Conosciamo tutti al giorno d’oggi i benefici che la musica apporta alla nostra tristezza interiore, alla nostra sofferenza e soprattutto alla capacità di tirar fuori emozioni che nemmeno le persone a noi care, a volte, non conoscono. Perché, dunque, la musica non dovrebbe essere considerata una terapia di supporto in ambito sanitario? L’influenza benefica delle note musicali, si manifesta in due forme:
Una certezza della funzionalità della terapia è senza dubbio quella del sistema sanitario cinese e indiano. Spiegano infatti i medici che l’applicazione della musica all’interno dei reparti di degenza è utile per trattare pazienti affetti da ansia, depressione, dolore post-traumatico e post-chirurgico. La musica influisce sulla stimolazione neuronale, in particolare sulla produzione delle betaendorfine, i cosiddetti “ormoni del buonumore” e inoltre è utilissima nel trattamento della marsupioterapia (particolare tecnica utilizzata nell’allattamento dei neonati prematuri da parte dei genitori), nei malati terminali e nei malati neurologici.
Oliver Sacks, specialista di neurologia, docente presso la New York University School of Medicine e scrittore di numerosi volumi sulla musicoterapia, spiega nel suo ultimo libro “Musicofilia”, il rapporto tra musica e corpo umano. Nel dettaglio, Sacks illustra come nei pazienti affetti da Parkinson o Alzheimer
la coordinazione dei movimenti e il quantitativo di stress siano notevolmente ridotti. Inoltre i ricordi legati a una particolare melodia o a una canzone fanno scattare nel paziente uno stato di quiete, di pace e di felicità, permettendogli di rispondere meglio alla terapia ed di tollerare meglio il dolore.I riscontri sull’apporto terapeutico della musica nel rapporto tra madre e nascituro sono poi entusiasmanti Infatti l’utilizzo di questa tecnica durante le fasi tavaglio-parto-postparto crea tra le parti uno stato mentale rilassato e disteso, diminuendo lo stato di stress e favorendo gli operatori durante le mobilizzazioni necessarie. Ne consegue che la musicoterapia è senza dubbio una tecnica molto utile, da utilizzare in tutte quelle strutture che puntano al benessere ottimale del paziente, alla formazione del personale e all’utilizzo di terapie psico-funzionali oltre che farmacologiche.
In definitiva, tutto ciò che può essere di supporto al paziente durante lo stato di stress e di paura all’interno dei reparti di degenza e delle strutture sanitarie deve essere utilizzato per il benessere proprio, degli operatori e dei propri familiari.
Marco Borruto e Adriana Scarcella (infermieri reparto Ortopedia)
Bibliografia:
Gli Adelphi – Oliver Sacks – La musicofilia
FIM (Federazione italiana musico terapeuti – ente riconosciuto dal Miur)
Marsupioterapia – La stampa
Sanità, Indagine Nursing Up: “Tra le regioni più in difficoltà, al primo posto ci sono…
Conferimento dell'incarico quinquennale di struttura complessa interaziendale di dirigente delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della…
I sindacati: “Aiop e Aris non vogliono riconoscere il contratto ai dipendenti” “Le promesse fatte…
L’infermiere ai direttori sanitari ha ribadito: “Non ho fatto nulla, c’è chi può testimoniarlo” La…
Cei: “La Chiesa italiana con Samaritanus Care affronta la grande fuga degli infermieri assumendo laureati dalle…
In esecuzione della deliberazione del Direttore Generale n. 413 del 17/05/2024, esecutiva ai sensi di…
Leave a Comment