Particolari vibrazioni inviate ai tessuti delle gambe femminili attraverso microsfere rotanti di silicone contrastano efficacemente il lipolinfedema. Il trattamento si chiama microvibrazione compressiva Endosphères e ha dimostrato di diminuire i sintomi della malattia e di migliorare la qualità di vita delle pazienti.
Dopo due sessioni di cura alla settimana per un mese e mezzo, la cura ha ridotto del 46% il dolore, del 5% l’edema periferico e del 4% l’indice di massa corporea. È quanto ha stabilito uno studio tutto italiano che riporta gli effetti della nuova metodica non invasiva. La ricerca è presentata al XX Congresso mondiale di flebologia UIP2023 di Miami.
Prosegue Bacci: “Spesso il grasso non si limita alle gambe ma colpisce anche l’addome o e le braccia. È una patologia che viene sottovalutata e spesso confusa con la semplice cellulite o con il, più o meno grave, sovrappeso. In realtà fa diventare le gambe così gonfie e pesanti da rendere molto difficoltose anche le più semplici attività quotidiane. Va contrastata attraverso diagnosi quanto più precoci e successivi trattamenti preventivi. La microvibrazione compressiva è una metodica non invasiva che aiuta a raggiungere perfettamente questi obiettivi, soprattutto se associata a giusti stili di vita”.
“Permette una più facile terapia e una migliore prevenzione in quanto riduce l’evoluzione della malattia e le sue complicazioni – sottolinea il professor Andrea Sbarbati, ordinario di Anatomia all’Università di Verona –. Gli effetti positivi delle microvibrazioni compressive sono il frutto di una riorganizzazione biochimica e biofisica delle cellule e determinano risultati visibili anche sulla cute. Riducono inoltre il tessuto adiposo superficiale e stimolano la rigenerazione delle cellule staminali che abbondano in quelle sedi. Le stimolazioni meccaniche esterne hanno degli effetti sui tessuti e i risultati dello studio evidenziano l’importanza di questa metodica brevettata in Italia per la vascolarizzazione e l’aumento delle attività cellulari che, infine, permettono di ridurre edema e dolore”.
“Gli effetti rigenerativi evidenziati si mantengono anche dopo la sospensione dei trattamenti con una visibile ristrutturazione del tessuto adiposo e connettivale – sottolinea il professor Eugenio Caradonna, Past President SIMCRI –. La microvibrazione compressiva può essere quindi vista come una tecnica che riattiva i normali meccanismi rigenerativi di tessuti strutturalmente compromessi, veicolandone l’azione”.
“È in grado di stimolare e modificare la resistenza e l’elasticità del tessuto connettivo, in modo da riportarvi la giusta fluidità funzionale e di conseguenza un profondo rilassamento muscolare – afferma il professor Raoul Saggini, ordinario di Medicina fisica e riabilitativa all’Università Ecampus di Milano –. Con questa tecnica si ottiene uno stato di riduzione della ipereccitabilità delle strutture nervose e una riduzione del dolore, come hanno già dimostrato alcune esperienze nella medicina dello sport”.
“L’azione sul sistema linfatico è favorita dalla pressione esercitata dalle sfere di silicone – afferma la professoressa Rosa Grazia Bellomo, ordinario di Medicina fisica e riabilitativa all’Università di Urbino –. Agiscono sul derma con un’azione pulsata e ritmica ad onda che pompa la linfa verso i linfonodi. Si produce poi un trattamento endodermico che ha come scopo anche la riattivazione della microcircolazione arteriosa”. Infine i vantaggi del trattamento consistono soprattutto nella mancanza di dolore e nella facile ripetitività delle sessioni.
“La microvibrazione compressiva Endosphères rappresenta una terapia di base alla quale è possibile associare altre cure mediche o chirurgiche per ridurre le gambe gonfie e le adiposità dolorose – conclude il professor Bacci –. È un trattamento e che può essere di grande utilità in Italia dove si registra un forte aumento delle malattie degenerative del tessuto adiposo, come il lipoedema e il lipolinfedema, nonché dell’obesità femminile”.
Redazione Nurse Times
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