Dagli Stati Uniti arriva l’incredibile storia di Sammy Berko, 16enne del Missouri, colpito da arresto cardiaco e dichiarato morto dopo due ore di rianimazione cardiopolmonare senza successo. I suoi genitori, che nel 2019 avevano già perso un altro figlio (Frankie, di appena dieci anni), si erano ormai rassegnati a una nuova tragedia familiare, ma hanno ritrovato la speranza quando il polso di Sammy ha improvvisamente ripreso a battere. E dopo 24 ore di terapia intensiva, il ragazzo si è svegliato.
La storia è stata resa nota da poco, ma risale al gennaio scorso, quando Sammy fu colto da malore durante un’arrampicata su roccia in un centro sportivo. Poi la miracolosa guarigione, a seguito della quale i medici ordinarono test genetici per l’intera famiglia, compreso il fratello Frankie, che prima di morire aveva donato il Dna per partecipare a una sperimentazione clinica.
Jennifer, 47 anni, ha spiegato a People: “Finalmente, per la prima volta in tre anni e mezzo, quello che è successo a Frankie ha senso per noi. Non eravamo mai riusciti a capire perché avesse subito un attacco epilettico e il suo cuore si fosse fermato. All’epoca nessuno comprese le cause della sua morte, nemmeno i medici”.
Il dottor Michael Ackerman, cardiologo genetico della Mayo Clinic, spiega che “l’innesco dell’adrenalina può far sì che il cuore entri in una spirale in un ritmo caotico e pericolosamente rapido”. Il segnale di pericolo è lo svenimento provocato dall’esercizio
. Una volta diagnosticata, questa malattia è molto facile da curare. I beta-bloccanti possono bloccare l’adrenalina, e una piccola procedura chirurgica, chiamata denervazione simpatica cardiaca, può essere eseguita semplicemente attraverso l’ascella sinistra.Sammy si è sottoposto a un intervento chirurgico e, insieme a mamma Jennifer, sta assumendo beta-bloccanti. Ha trascorso otto settimane al Texas Children’s Hospital, prima di essere trasferito al TIRR Memorial Herman, dove ha trascorso altri 58 giorni di riabilitazione. I medici hanno scoperto che aveva subito una serie di piccoli ictus e una grave lesione alla spina dorsale. Ma inspiegabilmente il suo corpo ha inviato ossigeno al cervello, e non alla colonna vertebrale.
Oggi Sammy è per lo più paralizzato dalla vita in giù. Mostra un po’ di sensibilità e alcuni dei suoi muscoli si attivano, ma non abbastanza per sostenere tutto il peso corporeo. Con l’aiuto di un deambulatore, comunque, è uscito dalla struttura di riabilitazione. Ora frequenta la scuola superiore e, compatibilmente con le sue condizioni, è tornato a coltivare le passioni per il basket e per la musica.
Redazione Nurse Times
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