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Infermiere obbligato a lavorare 16 ore di fila? L’A.O.U. Pisana respinge le accuse:“È stato lui a volerlo”

Le critiche rivolte all’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana in seguito al tour de force effettuato da un infermiere dipendente sono state prontamente rispedite al mittente.

La colpa del turno da 16 ore che ha visto lo stesso infermiere iniziare a lavorare poco dopo mezzogiorno proseguendo fino alle 5 del mattino sarebbe stato un desiderio del dipendente, non un’imposizione dell’azienda.

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“Non c’è stato nessun ‘sequestro di persona’, il professionista si è candidato volontariamente“. 

Nessuna necessità di assunzioni per alleggerire il personale ospedaliero dai turni massacranti sarebbe dunque necessaria, perché agli infermieri questo tipo di situazione piacerebbe molto (sempre secondo la dirigenza). 

“In primo luogo – scrive in una nota l’Aoup – è bene sottolineare che l’attività del reparto si è svolta regolarmente e che i pazienti ricoverati non hanno corso alcun pericolo, né è stata loro prestata una minore attenzione. Inoltre non si è trattato, come erroneamente riportato, di scegliere un qualsiasi professionista tra le migliaia di dipendenti dell’Aoup. 

Era ovviamente necessario scegliere un infermiere (in Aoup ne sono impiegati poco meno di 2mila), ma che non fosse un infermiere qualsiasi: la scelta era da farsi all’interno del gruppo di coloro che hanno (o hanno avuto in passato) esperienze di lavoro all’interno di una terapia intensiva.

Questa regola è adottata e condivisa nel dipartimento di Anestesia e rianimazione da almeno quattro anni. Non vale tra gli infermieri il principio ‘uno vale l’altro’: ci sono professionisti che hanno sviluppato capacità ed esperienze nelle terapie intensive, altri nelle pediatrie, altri ancora nelle sale operatorie, e così via”.

“Considerate le sole tre ore di preavviso – persegue la nota – è stato quindi deciso di fare ricorso a una procedura aziendale (la numero 21) dedicata proprio ai casi in cui fosse necessario avere, in tempi rapidi, l’apporto di un infermiere che avesse un bagaglio professionale adatto. Quando si fa ricorso a questa procedura il rimborso al professionista non viene fatto attraverso il fondo-straordinari ma si attinge a un fondo aziendale e le ore di lavoro svolte vengono retribuite in misura maggiore“.

L’ultima precisazione riguarda il supposto ‘sequestro di persona’: “Il professionista – conclude l’Aoup – si è candidato volontariamente. Che un medico, un infermiere o qualsiasi altro professionista dell’Aoup offra la propria disponibilità (tra l’altro in piena adesione alla procedura) crediamo faccia parte delle scelte che ognuno sia libero di fare: l’autodeterminazione è un valore”.“

Simone Gussoni

Fonte: PisaToday

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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