La legge n. 24 del 3 marzo 2017, altrimenti nota come Legge Gelli è un provvedimento che, pur non citando il termine infermiere (utilizza l’espressione “esercente le professioni sanitarie”), cambia radicalmente quella che è la responsabilità infermieristica.
Tra i 18 articoli del testo normativo emerge un cambiamento per quanto riguarda la gestione del risk management. Sono maggiori, in particolare, il coinvolgimento e l’implemento delle responsabilità. Il che porta gli infermieri ad aggiornarsi sempre di più sulla gestione del rischio clinico. Di fondamentale importanza è l’art. 5 della riforma, che stabilisce come gli esercenti le professioni sanitarie debbano attenersi alle pratiche clinico-assistenziali e alle raccomandazioni previste dalle linee guida.
La responsabilità civile, invece, cambia a seconda che si lavori in un’azienda pubblica o in una privata. Nel primo caso sarà applicata una responsabilità extracontrattuale: spetterà all’assistito dimostrare di aver subito il danno, fornendo il nesso causale tra la condotta dell’infermiere e il danno arrecato. Nel secondo caso sarà applicata una responsabilità contrattuale.
L’art. 9 parla delle azioni di rivalsa, spiegando che sono circoscritte a casi di dolo o colpa grave. Saranno gli infermieri a elaborare le linee guida sulla responsabilità professionale. Attraverso l’Ipasvi si è giunti a stabilire quali sono le società scientifiche e le associazioni infermieristiche idonee a elaborare le linee guida alle quali bisogna attenersi per non essere accusati di colpa grave, come indicato dalla legge Gelli.
Ida Baiano
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