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Novi Ligure (Alessandria), dottoressa sospesa lavorava in Pronto soccorso: assessorato regionale alla Sanità chiede spiegazioni all’Asl

La professionista è stata fornita dalla cooperativa Almantea di Vercelli, alla quale l’Azienda sanitaria ha appaltato il servizio. E mentre ci si interroga su chi dovesse esercitare gli opportuni controlli, sullo sfondo emerge la solita problematica della carenza di personale medico (e non solo) negli ospedali.

Benché l’Ordine dei medici di Genova l’avesse sospesa dallo scorso 8 febbraio e fino al 31 dicembre (per motivi non meglio precisati), una dottoressa fornita dalla cooperativa Almantea di Vercelli ha lavorato al Pronto soccorso dell’ospedale di Novi Ligure (Alessandria). Ora sulla vicenda, portata alla luce dalla testata locale Lo Spiffero, è intervenuto l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Icardi, che ha scritto a Luigi Vercellino, direttore generale dell’Asl Alessandria, e al responsabile dell’anticorruzione per richiedere “una circostanziata relazione su quanto accaduto”. In particolare, sulle modalità di affidamento del servizio alla cooperativa e sui controlli posti in essere.

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A sua volta chiamato a riferire sulla gravissima questione dal gruppo consiliare del Pd, che ha presentato un’interrogazione e richiesto l’accesso agli atti dell’Asl, Icardi vuole dunque vederci chiaro. E per questo ha subito interessato il colonnello Biagio Carrillo, già comandante dei Nas e attualmente consulente dell’assessorato, che potrebbe essere incaricato di ulteriori verifiche sull’operato dell’Azienda sanitaria, alla luce dei chiarimenti che la stessa fornirà.

La dottoressa in questione, laureatasi nel 2019 all’Università di Genova, compare nell’elenco dei medici che la cooperativa Almantea ha fornito all’Asl dopo aver ottenuto un appalto per la fornitura di medici non solo all’ospedale di Novi Ligure, ma anche ad altri nosocomi della provincia. Ecco perché pure i sindaci di Alessandria, Acqui Terme e Ovada

, che nelle scorse ore hanno discusso della vicenda, non nascondendo forti preoccupazioni, starebbero per chiedere chiarimenti all’Asl. 

Per la stessa dottoressa, scoperta grazie alla denuncia di due colleghi dell’ospedale di Acqui Terme, potrebbe ora configurarsi il reato di esercizio abusivo della professione, ma non si esclude l’ipotesi di ulteriori reati commessi da altri. In particolare dall’Asl, che l’avrebbe inserita nei turni di vari ospedali senza prima verificare il possesso dei requisiti richiesti ai medici gettonisti. Il dg Vervellino, però, sostiene che l’Azienda sarebbe parte lesa e valuta la “possibilità di porre in essere azioni legali nei confronti della cooperativa”, che a suo dire aveva garantito tutti i requisiti richiesti per l’impiego del personale medico. Inoltre medita sulla possibilità di “revocare l’affidamento del servizio sulla base di un comportamento pregresso”.

Insomma, lo scaricabarile è già partito. E’ comunque strano che l’Asl Alessandria sostenga di non essere stata a conoscenza del provvedimento di sospensione: basta consultare il sito di Omceo Genova per averne contezza. Ma intanto l’assessorato regionale alla Sanità intende andare fino in fondo. Anche perché alle ipotesi di reato potrebbe affiancarsi un danno erariale. Il servizio prestato dalla professionista, infatti, è stato pagato con denaro pubblico. Decisive saranno le prossime ore, e soprattutto il contenuto della relazione richiesta all’Azienda sanitaria.

Redazione Nurse Times

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