L’artro-protesi totale d’anca è uno degli interventi più eseguiti e di maggior successo nella chirurgia protesica articolare. Dopo l’intervento, infatti, oltre il 92% dei pazienti si dichiara soddisfatto
Nel corso degli anni si è assistito ad un’evoluzione degli impianti protesici per quanto riguarda il design e i biomateriali, mentre le vie chirurgiche utilizzate sono rimaste sostanzialmente quelle da tempo descritte in letteratura. Nel frattempo sono cambiati i bisogni dei pazienti e le loro aspettative.
Nel passato il paziente si “accontentava” di vedere risolta la propria sintomatologia dolorosa. Oggi le condizioni sociali, profondamente mutate, fanno si che il paziente voglia essere attivo, autosufficiente e reintegrato nel lavoro il più precocemente possibile. Nel tentativo di rispondere a queste esigenze, la ricerca ortopedica si è orientata verso una chirurgia con la minor invasività possibile: la cosiddetta “chirurgia mini-invasiva” (MIS). Per mini-invasività in chirurgia protesica si intende:
La comunità scientifica ortopedica attualmente ritiene la via anteriore quella che risponde maggiormente ai requisiti di mini-invasivita’ ,intesa appunto come rispetto delle strutture anatomiche che è alla base di un recupero funzionale precoce.
Tecnica chirurgica più complessa: l’utilizzo di una via d’accesso piccola comporta l’aumento del rischio di complicanze durante l’intervento.
Nonostante la tecnologia moderna supporti il lavoro del chirurgo fornendo strumentari dedicati e protesi di minor dimensioni, talvolta le difficoltà tecniche d’impianto persistono per la difficoltà di visione diretta delle strutture articolari.
Ovviamente le difficoltà diminuiscono al crescere dell’esperienza del chirurgo con questa tecnica. Per diminuire l’incidenza di complicanze è necessario selezionare bene il paziente a cui proporre una tecnica a minore invasività.
La selezione si basa sull’età del paziente, sulle sue caratteristiche morfologiche, sulle caratteristiche radiologiche dell’anca da operare e, non ultimo, dal grado di degenerazione artrosica e di qualità dell’osso del paziente. E’ da evitare in particolare in pazienti obesi o con masse muscolari particolarmente sviluppate o con alterazioni morfologiche importanti dell’anca.
Nelle controindicazioni, infatti, alla via anteriore mini-invasiva annoveriamo: la displasia avanzata (Crowe 2,3,4), e la revisione di pregressi interventi di protesizzazione.
Rischio di lesione del nervo femoro-cutaneo laterale della coscia con conseguente area di anestesia o alterata sensibilità cutanea a livello della coscia
Per tutti le motivazioni sin qui descritte, questa tecnica ha suscitato e sta suscitando curiosità e interesse sempre crescente nei chirurghi ortopedici, ma soprattutto nei pazienti che vedono in una minore aggressione chirurgica una risposta alle loro necessità e alle loro attese.
I pazienti sono cambiati, nel senso che sono cambiati i loro bisogni e le loro aspettative. Un tempo l’obiettivo dell’intervento era togliere il dolore, oggi le condizioni sociali, ambientali e di relazione fanno si che il paziente richieda soprattutto di essere precocemente attivo, autosufficiente, reintegrato nel mondo del lavoro.
Angelelli Maria Luisa
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