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Infermieri dall’estero. Volpe (Opi Taranto): “Si ma solo dopo aver adeguato i modelli organizzativi agli standard europei”

TARANTO 18 GIUGNO 2023. La proposta sul tavolo del Ministero della Salute per sopperire alla carenza di personale sanitario, è quella di assumere infermieri stranieri, visto il sempre crescente bisogno di assistenza e sicurezza delle cure.

Il problema della carenza di personale sanitario determinerà tutti i suoi effetti nei prossimi anni, già dal 2025, dove avremo una carenza importante di medici specialisti in alcune branche della medicina e soprattutto di infermieri.

Per far fronte alle necessità strutturali del sistema sanitario sono in discussione al Ministero della Salute alcune soluzioni tra cui quella di prevedere una “nuova figura” intermedia tra l’OSS e l’Infermiere in grado di svolgere attività e funzioni che oggi sono precluse all’Operatore Socio Sanitario, ma che sono solo residuali nel profilo professionale dell’infermiere.

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Per Pierpaolo Volpe, Presidente dell’Ordine delle Professioni infermieristiche di Taranto, prima di procedere all’assunzione di infermieri dall’estero è “necessario rivedere i modelli organizzativi al fine di adeguarli agli standard europei e degli Stati Uniti”.

L’Italia è il paese dell’OCSE con il più alto numero di Medici, infatti la carenza di Medici interessa solo alcune brache della medicina, ma è anche il paese con il minor numero di infermieri.

L’Italia infatti ha 1/3 degli infermieri della Germania, sinonimo di scarsa attenzione ai processi assistenziali.

Studi internazionali evidenziano come nei paesi dove vi è un maggior numero di infermieri impegnati nei processi assistenziali, vi è una migliore qualità delle cure.

Il PNRR ci impone un cambio di paradigma per la sanità e di abbandonare una visione ospedalocentrica, ovvero sbilanciata sugli Ospedali. La Pandemia ha dimostrato tutta la fragilità dei nostri modelli organizzativi e l’assenza di una assistenza di prossimità, quella che oggi è il cuore pulsante del PNRR con l’infermiere di infermiere di famiglia e di comunità, con le Centrali operative territoriali e le Case di comunità.

La proposta di assumere infermieri stranieri può essere accettata solo previa verifica del percorso di studi e delle competenze specialistiche dei colleghi, al fine di non minare la sicurezza delle cure e mortificare la Professione infermieristica.

Per il Presidente Pierpaolo Volpe, “è necessario che questi infermieri non escano dal radar degli Ordini professionali per non determinare paradossi dove i nostri infermieri sono soggetti ai vincoli e obblighi connessi all’esercizio della professione nonché al potere disciplinare dell’Ordine, mentre quelli stranieri sarebbero svincolati, come avviene oggi per quelli provenienti dall’Ucraina, dal potere disciplinare e di controllo dell’Ordine che agiste come Ente sussidiario dello Stato”.

Solo istituendo una nuova figura che funga da collante tra l’operatore di supporto e l’Infermiere si può consentire alla Professione infermieristica di svolgere funzioni specialistiche che già oggi sono realtà in molte Regioni d’Italia.

Abbiamo Regioni dove la Rete del wound care, ovvero della gestione delle ferite è assegnata ad Infermieri con competenze avanzate, come il caso della Dr.ssa Sara Sandroni, infermiera specializzata in wound care e responsabile rete assistenziale lesioni cutanee presso l’Azienda Usl Toscana Sud Est, che a Londra è stata premiata al British Journal of Nursing Awards 2022 e al Journal of Wound Care Awards. 

Anche la gestione dei codici a bassa complessità nei Pronto Soccorso è una realtà da diversi anni in tantissime Regioni d’Italia a partire dalla Toscana, una delle Regioni che brilla per qualità delle cure. Il “See and Treat” è uno dei modelli più accurati e sperimentati per la gestione dei codici a bassa complessità assistenziale gestito esclusivamente da infermieri formati e specializzati.

È chiaro come il cambiamento faccia paura a qualcuno e metta a rischio il mantenimento di “centri di poteri” nel Sistema salute, afferma il Presidente OPI Pierpaolo Volpe. 

Cambiare vuol dire scompaginare un sistema dove ci sono anche interessi economici, questo non possiamo negarlo.

Consegnare agli infermieri alcune funzioni specialistiche che già svolgono e che sono consentite dalla legge, riduce il terreno e gli spazi per una nicchia di personale che da alcune attività, che non hanno nulla a che vedere con la complessità e lo specifico atto medico, si garantiscono una posizione nella società.

Ridare a tutte le Professioni sanitarie quello che la legge gli attribuisce, ci consente di risolvere tantissimi problemi evitando nei fatti che i medici in alcuni casi facciano gli infermieri sottraendo così importantissime competenze al sistema sanitario.

È una questione di volontà e di coraggio, conclude il Presidente Volpe.

Redazione NurseTimes

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