La storia di Victor Ty, infermiere di radiologia, racchiude in sé qualcosa di strabiliante e unico; alle porte dei 40 anni lascia un lavoro ben avviato nel mondo del design e del tessile per conseguire una laurea in infermieristica e per di più, nonostante il percorso di studi in infermieristica negli Stati Uniti sia particolarmente duro, riuscendoci in soli due anni.
Lavora da allora in un Centro Oncologico al Maimonides Medical Center di Brooklyn, New York. Continua, inoltre, a studiare per conseguire la laurea Magistrale in Scienze infermieristiche.
Questo percorso di studi e di vita, ha fatto si che Victor Ty riuscisse ad integrare le competenze acquisite nella sua precedente esperienza lavorativa nella sua carriera infermieristica.
Ma se è facile intuire la passione di Victor Ty per il tessile, passione che lo ha portato a realizzare dei copri cannule per pazienti tracheostomizzati, difficile immaginare la passione di quest’uomo, oramai adulto, per i Lego®, che insieme alla passione per l’ingegneria elettronica gli hanno permesso di creare degli strumenti di lavoro unici.
Ma facciamo un passo indietro, nella vita professionale e non solo, di questo collega. Durante il primo anno come infermiere, Victor Ty si trova ad assistere un piccolo paziente affetto da linfoma ed autismo.
Oltre alla comune passione per i Lego®, a legare Ty a questo piccolo paziente vi era il figlio maggiore, Nicholas, autistico anche lui, e questo suo vissuto gli è venuto in soccorso nello stabilire una comunicazione efficace tra i due.
Questo approccio ed il suo prototipo è stato da allora utilizzato dal Team di specialisti in Radioterapia, con tutti gli altri piccoli pazienti allo scopo di spiegare loro il trattamento, al quale da li a poco si sarebbero sottoposti.
Questo nuovo approccio ai piccoli pazienti ha convinto circa 50 bambini a rinunciare alla sedazione, con conseguenti minori rischi per i bambini stessi e con un risparmio per i costi dell’anestesia non sostenuti per famiglia, non indifferente.
“Come infermieri, penso che siamo in possesso di un talento innato per identificare e risolvere i problemi. Se si dispone di una soluzione per una medicazione complessa o si ha un’idea per rendere il lavoro ancora più efficiente, bisogna condividerla con la comunità di cura“, ci ricorda Victor Ty, perché, aggiungo in chiusura, un’idea anche la più semplice, può talvolta fare la differenza nella vita dei nostri pazienti, così come è accaduto per il prototipo realizzato da questo collega geniale ed i suoi piccoli pazienti.
Rosaria Palermo
Fonti:
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