Procedure, Protocolli e Linee Guida

Ipnosi e comunicazione ipnotica nell’assistenza infermieristica

Quello che io e Bice vogliamo condividere con i nostri colleghi infermieri, è la nascita di un grande amore, nascita avvenuta qualche anno fa.

Leggendo questo incipit potreste pensare: “ok auguri e figli maschi, siamo contenti per voi, ma sono affari vostri”. In realtà l’oggetto dell’amore di cui vi vogliamo parlare non siamo noi due, bensì qualcosa che ha radicalmente cambiato le nostre esistenze, la nostra vita professionale ed il modo di fare assistenza come infermieri. Sto parlando dell’Ipnosi e della Comunicazione Ipnotica.

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Quando si utilizzano questi due termini, l’immaginario collettivo della maggior parte delle persone “non addette ai lavori” galoppa, realizzando immagini che spaziano dalla magia, alla manipolazione della volontà, alla diffidenza; anche perché alcuni show televisivi contribuiscono a creare una visione distorta dell’ipnosi. Immancabilmente si  trascura l’efficacia che in ambito sanitario queste due pratiche hanno oramai dimostrato avere in tutto il mondo.

Mi sembra quindi opportuno spendere due parole per spiegare che cosa s’intende per ipnosi e comunicazione ipnotica e sulle possibili applicazioni nell’assistenza quotidiana fornita ai nostri pazienti.

Comincerei quindi con la definizione di ipnosi.

Per ipnosi si intende un particolare stato fisiologico della coscienza, diverso sia dalla veglia che dal sonno e che viene definito come “stato di coscienza modificato caratterizzato dalla presenza di un monoideismo plastico” (definizione di Franco Granone, il padre dell’ipnosi clinica in Italia).

Per monoideismo plastico s’intende l’effetto fisico rilevabile che un’immagine mentale potente è in grado di creare sul nostro corpo modificandolo. Vi faccio un esempio per spiegare ancora meglio la cosa. Se chiedo ad un paziente di chiudere gli occhi, di immaginare di essere in un negozio di frutta e verdura e gli chiedo di immaginare di guardarsi attorno, di avvicinarsi al banco degli agrumi e prendere in mano un limone, sentirne il profumo, la consistenza, vederne il colore giallo, e di tagliarlo a metà immaginando il succo che cola, sentendone il profumo….non so se a voi capita lo stesso, ma per esempio a me, immaginando di avere sotto il naso il limone tagliato a metà, sentirne il profumo e vederlo, mi provoca un aumento della salivazione e quel dolorino a lato delle mandibole che si prova quando ingeriamo qualcosa di aspro. Eccovi spiegato con questo esempio quel che viene definito “monoideismo plastico”.

La nostra capacità di convogliare tutte le nostre risorse mentali nella creazione di una immagine così potente da creare effetti a livello fisico.

Alcuni miti riguardanti l’ipnosi devono essere immediatamente sfatati: che la volontà della persona in ipnosi possa esser oggetto di manipolazione, che il soggetto in ipnosi possa esser vittima di chi, in malafede, vuole estorcergli informazioni, che si possa fargli fare cose che in situazioni “normali” assolutamente non farebbe, che in ipnosi si perda completamente il controllo della situazione e si rimanga in balia di chi ci ha indotti in questo stato. Infine paure ancora che chi ci ha ipnotizzati possa ad esempio esser stroncato da un infarto proprio nel bel mezzo della seduta, mentre siamo ancora lì “addormentati” e che quindi non riusciremo mai più a “svegliarci” rimanendo lì imprigionati nel limbo.

Tutti concetti sbagliati, in ipnosi non si dorme. Se assistendo ad una seduta di ipnosi  vi capitasse di sentire pronunciare dall’ipnotista /ipnologo “dormi”….oppure ti  “sveglierai “….,  sentitevi autorizzati a dargli dell’incompetente!

Come pocanzi detto in ipnosi non si dorme, anzi, tutti i sensi sono potenziati. Paradossalmente se vi trovaste in una stanza al sesto piano in compagnia di altre due persone, voi, un amico ed un soggetto in ipnosi, e tre piani più in basso scoppiasse un incendio, il soggetto in ipnosi sarebbe il primo ad accorgersene e a dare l’allarme molto prima di voi, e questo perché appunto tutti i suoi sensi sono amplificati.

Potremmo definire, usando una metafora, il soggetto in ipnosi come un qualcuno che indossa la tuta di Superman o Wonder Woman, veste che conferisce al soggetto dei “superpoteri”. Le sue abilità saranno naturalmente incrementate e sarà più performante, ecco perché anche nel caso in cui l’ipnotista fosse stroncato da  un attacco di cuore mentre siete in ipnosi, non ci sarebbe nessun pericolo per voi: quando ne avrete avuto abbastanza sarà sufficiente  voler “riemergere” e potrete farlo in tutta naturalezza e autonomia, esattamente come quando decidete che vi siete crogiolati abbastanza tempo sul divano o sotto la doccia.

Ma due sono le cose essenziali che si devono sapere: se non voglio essere ipnotizzato, nessuno al mondo riuscirà mai ad indurmi in questo stato di coscienza e tanto meno riuscirà a farmi fare qualcosa che vada contro la mia volontà, la mia etica, le mie convinzioni morali. Da ciò si evince che senza la partecipazione del soggetto che deve essere indotto, non potrà mai verificarsi lo stato di “trance ipnotica”, il libero arbitrio non verrà mai intaccato, e fintanto che il gioco sta bene a me, seguirò le indicazioni dell’ipnotista, quando la cosa comincerà a non andarmi più bene allora riemergerò. E’ come se l’ipnotista fosse il navigatore satellitare della vostra auto, voi gli chiedete di darvi le indicazioni per arrivare ad un indirizzo che non conoscete, ma sta a voi scegliere se seguire o meno le indicazioni che vi verranno fornite, e fino a dove. Quindi nella realizzazione della trance ipnotica non è bravo chi ipnotizza, ma bensì il soggetto che viene indotto nel riuscire a lasciarsi andare e ad immaginare.

Prima definendo l’ipnosi, ho detto che si tratta di uno stato  fisiologico di coscienza modificata, infatti è stato dimostrato che ciclicamente ad intervalli di circa 90 minuti, la nostra mente entra in questa condizione spontaneamente. Pensate a quando state facendo qualche cosa di noioso, o state studiando o più semplicemente nel vostro lavoro vi sforzate di rimanere a lungo concentrati; non è forse vero che dopo un certo tempo la mente tende a divagare lasciandosi andare a “voli pindarici” immaginando luoghi, situazioni, circostanze che vi fanno star meglio?

Ebbene questi sono fenomeni di trance spontanea durante i quali la mente “stacca la spina” per riuscire a ricaricare le energie psico-fisiche  utilizzate.

In ipnosi, se al soggetto “conviene”, potrò fornire le indicazioni per mettere in atto tutte le strategie utili per risolvere varie problematiche, quali la gestione dell’ansia o del dolore, oppure per esser più concentrato nello studio e memorizzare meglio, per migliorare le perfomances nello sport e molto altro ancora.

Il tutto potrà esser gestito in piena autonomia, dopo la prima induzione, entrando nella condizione nota come  “autoipnosi”,  per affrontare le  situazioni contingenti che si presenteranno in quel determinato momento, grazie all’ancoraggio ricevuto nella prima seduta d’ipnosi.

Ma cos’è l’ancoraggio?

Con questo termine, s’intende un gesto simbolico particolare che viene insegnato in occasione della prima induzione ipnotica dall’ipnotista al soggetto indotto permettendogli, solo se lo vorrà, di rientrare in pochi secondi in quella condizione di coscienza modificata sperimentata durante la seduta, e di uscirne sempre autonomamente. In pratica potrà, a comando, azionare l’interruttore che lo farà entrare ed uscire dalla condizione di autoipnosi quando ne avrà la necessità di farlo.

Questo molto in breve è una sintesi di quello che in realtà è l’ipnosi.

Vediamo ora in che cosa consiste la Comunicazione Ipnotica.

Con questo termine si indica quel particolare meccanismo neurolinguistico che sfrutta il potere che una corretta comunicazione ha di arrivare al nostro inconscio ed è in grado di generare  fenomeni a livello fisico. Tali fenomeni possono esser osservati e rilevati anche senza arrivare alla condizione di uno stato di coscienza modificata. Ricordando la definizione data di ipnosi, possiamo affermare che l’Ipnosi e la Comunicazione Ipnotica, sono le due gemelle eterozigoti, non del tutto identiche, ma molto affini e simili che comunque portano all’instaurarsi di un monoideismo plastico.

La Comunicazione Ipnotica è l’utilizzo della comunicazione in modo consapevole,  conoscendo i meccanismi con cui questa agisce a livello non solo razionale, ma soprattutto analogico.

Quando parlo di comunicazione dobbiamo tenere a mente una cosa molto importante: ad una visione superficiale poco attenta, potremmo esser portati a pensare erroneamente che la comunicazione si esprima solamente attraverso l’articolazione del linguaggio parlato: nulla di più sbagliato. Possiamo definire la comunicazione come quel complesso meccanismo di trasmissione e scambio di informazioni che avviene quando due o più soggetti entrano in relazione, una specie di grande costruzione costituita da tre mattoncini ognuno dei quali ha dimensioni diverse.

Quando parliamo è estremamente importante la congruenza fra ciò che diciamo con le parole e ciò che diciamo col non verbale.

 In caso di incongruenza, la parte del leone la fa il non verbale, perché il mattoncino più piccolo è costituito dal linguaggio verbale, e costituisce solamente il 7% circa della costruzione, vi è poi un mattoncino più grande che costituisce il 38% circa dell’intero edificio ed è il linguaggio para-verbale costituito dal tono della voce, grazie al quale posso comunicare differenti stati emotivi (emozione, noia, disappunto, interesse, ecc.), il timbro della voce ( suono gutturale, nasale, acuto ecc.) che al pari della musica o meglio delle note che la compongono può, in base alle frequenze utilizzate, risultarci affascinante, assolutamente fastidioso, indifferente…, il volume della voce che possiamo utilizzare per sottolineare e dare importanza o meno a determinate parole o frasi pronunciate  in base all’incidenza che vogliamo alle stesse conferire, anche attraverso le  pause ed i silenzi . Infine altre caratteristiche del linguaggio para-verbale sono costituite dalla cadenza (l’accento che ognuno di noi ha).

Il terzo e più grande mattoncino dell’intera costruzione è il linguaggio non verbale (circa il 55%), cioè ciò che noi esprimiamo attraverso il corpo, la mimica facciale, le micro espressioni, la postura, la prossemica ecc..  

Ognuno di noi comunica in base al proprio vissuto che è fatto di esperienze, sensazioni ed emozioni, utilizzando un senso piuttosto che un altro. Questo concetto è molto importante e dobbiamo ricordarci che definiamo “canale esperienziale” il sistema che ognuno di noi utilizza nell’elaborare gli input ricevuti. La persona si esprime attraverso i cinque sensi ma essenzialmente attraverso tre di questi: vista, udito, contatto fisico. Quindi chi si esprimerà preferendo elaborare le informazioni attraverso immagini sarà un soggetto Visivo, chi lo farà attraverso i suoni, rumori, parole sarà definito Uditivo e chi attraverso il contatto fisico verrà definito Cenestesico, ognuno avrà una predominanza di uno di questi sistemi rappresentazionali anche se possiede in minor misura anche gli altri. Il miglior sistema per capire attraverso quale canale esperienziale un soggetto comunica è quello di prestare attenzione ai verbi e aggettivi  dallo stesso utilizzati.  

A che cosa mi serve sapere tutto ciò? Semplice, riuscendo a capire su che canale mi devo “sintonizzare” (il canale esperienziale utilizzato dal paziente), riuscirò meglio e più rapidamente a farmi capire: se io  mi esprimo con terminologia tipica di un cinestesico rivolgendomi ad un visivo, quest’ultimo dovrà fare un lavoro di “traduzione” del mio linguaggio per adattarlo al suo e capire cosa gli sto’ dicendo. Se invece saprò adattarmi e comunicare usando subito la terminologia tipica dei soggetti visivi imboccherò la “scorciatoia giusta” affinché i miei suggerimenti vengano accolti con maggior facilità.

Attraverso la comunicazione ipnotica, riuscirò ad accedere in modo positivo alla mente inconscia del mio paziente, facendolo entrare così in uno stato mentale particolare, grazie al quale il suo inconscio andrà ad “esplorare” e a cercare tra i suoi ricordi esperienze passate, situazioni o sensazioni simili a quella da me suggerita, in modo tale si che si crei quel particolare stato di “empatia” e fiducia (che chiamiamo rapport) indispensabili a trasformare il mio dialogo in una relazione terapeutica d’aiuto.

Potrò in questo modo aiutare il paziente a gestire ad esempio l’ansia e lo stress da procedure più o meno invasive, o semplicemente affrontare meglio un prelievo se il soggetto ad es. è fobico per gli aghi, oppure potrò insegnargli come gestire il dolore ad esempio in caso di medicazioni dolorose, oppure ridurre il disagio nel post-operatorio.

Potrò intervenire insomma a 360° avendo un paziente “compliante”. Grazie alla fiducia che sarò riuscito a guadagnarmi, aumenterà la sua autostima e la sua abilità nel gestire in maniera autonoma tutte quelle situazioni “difficili” che dovrà affrontare nel suo percorso di cura, determinando un vero empowerment del paziente.

Ecco in breve spiegato cosa realmente sono l’ipnosi e la comunicazione ipnotica. Credo che in base a queste poche indicazioni fornite, appaia lapalissiana la grande opportunità per noi operatori della sanità rappresentata da questi due sistemi innovativi di assistere i nostri pazienti. Siamo dei professionisti e come tali più ricco sarà il nostro “cassetto degli attrezzi” tanto più risulteremo efficaci e saremo riconosciuti ed apprezzati nella nostra difficile opera quotidiana: l’assistenza al malato.

Dott. Graziano Marchiori       

Infermiere – Operatore esperto in Comunicazione Ipnotica

Dott.ssa Bice Properzi 

Coordinatrice presso Ospedale Molinette – Operatrice esperta in Comunicazione ipnotica

Giuseppe Papagni

Nato a Bisceglie, nella sesta provincia pugliese, infermiere dal 94, fondatore del gruppo Facebook "infermiere professionista della salute", impegnato nella rappresentanza professionale, la sua passione per l'infermieristica vede la sua massima espressione nella realizzazione del progetto NurseTimes...

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Giuseppe Papagni

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