No ai ristori per le famiglie dei medici morti di Covid: CIMO-FESMED lancia una petizione online e scrive a Mattarella

“Delle sole parole non sappiamo più cosa farne”, dice Guido Quici, presidente del sindacato medico.

Sulla questione del blocco dei ristori alle famiglie dei medici deceduti per Covid-19 il sindacato CIMO-FESMED lancia una petizione online e scrive al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “La Federazione CIMO-FESMED – si legge in una nota – ha appreso con sconcerto e indignazione la notizia della mancata approvazione da parte del Senato del sub-emendamento al Decreto legge sulla proroga dello stato di emergenza che prevedeva la creazione di un fondo da destinare alle famiglie dei medici scomparsi a causa del Covid-19”.

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Aggiunge Guido Quici, presidente del sindacato medico: “Dinanzi all’ennesimo voltafaccia del Parlamento, incapace di passare dalle parole a riconoscimenti concreti per il personale sanitario, abbiamo deciso di indirizzare una lettera aperta al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella speranza di ottenere un concreto segnale di vicinanza dello Stato al personale sanitario”.

Intanto è stata lanciata su Change.org una petizione, che in poche ore ha già ottenuto migliaia di consensi, per chiedere al Parlamento di provvedere a risarcire adeguatamente non solo le famiglie dei medici morti per Covid-19, ma anche quelle di tutti i sanitari deceduti a causa del virus. Nei prossimi giorni, in occasione della seconda Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato

, il sindacato CIMO consegnerà inoltre al presidente della Fondazione ONAOSI (Opera nazionale assistenza orfani sanitari italiani) quanto raccolto dalla vendita del libro Giuro di non dimenticare, un’iniziativa adottata qualche mese fa per garantire un supporto ai figli dei medici che hanno perso la vita lottando contro il Covid.

“Nel nostro piccolo vogliamo mostrare un sostegno tangibile alle famiglie dei tanto acclamati ‘eroi’, già negato ben due volte dalla politica – conclude Quici –. Delle sole parole non sappiamo più cosa farne”.

Redazione Nurse Times

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