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Lecce, infermiere schiaffeggiato dal marito di una paziente

Dopo essersi lamentato per l’attesa in Pronto soccorso, l’aggressore ha sferrato uno schiaffo al professionista. Preoccupano i numeri degli episodi di violenza contro il personale sanitario a Lecce e provincia.

E’ un infermiere del Pronto soccorso la vittima del nuovo episodio di violenza contro il personale sanitario registrato all’ospedale Dea “Vito Fazzi” di Lecce. Il professionista è stato colpito con uno schiaffo al volto dal familiare di un paziente, pare dopo uno scambio di battute che aveva visto l’aggressore lamentarsi per l’attesa a cui era costretta la moglie prima di ricevere le cure ospedaliere (in codice verde).

Per placare gli animi sono intervenuti i carabinieri del Comando provinciale di Lecce, la cui intermediazione ha indotto l’uomo a scusarsi con l’infermiere. Quest’ultimo, rimasto stordito, ha dovuto fare ricorso alle cure dei colleghi, ma non ha riportato gravi danni.

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Annualmente in provincia di Lecce sono circa 130 i casi di minacce e aggressioni riferite agli Ordini professionali. Negli ultimi mesi la situazione è diventata ancora più grave: ben 43 le aggressioni su sanitari registrate al 31 marzo scorso. Numeri purtroppo cresciuti negli ultimi due mesi. Molte meno, invece, le vicende denunciate alle forze di polizia: solo quattro (ospedali di Lecce, Gallipoli e Scorrano e in una guarda medica), quasi tutte legate a violenze fisiche.

Il 40,8% di sanitari aggrediti ha un’età compresa tra 55 e 65 anni. Il 56,10% delle vittime è di sesso femminile, indice di come il problema aggressioni continui ad essere più sentito tra i medici donne. In questo scenario prosegue la campagna di sensibilizzazione

contro le violenze sui sanitari avviata nel maggio scorso dall’Ordine dei medici di Lecce.

“Niente può giustificare la violenza e le aggressioni ai danni degli operatori sanitari – ha commentato Stefano Rossi, direttore sanitario dell’Asl Lecce -. La storica e cronica iper-affluenza che si crea nei pronto soccorso durante i weekend comporta un super carico di lavoro per medici e personale sanitario, ma non deve mai sfociare in atteggiamenti aggressivi e incivili verso chi è impegnato a dare risposte di cura concrete e professionali. L’attesa non è una giustificazione della violenza e mai lo dovrà essere. Chi arriva in ospedale riceve tutta l’assistenza sanitaria necessaria nei tempi che il caso richiede”.

Redazione Nurse Times

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