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La capacità di guarire in fretta dalle ferite della pelle di squalo può aiutare l’uomo: lo studio

Il notevole potere di guarire dalle ferite della pelle di squalo potrebbe aiutare gli esseri umani. E’ quanto emerge da uno studio condotto al Marine Biological Laboratory (MBL) di Wood’s Hole, Massachusetts, da ricercatori del Karolinska Institute di Stoccolma. I risultati sono stati pubblicati sull’International Journal of Molecular Sciences.

La pelle di squalo è rivestita da uno speciale film di muco, somigliante più al muco generato dalle persone che a quello generato da altri pesci. Ed è noto da tempo che gli squali hanno una capacità insolita di riprendersi rapidamente dalle ferite, come spiegano i ricercatori Jakob Wikström, professore associato di Dermatologia e sperimentatore principale alla Karolinska, e Etty Bachar-Wikström, autrice senior dello studio.

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“Tuttavia, per ovvi motivi, si sa molto di più sulla biologia dei pesci che sulla biologia dello squalo – ha spiegato Wikström in un comunicato stampa -. I pesci sono più facili da maneggiare e c’è un maggiore interesse commerciale in essi”.

Gli squali sono cartilaginei e, insieme alle razze, costituiscono solo l’1% delle specie di pesci, mentre i pesci ossei costituiscono l’altro 99%.

“Il nostro obiettivo in questo documento era caratterizzare la pelle di squalo a livello molecolare, cosa che non è stata fatta in modo approfondito”, afferma Bachar-Wikström.

In che modo gli squali guariscono così rapidamente dalle ferite? Per cercare di scoprirlo i ricercatori si sono concentrati sullo strato sottile di muco che si sovrappone alla pelle ruvida di uno squalo. E hanno scoperto che la sua composizione chimica è molto diversa da quella del muco secreto dai pesci ossei, meno acida, con un pH quasi neutro, e in realtà più simile al muco dei mammiferi, compreso quello degli esseri umani.

“La biologia molecolare dello squalo è unica – afferma Wikström -. Non è solo un altro pesce che nuota in giro. Ha una biologia unica, e probabilmente ci sono molte applicazioni biomediche umane che si potrebbero derivare da questo. Per esempio, quando si tratta di mucina (un componente primario del muco, ndr), si possono immaginare diversi trattamenti topici per la cura delle ferite che potrebbero essere sviluppati”.

Wikström osserva che gli scienziati hanno già creato trattamenti per la guarigione delle ferite basati sulla ricerca sui merluzzi. Quindi “è possibile che si possa fare qualcosa di simile con gli squali”. I ricercatori osservano che una precedente ricerca sugli squali condotta in altri centri ha già portato alla creazione di un nuovo antibiotico e ha fornito alcune informazioni chiave sulle basi della fibrosi cistica.

Redazione Nurse Times

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