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Infermieri e medici di confine “premiati” dalla Finanziaria: in arrivo incentivi “a carico” dei lavoratori italiani all’estero

La bozza della Legge Finanziaria, all’articolo 50, prevede che frontalieri, lavoratori italiani in Svizzera e chiunque sia impiegato in uno Stato straniero versino un contributo al Servizio sanitario nazionale. Contributo che servirà a pagare un premio al personale sanitario (medici e infermieri) che lavora nelle aree di frontiera.

La novità non riguarda solo i frontalieri, bensì tutti i cittadini AIRE, ossia gli italiani che mantengono il Servizio sanitario italiano pur lavorando e risiedendo all’estero. La stima del contributo totale che potrà arrivare è di 110 milioni di euro. Di seguito il testo integrale dell’articolo 50.

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Articolo 50 (Contributo al Servizio sanitario nazionale)

“Sono tenuti a versare alla Regione di residenza una quota di compartecipazione al Servizio sanitario nazionale:
a) i residenti che lavorano e soggiornano in Svizzera che utilizzano il Servizio sanitario nazionale;
b) i frontalieri di cui all’articolo 9, comma 1, dell’Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione Svizzera relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri, con Protocollo aggiuntivo e Scambio di lettere, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, ratificato e reso esecutivo ai sensi della legge 13 giugno 2023, n. 83, nei casi in cui è stato esercitato il diritto di opzione per l’assicurazione malattie come previsto al paragrafo 3, lettera b), dell’allegato XI del regolamento (CE) n. 883/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004, relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza europeo, aggiunto conformemente paragrafo 1, lettera i), della sezione A dell’allegato II all’Accordo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Confederazione svizzera, dall’altra, sulla libera circolazione delle persone, con allegati, atto finale e dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 21 giugno 1999, ratificato e reso esecutivo ai sensi della legge 15 novembre 2000, n. 364, e successive modificazioni;
c) i familiari a carico dei soggetti di cui alle lettere a) e b).

La Regione di residenza definisce la quota di compartecipazione familiare di cui al comma 1, compresa fra un valore minimo del 3 percento e un valore massimo del 6 percento, da applicare al salario netto percepito in Svizzera. Il ricavato complessivo è utilizzato è destinato al sostegno del servizio sanitario delle aree di confine in particola a beneficio del personale medico e infermieristico sotto forma di premio di frontiera.

Con decreto del ministero della Salute, di concerto con il ministero dell’Economia e delle finanze, sentiti i presidenti delle Regioni confinanti con la Svizzera, sono individuate le modalità di assegnazione delle somme, di versamento del contributo e il trattamento economico mensile massimo del predetto premio di frontiera”.

L’articolo 50 intende dunque dare un po’ di ossigeno soprattutto agli infermieri, molto provati da condizioni di lavoro sempre più stressanti, vista la continua emorragia di professionisti.

Secondo la stima degli ordini professionali lombardi, gli infermieri iscritti sono circa 66mila di cui 6.000 infermieri lavorano all’estero. Di questi, la Confederazione Svizzera ne dichiara 4mila come frontalieri.
L’87% dei lavoratori è di genere femminile e l’età anagrafica media è tra i 55 e i 65 anni. Quindi il 40-45% del totale sarà potenzialmente in uscita dal servizio attivo nei prossimi cinque/dieci anni.

La media di nuove iscrizioni agli Opi si aggira attorno 1.100 annui, ma è un trend in discesa se si guarda alle domande di iscrizione ai percorsi universitari. Per l’anno accademico 2023-2024, in Italia, risulta una diminuzione del 10% delle iscrizioni che porta a non garantire la copertura tutti i posti messi a disposizione dalle università e richiesti dalla professione stessa. In Lombardia il dato è del 13%.

Stando all’articolo 50, la richiesta di un contributo riguarderà i frontalieri che lavorano in Svizzera, non compresi dalla nuova legge bilaterale entrata in vigore nel luglio scorso, quelli considerati “vecchi frontalieri”

, che hanno esercitato il diritto di opzione per l’assicurazione malattie. In base alla Finanziaria, dunque, sono tenuti a versare alla Regione nella quale sono residenti un contributo mensile che va da un minimo di 100 euro a un massimo di 200 euro per compensare il minore esborso rispetto ai cittadini italiani frontalieri che non hanno esercitato il medesimo diritto di opzione.

L’importo sarà deciso con delibera della Giunta regionale della Regione di residenza e il ricavato complessivo sarà messo a disposizione del personale medico e infermieristico nelle aree territoriali di confine con la Svizzera sotto forma di premio di frontiera da riconoscere a ciascuna figura professionale, al fine di sostenere la competitività salariale rispetto ai livelli salariali d’oltre confine e scongiurare i conseguenti rischi di desertificazione. 

La manovra, che passerà al vaglio del Parlamento, dovrebbe soddisfare una delle richieste degli ordini professionali sanitari, stremati dalla fuga verso strutture svizzere che garantiscono stipendi decisamente più vantaggiosi e anche organizzazioni lavorative meno stressanti. Dalle prime stime si parla di un contributo medio di 750 euro mensili.

“È una svolta che si attendeva da anni e che finalmente questo Governo ha reso concreta – commenta Emanuele Monti, tra i promotori di questa apertura nei confronti del personale sanitario di confine sia durante la sua presidenza della Commissione Sanità in Regione Lombardia sia oggi, come consigliere delle aree maggiormente interessate –. Devo ringraziare il ministro Giorgetti e il deputato Stefano Candiani per l’impegno a portare avanti le richieste di professionisti che da tempo invocavano segnali concreti”.

E ancora: “Una volta approvata la Legge, si lavorerà sui decreti attuativi per fare in modo che la misura si traduca in sostanziali incrementi economici per il personale medico, infermieristico e sanitario in genere. Si apriranno tavoli con gli ordini professionali e i sindacati per dettagliare meglio la misura, che potrà servire anche a rendere più attrattivi ospedali e strutture in aree di confine, che stanno subendo più di altri la concorrenza delle realtà svizzere”.

Dai dati relativi al 2019 emerge che, dei 329mila frontalieri censiti nella Svizzera italiana, solo 103mila (31,5%) erano anche assicurati in Svizzera. Circa 77mila frontalieri provenivano dall’Italia, di cui circa 600 (0,8%) assicurati in Svizzera. La stragrande maggioranza dei lavoratori frontalieri italiani, circa il 68,5%, non erano a carico del sistema sanitario elvetico, mentre il 30,5% dei francesi (55mila su 180mila) e il 75,5% dei tedeschi (46mila su 61mila) erano assicurati nella Confederazione.

Le tariffe assicurative sono differenti nei diversi Cantoni e all’interno degli stessi. Ad esempio un pendolare italiano residente oltre confine, può stipulare un contratto assicurativo che gli costa 279 franchi al mese, per adulti con franchigia di 300 franchi e senza infortunio. Ci sono poi altre casse malati che prevedono premi più elevati. Sempre in base alle cifre indicate da Berna per il 2021, il costo mensile in Ticino per questa categoria può arrivare ai 455 franchi proposti dalla cassa malati Intras o ai 464 di Visana.

Redazione Nurse Times

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