieri? Poiché le padelle monouso non prevedono alcun trattamento, una volta utilizzate dal paziente, l’infermiere o il delegato (quando esistente), può gettare il tutto, nel maceratore, senza alcuno scrupolo.

Il problema che ci si chiede, ma, il frutto della macerazione delle padelle ed il relativo prodotto è inquinante? Il prodotto della triturazione dovrebbe andare a finire nel sistema fognario cittadino? Una cosa è certa che tale triturazione può essere causa di ostruzione della stessa macchina di frantumazione. Quando ciò avviene come surrogare il sistema? Perché i reparti continuano a ricoverare ed operare….

Un altro problema a cui gli infermieri non sanno rispondere è: perché l’installazione del macchinario per triturare le padelle monouso prevede la rimozione delle lavapadelle?”

La problematica sollevata è lecita, perché le padelle monouso prevedono l’uso di un sostegno dedicato, che viene riutilizzato da paziente in paziente.

I sostegni delle padelle come vengono custoditi, lavati e curati? Qua si crea un altro dilemma, non di poco conto. In ospedali di eccellenza come viene detto dai nostri politici in occasioni di inaugurazioni, non abbiamo protocolli operativi per la cura delle padelle tra un paziente ed un altro. Gli infermieri sanno che il letto del paziente è da considerare sporco, quindi il sostegno della padella monouso viene poggiata, con il “benestare”

 delle Direzioni e  della politica, da un paziente ad un altro.

Gli Infermieri e i coordinatori infermieristici, goffamente, hanno provato ad organizzarsi in assenza di studi, direttive e/o linee guida. In alcuni reparti non è insolito trovare dei “bigonzi” (dal dialetto romanesco che sta ad indicare un grande contenitore scuro) dove vengono messe acqua, padelle e disinfettante, come l’ipoclorito di sodio. Non risultano schemi per la diluizione del disinfettante, quindi si rischia che il disinfettante sia poco per le reali necessità di disinfezione, oppure troppo e quindi potrebbe risultare tossico da respirare. Inoltre, certi disinfettanti, con il passare del tempo debbono essere rinnovati e dovrebbero essere conservati con un contenitore coperto, ben chiuso.

Il “bidone”, con il carico citato, quando viene rinnovato? Quando viene cambiata l’acqua e come? Dovrebbe essere lavato e disinfettato anche lo stesso contenitore?

Il quantitativo dell’acqua è tale che i colleghi o chi per loro potrebbero rovesciarsi addosso il contenuto?

Il disinfettante che non viene cambiato, spesso, può diventare un “brodo di coltura” piuttosto che un disinfettante. Normalmente, il brodo di coltura è un metodo in uso per la moltiplicazione dei microrganismi in condizioni di laboratorio controllate. Quindi il personale, deputato a vuotare il contenitore, rischia di rovesciarsi tutto in dosso, vale a dire il contenuto contaminato?

Quindi le padelle, benché legate alla storia antica dell’assistenza sanitaria, sono un momento sottostimato nell’assistenza sanitaria? Tutto ciò descritto rappresenta un rischio per il paziente e per il personale sanitario in termini di salute, ma, anche in termini di garanti della salute altrui.

Il nostro studio, inoltre, ha previsto l’invio, via mail, di richieste di schede tecniche e/o suggerimenti vari da parte delle ditte produttrici di macchinari lavapadelle e/o maceratori di padelle.

Al momento ha risposto alle mie richieste solo la MEIKO Italia Srl, fornendomi dei documenti che stiamo leggendo/traducendo e interpretando. Stiamo, perché non sono l’unica che sta facendo questa ricerca.

Il mio gruppo è intenzionato a proseguire nello studio e a denunciare qualsiasi rischio!

Cordialmente

Coordinamento Regionale Nursing Up Lazio

Laura Rita Santoro

Allegato

Lettera di una infermiera olandese sulle Infezioni Correlate all’Assistenza

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