Napoli, culle e letti aggiunti al Santobono: arriva la polizia

Riprendiamo un articolo del Mattino che fa luce sulla situazione di emergenza all’ospedale partenopeo.

Al Santobono di Napoli arriva la polizia. A far intervenire gli agenti è il papà di un bambino ricoverato in Pediatria d’urgenza, che chiama il 113 quando nella stanza viene sistemata un’altra culla. Il sesto posto aggiunto. Il reparto è pieno, il pronto soccorso affollato. Qui l’attesa sfiora i 70 minuti per i piccoli pazienti avvolti nelle coperte, fra le braccia dei genitori, classificati con codice verde.

Alle 13:30 si contano 275 casi trattati nelle ultime 24 ore, oltre 1.500 in una settimana, tra cui quasi 150 ricoveri, che spingono la direzione sanitaria ad adottare un piano per “l’emergenza ‘virosi respiratorie’ anno 2019”. Intanto i sindacati aggiornano i dati sulle barelle e i soprannumerari: «Tredici nelle Pediatrie, altri tre nell’Osservazione breve intensiva, uno in Cardiologia e Pneumologia», riepiloga Pasquale Volatile, della Rsu. Ma i disagi sono collegati anche alle carenze nella rete complessiva di assistenza.

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Nel reparto di Urgenza, al terzo piano, Alessandro Anastasio, padre di un altro bambino, di quattro mesi, arriva da Sorrento dopo essere stato nel presidio di Vico Equense. «Lì ci hanno detto di non avere letti liberi e consigliato di raggiungere Napoli», spiega. Invece Manuela Piccio racconta della doppia visita al pronto soccorso vomerese, il 27 e il 28 dicembre: «È stato il pediatra che mi ha spinto a raggiungere di nuovo il presidio, dicendo che non avrei potuto curare a casa mio figlio, affetto da bronchiolite. Il posto letto è stato trovato all’una di notte».

Nella stanza in fondo al corridoio sono in cinque, e poi in sei, più del previsto: i bimbi, l’uno accanto all’altro. «Ieri, mi sono fatta sentire per non cedere la macchinetta dell’ossigeno», interviene Valeria Cammarota, 36 anni e tre figli, mentre un’altra mamma, Vincenza Granatello, dice che in queste condizioni chiamare l’infermiere diventa possibile solo per i motivi più seri. E i posti letto sono esauriti anche in Rianimazione, dove ci sono 15 ricoverati, anziché 8 o 10.

Il direttore sanitario Rodolfo Conenna spiega però che il picco dell’epidemia, e quindi il record di ricoveri, è previsto per metà febbraio. Il protocollo adottato per fronteggiare la situazione, in vigore da oggi, porta a concentrare in un unico piano i pazienti affetti da bronchiolite e altre patologie respiratorie, aumenta i letti (12 più di osservazione breve) e stabilisce che, quando ci sono più del 20 percento di pazienti soprannumerari, è obbligatorio potenziare il personale.

Quanto alle barelle, «pur rappresentando una soluzione eccezionale», sono «assolutamente vietate nei corridoi, anche per motivi di sicurezza e privacy». E non devono superare del 20 percento il numero di posti letto. E la soluzione precaria va comunque sottoposta «a mezzo di consenso informato», sottoscritta cioè dalla famiglia. Ma ai genitori Conenna raccomanda innanzitutto di evitare la corsa in ospedale: «È importante consultare il pediatra, quasi sempre è possibile risolvere i problemi a domicilio».

Il tutto in attesa che la rete di assistenza sia potenziata con l’attuazione del nuovo piano ospedaliero. «Oltre ai 100 posti di Pediatria già disponibili al Santobono, ne sono programmati 60 ulteriori: al San Giovanni Bosco e all’Ospedale del mare, non ancora in funzione, mentre al San Paolo il reparto va avanti a scartamento ridotto per le carenze in organico», riassume il direttore sanitario, che avverte: «È decisivo avere pure un sostegno maggiore dalle strutture della provincia».

Non bastasse, pazienti nella notte vengono trasferiti al Santobono o al Cardarelli dal Lazio, dove «l’unica camera iperbarica pubblica, quella del policlinico Umberto I, non accetta urgenze oltre le 19, e nei weekend prevede una reperibilità dalle 7 alle 19», spiega il primario Rosario Infascelli, sottolineando che «gli ospedali napoletani si trovano troppo spesso a dover fronteggiare le inefficienze altrui, con pericolose ricadute».

Redazione Nurse times

Fonte: Il Mattino

 

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